A La Spezia ricordato il commissario di polizia di Pizzo morto nel lager di Mauthausen
Il nome di Nicola Amodio, insieme a quello di altri sette agenti, impresso su una lapide svelata nella città ligure per ricordare il loro sacrificio durante la Resistenza
C’è anche il nome del commissario Nicola Amodio, originario di Pizzo Calabro, tra quelli impressi sulla lapide svelata nei giorni scorsi a La Spezia. Una lapide che celebra «eroi che divennero baluardo di resistenza in difesa della libertà e dignità umana», e cioè otto poliziotti che nel 1943 si ribellarono al nazifascismo e si misero in moto per aiutare ebrei e antifascisti ad espatriare, per poi finire deportati nel campo di concentramento di Mauthausen. Un viaggio dal quale nessuno di loro fece ritorno. [Continua in basso]
Nicola Amodio nacque Pizzo Calabro nel 1898 e dopo l’esperienza della Prima guerra mondiale si stabilì a La Spezia, dove prese servizio come sottufficiale del Corpo degli agenti investigativi nella locale Delegazione (diventata Questura due anni dopo). La sua storia, e in particolare quelle scelte che gli costarono la vita, sono state riportate alla luce da Tarcisio Trani (presidente dell’Anps di La Spezia) e Vincenzo Marangione e raccontate nel libro “Polizia e Cittadini nella Resistenza – i martiri dimenticati”.
Martiri i cui nomi oggi campeggiano sulla facciata del Palazzo della Provincia e della Prefettura della città (fino al 1994 sede della Questura). I commissari Nicola Amodio e Lodovico Vigilante e la guardia di pubblica sicurezza Annibale Tonelli, morti nel campo di concentramento di Mauthausen nel marzo 1945. E ancora: il brigadiere Alfonso Filardi, il vicebrigadiere Biagio Sullo, le guardie Giuseppe Cavallo, Domenico Mazzola, Francesco Caruso, dispersi lungo il tragitto verso il lager.
L’iniziativa è stata fortemente voluta dall’Anps (Associazione nazionale Polizia di Stato) di La Spezia, con l’obiettivo di contribuire a strappare dall’oblio le loro gesta. Lo svelamento della lapide era già previsto nell’aprile del 2020 in occasione della celebrazione del 75° anniversario della Liberazione, ma è stata più volte rinviata a causa della pandemia. Alla cerimonia hanno preso parte tra gli altri, il prefetto, il questore e il vescovo della città, oltre anche ai familiari delle vittime. È seguita una rappresentazione teatrale – “Se siamo qui e non altrove”, testo di Maria Carmela Mugnano –, con la quale sono stati ripercorsi i momenti dell’arresto degli agenti, il 23 novembre del 1944, da parte delle SS tedesche.
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