Il giovane astrofisico calabrese Rocco Lico è arrivato con il team EHT là dove nessun uomo era mai giunto prima
Spazio, ultima frontiera! Svelata la prima immagine del buco nero che si cela al centro della nostra galassia: la Via Lattea distante 27mila anni luce dalla Terra
di Pasquale Petrolo
Spazio, ultima frontiera! Il giovane astrofisico calabrese, Rocco Lico, è arrivato là dove nessun uomo era mai giunto prima: a svelare la prima immagine del buco nero che si cela al centro della nostra galassia, la Via Lattea, a una distanza di 27mila anni luce dalla Terra.
Lico, originario di Mileto, è membro della collaborazione scientifica internazionale “Event Horizon Telescope” (EHT) che utilizzando una rete di radiotelescopi dislocati in diversi continenti ha mostrato al mondo la prima foto del buco nero denominato Sagittario A*.
Una frontiera quella valicata da Rocco Lico (insieme ai ricercatori di 80 istituti che formano la collaborazione EHT) che alcuni, fino a qualche lustro fa, ritenevano ai confini tra scienza e fantascienza e che quindi, per certi aspetti, si può accostare a quella oltrepassata nel suo viaggio stellare dall’astronave Enterprise nella serie televisiva divenuta cult “Star Trek”. O alle epiche, “Colonne d’Ercole”, confini estremi del mondo conosciuto, varcate da Ulisse. Frontiera che metaforicamente rappresentava, appunto, i limiti della conoscenza umana.
La rilevazione dell’immagine del buco nero (una media delle diverse immagini estratte dal team di scienziati) rappresenta, dunque, un risultato straordinario. Epico. Nonché la prima evidenza visuale diretta dell’esistenza di Sagittario A*.
Questi nuovi risultati confermano, con una precisione mai raggiunta prima, alcuni aspetti chiave della “Teoria della Relatività di Einstein” e aggiungono un’informazione fondamentale alla conoscenza della fisica dei buchi neri.
La foto ha già fatto il giro del mondo su tutte le prime pagine di numerose testate giornalistiche nazionali e internazionali. Per l’annuncio ufficiale del 12 Maggio scorso, Lico è stato invitato come relatore alla conferenza stampa tenutasi a Madrid, nonché a far parte di un panel di esperti per una sessione di domande e risposte online per la stampa internazionale. Suo anche l’intervento in collegamento dalla Spagna, durante la conferenza stampa italiana svoltasi a Roma.
«In effetti questa fotografia – hanno evidenziato i ricercatori dell’EHT – mostra in realtà quel che vi è attorno al buco nero in prossimità dell’Orizzonte degli Eventi, un confine dal quale non si può più tornare indietro a causa dell’immensa forza di gravità. Il buco nero in sé non è fotografabile perché nulla può uscire da esso neppure qualunque forma di radiazione, luce compresa». [Continua in basso]
Nella collaborazione internazionale il giovane astrofisico italiano ricopre sia ruoli scientifici, (in particolare nel gruppo di ricerca che si occupa delle tecniche di analisi e imaging dei dati) sia ruoli di management e information technology. È co-leader di un team che cura la raccolta e l’elaborazione dei dati per la calibrazione dei telescopi e con i colleghi spagnoli coordina la squadra di ricercatori che produce e visiona milioni di immagini per mezzo di super computer.
Lico si è laureato in astrofisica e cosmologia presso l’università “Alma Mater Studiorum” di Bologna dove nel 2015 ha anche conseguito un dottorato di ricerca in astrofisica e cosmologia. Durante il dottorato ha svolto una parte delle sue ricerche negli Stati Uniti presso la Boston University. Dopo il dottorato ha lavorato presso l’università di Bologna e l’Istituto di Radioastronomia (IRA-INAF) e fino al 2020 è stato ricercatore presso il Max-Planck-Institute for Radio Astronomy in Germania. Ha collaborazioni attive con diversi centri di ricerca in Europa, negli Stati Uniti e in Asia. Attualmente è ricercatore post-dottorato presso l’Instituto de Astrofísica de Andalucía a Granada, uno dei centri studi del Consiglio superiore della ricerca scientifica in Spagna (IAA-CSIC).
Nel 2021 ha vinto il “Premio giovani ricercatori” assieme ad altri nove scienziati di vari enti di ricerca e università. La menzione del premio, tradotta dall’inglese, recita: “Per la sua dedizione e il contributo positivo alla strategia e ai processi di gestione della collaborazione Event Horizon Telescope, riconoscendo il suo talento unico nel combinare scienza innovativa e management”.
Premio che Rocco ha intimamente dedicato al padre a cui era profondamente legato. «Sono felice di aver ricevuto il premio giovani ricercatori dalla Event Horizon Telescope Collaboration. Un bel riconoscimento per il duro lavoro svolto con dei colleghi fantastici. Lo dedico a te Papà, saresti stato molto contento!». [Continua in basso]
Viaggio introspettivo alla ricerca di “Astro Rock”
Il giovanescienziato esperto di fisica e osservazioni di nuclei galattici attivi, buchi neri e getti relativistici, ha una spiccata vena romantica che declina attraverso un innato talento artistico e il linguaggio universale della musica.
Come si evince dal suo profilo social “Astro Rock” (che con intelligente sintesi denomina ma, soprattutto, delinea i tratti salienti dell’universo interiore di emozioni che lo pervade) canta e suona benissimo la chitarra.
È ideatore del progetto musicale “Greenfinch Sound Project”, «basato su composizioni inedite, intrise di sonorità, che vanno dal pop rock classico e cantautorale al jazz».
Rocco Lico è autore di musica e testo del primo brano pubblicato “Forse la luna”, una poesia in musica dall’incipit che in pochi versi racchiude l’essenza primordiale della vita di un giovane uomo di scienza che ha contribuito, in maniera significativa, a proiettare “più in là” l’umana conoscenza:
“Che grande fatica arrivare quassù
la notte è più buia qui,
la mia mente di più…
ma vale la pena, riesco a vedere, sempre più in là…”
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