Il procuratore Nicola Gratteri alla politica: «Fase di profondo oscurantismo»
l magistrato al Rendano di Cosenza per i Green Awards di Omnia Energia: «Dire che il Governo mi ama è una bugia grande come questo teatro»
di Salvatore Bruno
Una standing ovation accoglie Nicola Gratteri al Teatro Rendano di Cosenza. Tutti gli spettatori in sala si alzano in piedi quando sul palco compare il procuratore capo di Catanzaro, premiato come personaggio di eccellenza della Calabria nell’ambito del Green Awards, la kermesse organizzata da Omnia nel ventennale della fondazione della prestigiosa impresa operante nel settore dell’energia, cui l’Autorità Garante della concorrenza e del mercato ha attribuito tre stelle di Rating della legalità: il massimo. [Continua in basso]
Premiato come eccellenza della Calabria
Il riconoscimento è stato attribuito al magistrato da una giuria presieduta dal giornalista e scrittore Pino Aprile e composta dal docente universitario e presidente dell’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale Gianluigi Greco, dal presidente di Unindustria Calabria Aldo Ferrara, da Mariangela Preta, archeologa e direttrice del polo museale di Soriano, dal giornalista Arcangelo Badolati. Prima di ricevere il premio dalle mani di Vincenzo D’Agostino, amministratore delegato di Omnia Energia, Nicola Gratteri, rispondendo alle domande della giornalista e conduttrice della serata Francesca Russo, ha parlato di momento di «oscurantismo della politica».
Le carceri in mano alle mafie
«Servirebbe il coraggio di cambiare le regole del gioco, per rendere non più conveniente delinquere invece continuiamo ad assistere alla elaborazione di norme che non servono a dare risposte di giustizia e di democrazia – ha detto – Io vedo una smobilitazione dell’apparato penale e detentivo. Nelle carceri mancano dalle piante organiche circa 18 mila agenti penitenziari. Questo significa che all’interno degli istituti di pena comandano le mafie». [Continua in basso]
Le risorse che non ci sono
«Il capo della polizia, il comandante generale dell’Arma dei carabinieri, il comandante generale della Guardia di Finanza sono la spina dorsale del Paese, ma anche i loro organici sono fortemente carenti. Servirebbero almeno altre sessantamila unità – ha aggiunto Gratteri – Mi dicono che sono bulimico perché chiedo con insistenza più uomini e mezzi. Almeno due volte la settimana mi reco a Roma a fare la questua. Le indagini si portano avanti anche in base alle energie disponibili. Se avessi più risorse saprei bene dove andare a parare, in quali territori operare per rendere più efficace il contrasto alla criminalità».
Invertire il trend della rassegnazione
«Qualcuno mi rimprovera di usare un tono sprezzante quando intervengo nelle trasmissioni televisive – ha poi affermato il magistrato – Lo faccio perché sono arrabbiato, sento che le cose si potrebbero cambiare, che ognuno di noi potrebbe fare la propria parte per costruire una società più libera e democratica. Quando mi sono insediato a Catanzaro ho iniziato a lavorare per invertire il trend della rassegnazione. Siamo riusciti a raggiungere risultati significativi ma io non mi sento neppure a metà dell’opera. I calabresi sono diffidenti, paranoici, ma ho capito che non sono omertosi. In realtà non sanno con chi parlare. Per questo dedico un giorno la settimana a ricevere le persone comuni. Mi raccontano le vessazioni subite, i loro drammi ed io mi prodigo nel dare risposte quotidiane anche per risolvere piccole beghe. Perché intervenire lì consente di guadagnare fiducia ma anche di evitare che nel tempo quelle vicende apparentemente trascurabili degenerino in fatti di sangue».
Dal Governo attendiamo soluzioni
Sull’operato del Governo, Gratteri rincara la dose: «Ho rapporti cordiali con il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, ma dire che il Governo mi ama è una bugia grande come questo teatro. La cosa è reciproca. Nel suo discorso di insediamento Mario Draghi non ha mai pronunciato la parola mafia. Nei giorni scorsi il Presidente del Consiglio è stato a Milano in occasione di uno degli appuntamenti celebrativi del trentennale dalla fondazione della Direzione Investigativa Antimafia. Ha letto un discorso carico di concetti che vengono ripetuti da anni: niente di nuovo sotto il sole. Il Presidente del Consiglio non deve illustrarci lo stato dell’arte. Da lui io mi aspetto le ricette. Mi aspetto che dica “Oggi facciamo questo, domani faremo quello, dopodomani quell’altro”. Invece non vi è alcuna programmazione. La politica riesce a progettare solo da oggi fino alle prossime elezioni. Questo è il motivo della mia rabbia. E non resterò mai zitto per convenienza».
La mancata programmazione
«Nel 2010 era notorio che nel giro di dieci anni il Paese avrebbe sofferto la carenza di radiologi ed anestesisti. Mica però si è intervenuto sui percorsi di formazione e specializzazione – ha denunciato Gratteri – In maniera analoga l’Italia è soggetta ad una infrazione per il sovraffollamento delle carceri. Ma non programma la costruzione di nuovi istituti di pena. Al contrario, va nella direzione di un allargamento delle maglie, scegliendo la strada dello svuotamento». Nessun dramma sulla mancata nomina alla guida della Direzione Nazionale Antimafia: «Ho presentato domanda poiché sentivo quell’incarico nelle mie corde. Ho la delega alle indagini di criminalità organizzata dal 1988. Ritengo di avere una visione del fenomeno: so dove si annida la ‘ndrangheta ed avrei potuto compiere una buona azione di coordinamento, applicando in caso di inerzia anche l’istituto giuridico dell’avocazione. Perché noi dobbiamo fare ciò che serve e se un magistrato non ha l’attitudine di gestire certe situazioni allora deve andare altrove».