Vibo, le associazioni animaliste: «Tassa per il passaggio di proprietà dei cani? Una beffa»
I volontari in merito alla paventata ipotesi di introdurre un tributo da pagare all’Azienda sanitaria: «Così si ostacolerebbero le adozioni»
Fa discutere l’ipotesi di introdurre una tassa per il passaggio di proprietà dei cani alle famiglie. Sull’argomento sono intervenute diverse associazioni attive sul territorio “Argo” Vibo Valentia, Lav Vibo, “Gli amici di ambra” e “Amore randagio”. [Continua in basso]
«Sono tempi duri per i volontari animalisti. Siamo giunti al termine del periodo estivo con non poche difficoltà per le innumerevoli emergenze, i tantissimi abbandoni e le solite inadempienze degli organi competenti. Non solo – scrivono le associazioni – noi volontari siamo spesso costretti a sostituirci alle istituzioni sotto ogni punto di vista, cercando di compensare carenze strutturali mai adeguatamente colmate. Adesso – segnalano- ci giunge anche la notizia dell’intenzione di introdurre un’ulteriore tassa da pagare all’azienda sanitaria per il passaggio di proprietà dei cani alle nuove famiglie, quei cani che con tanti sforzi togliamo dai canili o recuperiamo dalle strade sostenendo a nostre spese tutte le profilassi veterinarie che “dovrebbero” essere effettuate nei rifugi, le sterilizzazioni e gli interventi necessari a salvare la vita di animali investiti o feriti che altrimenti non avrebbero altre cure».
A giudizio dei sodalizi animalisti vibonesi «Al danno si aggiunge la beffa. Una scelta, quella della nuova tassa, che non solo contrasterebbe con il controllo del randagismo, cui le Asp sono tenute per legge, ostacolando le adozioni in un territorio in cui il fenomeno rappresenta una grave emergenza sanitaria e sociale, ma che mette anche in serie difficoltà il mondo del volontariato, l’unico ad occuparsi del problema a tempo pieno, anche perché cittadini ed enti, non trovando risposte altrove, si rivolgono ormai proprio ai volontari, contando sulla loro sensibilità e disponibilità. Sembra – rilevano – si cerchi volutamente di trovare complicazioni anziché semplificazioni necessarie per costruire una collaborazione costante per un fine che dovrebbe essere comune». Da qui la richiesta di un passo indietro: «Piuttosto – concludono – si crei un canale privilegiato per le attività di adozione del volontariato che svolga sul campo un lavoro di alto valore civile, sociale e culturale con positive ricadute anche in ambito sanitario ed economico per il territorio».