Al “Berto” di Vibo si è parlato di social network e disturbi dell’alimentazione
Lions Club e Liceo scientifico insieme per educare ad un corretto rapporto con il mondo virtuale. Presente all’incontro il neurologo e già primario allo “Jazzolino” Domenico Consoli
«Abbiamo spostato il nostro asse neurotrasmettitoriale verso la necessità costante e urgente di ricercare e ottenere velocemente la felicità attraverso stimoli che producono motivazione e ricompensa grazie al rilascio di dopamina. Questa necessità urgente trova spazio proprio nei social network. Tuttavia il prototipo di perfezione estetica proposto dai social network può provocare patologie che sfociano anche in disturbi alimentari e del comportamento». Lo ha affermato Domenico Consoli, specialista in neurologia e neurofisiopatologia e primario emerito di neurologia all’ospedale “Jazzolino” di Vibo Valentia, il quale ha preso parte all’incontro formativo sul tema “Disturbi del comportamento alimentare e dei social network”, che ha avuto luogo presso il liceo scientifico “Giuseppe Berto”. L’attività promossa dal Lions Club, con la collaborazione del Centro regionale di riferimento per i disturbi del comportamento alimentare di Catanzaro, e fortemente voluta dalla dirigente scolastica Licia Bevilacqua, ha visto la partecipazione di Fabio Scarcella, presidente del Lions Club di Vibo Valentia, Nicola Fusca, presidente della Zonna 22, Giorgio De Filippis, presidente della X circoscrizione. [Continua in basso]
Nel corso dell’incontro sono intervenuti anche Marianna Rania, psichiatra presso l’ambulatorio di ricerca clinica e terapia dei disturbi alimentari, Mariateresa Bevilacqua, dietista presso l’ambulatorio di ricerca clinica e terapia dei disturbi alimentari, Luigi Anastasio, specialista in medicina interna, e infine Michele Roccisano, avvocato e docente di Diritto. Nel corso del meeting è emerso che spesso la logica che governa il mondo dei social network genera un «sistema di credenze – ha sottolineato la dirigente Bevilacqua – che inneggia alla magrezza e la equipara alla salute e alla virtù morale, promuovendo la perdita di peso come un modo per elevare lo status sociale e demonizza determinati cibi e stili alimentari mentre ne eleva altri». Da quanto emerso nel corso del dibattito, i dati sono allarmanti. Infatti, «i disturbi del comportamento interessano in particolare le fasce più giovani d’età – ha rimarcato Marianna Rania -, con un riscontro anche nei giovanissimi negli ultimi anni a partire dagli 8 anni. E riguardano quattro milioni di italiani che rappresentano il 40 per cento della popolazione, il 70% sono giovani di cui il 90% femmine e 10% maschi. E il Covid ha esasperato la situazione con aumento del 40% rispetto alla situazione precedente. Tuttavia i dati sottostimati poiché la maggior parte delle persone non arriva alle cure».
In questo contesto, quindi, «la scuola non ha soltanto il dovere di sviluppare competenze e abilità nei giovani, ma ha soprattutto il compito di fornire strumenti per comprendere il mondo che li circonda – ha evidenziato la dirigente scolastica -, attivandosi con attività di prevenzione e di informazione. I social network, infatti, rivestono un ruolo molto importante nel percorso di crescita dei ragazzi, pertanto obiettivo primario della scuola è anche quello di indicare un corretto modo di rapportarsi con queste realtà».
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