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Mileto, dopo il restauro il palazzo vescovile torna agli antichi splendori

L'edificio venne edificato a seguito del terremoto del 1783. Inizialmente presentava due livelli ma a causa dei sismi del 1905 e 1908 si eliminò la parte superiore

Mileto, dopo il restauro il palazzo vescovile torna agli antichi splendori
Mileto, palazzo vescovile

Uno dei simboli della città di Mileto. Una struttura che attesta la presenza viva della Diocesi sul territorio vibonese. Restaurato l’antico palazzo vescovile di Mileto. Gli interventi, realizzati grazie a una sinergica collaborazione di professionisti (gli architetti Vincenzo Carone, Giuseppe Loschiavo e l’ingegnere Vincenzo Giofrè), è tornato finalmente agli antichi splendori. [Continua in basso]

Il palazzo vescovile di Mileto, la sua storia

Il Palazzo appartiene alla Diocesi e venne edificato a seguito del disastroso terremoto del 1783. Gli effetti del sisma furono devastanti e vi era la necessità di ridare lustro all’area della nuova Mileto, al fianco della Cattedrale. Fu fortemente voluto dal vescovo del tempo, Filippo Mincione e viene classificato come un edificio in stile Ottocentesco. Immenso, con una forma riconducibile alla lettera “F”, e si sviluppa su un unico livello dal lato delle vie Episcopio e Umberto primo: «In origine – spiegano i professionisti che hanno lavorato al restauro – presentava due livelli ma subì rilevanti modifiche nel tempo». Pare infatti che il «piano alto fu eliminato a seguito delle lesioni che la struttura subì con le scosse sismiche del terremoto del 1905-08». Invece nella parte interna, dal cortile, «si presenta a due livelli dopo un restauro strutturale della metà degli anni Ottanta del passato secolo, che ha realizzato un piano ammezzato dove attualmente hanno sede gli uffici della Curia ed il Museo statale».

I lavori appena conclusi permettono di osservare l’eleganza dell’edificio: «Le facciate – spiegano ancora gli architetti – è arricchita dalla presenza di due portali in conci di granito calabro, centrali ai rispettivi fronti stradali e delle lesene d’angolo anch’esse in pietra granitica, che armonizzano l’insieme». L’architettura dell’edificio è stata sicuramente pensata da un «architetto di formazione campana, visti i riferimenti stilistici del manufatto, e per la folta presenza in quel tempo di tecnici governativi di formazione napoletana inviati dal governo per la ricostruzione della nuova Mileto».

Gli interventi eseguiti

Il progetto di restauro ha puntato alla conservazione ed al miglioramento estetico del complesso, riconosciuto urgente per il degrado e l’alterazione dei materiali in facciata. Ha riguardato le facciate esterne dell’edificio e, in particolare, la facciata prospiciente corso Umberto primo e la principale d’ingresso su via Episcopio: «Il progetto di restauro – tengono a precisare infine professionisti – è stato affrontato partendo da una attenta classificazione e analisi conoscitiva dei materiali e della forma geometrica degli elementi costitutivi dell’intera facciata, con un’attenzione puntigliosa ai particolari architettonici come gli elementi lapidei dei portali d’ingresso ed ai suoi caratteri stilistici, attraverso un accurato e meticoloso  rilievo scientifico del manufatto». I lavori sono stati eseguiti dalla ditta Carrà di San Costantino Calabro.

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