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Randagio picchiato a Favelloni, residenti pagano le cure in attesa di una famiglia

Il cagnolone, sottoposto a intervento, è stato messo al sicuro grazie alla generosità di alcuni cittadini e l’intervento di associazioni animaliste. Adesso attende una famiglia che si prenda cura di lui

Randagio picchiato a Favelloni, residenti pagano le cure in attesa di una famiglia
Achy dopo il recupero, foto Lav Vibo Valentia

Sempre più randagi vittime della crudeltà dell’uomo. L’ennesimo episodio di maltrattamenti ai danni di animali arriva dal Vibonese. A raccontare la vicenda, l’associazione Lav di Vibo Valentia intervenuta anche sui social: «Il 16 novembre scorso ci contatta una signora di Favelloni, disperata: un cagnolone randagio buonissimo a cui dava da mangiare tutti i giorni è tornato da lei con una corda al collo e un occhio fuori dall’orbita. Abbiamo invitato la signora a chiamare i carabinieri e ad attivare subito la procedura per l’ingresso del cane in canile. Subito si è recato da lei un nostro volontario del posto e ha seguito l’iter, informandosi nei giorni successivi delle condizioni del povero cane». [Continua in basso]

Il sodalizio prosegue il racconto: «I veterinari non hanno dubbi: il cane è stato picchiato e colpito violentemente all’occhio». Il buon cuore della signora e le cure tempestive hanno evitato che la situazione precipitasse: «Achy, così è stato chiamato, ha subito l’asportazione dell’occhio ed è stato sterilizzato a metà, in quanto un testicolo è all’interno dell’addome e per procedere bisogna effettuare controlli con ecografia. L’associazione Argo di Vibo Valentia – continua la Lav – ha trovato per lui uno stallo migliore per non farlo restare in canile e alcune brave persone, la miglior parte di Favelloni, si sono attivate per sostenere le spese per le cure necessarie fino ad adozione in una famiglia capace di accoglierlo e amarlo come merita». In ultimo, il sodalizio invita alla denuncia: «Chi ha visto qualcosa parli, perché chi ha aggredito questo cane è pericolosa per la società e una vergogna per la comunità».

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