Pizzo, Paola Sciutto racconta il Caffè Alzheimer
In occasione dell’inaugurazione del primo centro di ritrovo per dementi e familiari, la giovane psicologa racconta come sarà organizzato e quali sono i suoi obiettivi
«Sarà un ambiente per la vita delle persone». Esordisce così Paola Sciutto, la giovane psicologa che inaugurerà il “Caffè Alzheimer” a Pizzo Calabro il prossimo settembre. Come già anticipato, nei giorni scorsi si è registrata la presentazione ufficiale del Caffè al castello Murat di Pizzo, con gli interventi di Antonio Reppucci (commissario straordinario del Comune di Pizzo), Amalia Cecilia Bruni (vicepresidente della commissione Sanità della Regione Calabria), Raffaele Di Lorenzo (neurologo del centro regionale di Neurogenetica) e Antonio Laganà (moderatore dell’evento), presidente dell’associazione per la Ricerca Neurogenetica. [Continua in basso]
I “Caffè Alzheimer” sono luoghi di incontro “de-istituzionalizzati”, che non ricordano dunque gli ambienti ospedalieri ma, al contrario, sono dei semplici centri di ritrovo sia per persone affette da demenza che per i loro familiari, nonché per chiunque voglia passare a dare il suo contributo. «Il Caffè è un ambiente realizzato per stare accanto alle persone affette da questi disturbi, per fargli “assaporare” un po’ di normalità, per dar loro un po’ di convivialità» racconta la psicologa. E non solo a loro: Paola Sciutto specifica infatti che sono ambienti che servono anche a stare accanto ai familiari e amici delle persone che soffrono di demenza (i cosiddetti “caregivers”, ossia “donatori di attenzione”) «favorendo una rete di sostegno e supporto tra famiglie».
Quello di Pizzo sarà inaugurato ufficialmente a settembre nell’ex museo della Tonnara. La psicologa Paola Sciutto sottolinea quindi che: «Chiunque voglia passare, stare un po’, dare il suo contributo, fare compagnia potrà farlo. I Caffè Alzheimer non saranno luoghi chiusi e per malati, ma aperti a tutti: associazioni, privati, gruppi». Insomma, uno spazio dedicato alla socializzazione, alla condivisione, alla diffusione dei sorrisi. «Non luoghi di cura – conclude Paola Sciutto – ma luoghi di vita».
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