Fondazione Natuzza, gioia ed emozioni a Paravati per la Festa della Mamma
La ricorrenza si è svolta all’aperto nella Villa della Gioia. Il vescovo Attilio Nostro: «Questa è una terra meravigliosa, benedetta e visitata dal Signore»
Tripudio di emozioni per la ricorrenza del 35esimo anniversario della nascita della Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” e della Festa della Mamma. Nell’occasione, nella Villa della Gioia di Paravati sono giunti in migliaia, provenienti dall’Italia e dall’estero, incuranti delle previsioni del tempo che davano pioggia per la mattinata odierna. Attratti dal carisma della serva di Dio, Natuzza Evolo, l’umile donna calabrese morta in concetto di santità il primo novembre del 2009, proprio nel giorno di Ognissanti. I cancelli della realtà religioso-socio-assistenziale, sorta per volontà della mistica nella grande spianata della Fondazione, si sono aperti alle 7.30. Dopo la recita del rosario, poco prima delle ore 11, la toccante discesa della statua della Vergine bambina con il mantello olezzante, così come la vedeva nel corso delle apparizioni Mamma Natuzza. L’effigie della Madonna è situata abitualmente nell’auditorium della vicina casa per anziani “Monsignor Pasquale Colloca”, adiacente alla cappella che ospita la tomba della mistica. Subito dopo si è svolta la santa messa, presieduta sul sagrato della “grande chiesa” dal vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, monsignor Attilio Nostro. Ancora una volta all’aperto, in attesa che il prossimo 6 agosto il presule la consacri e la apra finalmente al culto. Al suo fianco, decine di sacerdoti e consacrati. Molte, tra l’altro, le autorità presenti. «Oggi – ha ricordato il vescovo nella sua omelia – è la giornata che la Chiesa dedica al buon pastore, a colui che per noi ha dato la sua vita. Siamo chiamati ad ascoltare la sua voce. San Paolo dice di sé: “I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo”. [Continua in basso]
La gioia è il dono dal sapere che Cristo ha vinto la morte, lo Spirito Santo, invece, è il dono che ci viene dalla Pentecoste. Allora, la Risurrezione e la Pentecoste facciano da trampolino per avvicinarci a quella grande esperienza che siamo chiamati a celebrare il 6 agosto, quando questa chiesa verrà definitivamente aperta al culto. Oggi – ha aggiunto – riflettevo mentre guardavo la statua che Natuzza ha voluto per noi e che la Madonna le ha indicato. È la postura di una mamma che quasi corre verso i figli, pronta ad abbracciarli e a sollevarli, a portarli al proprio seno come faceva con il bimbo Gesù, per tanti anni, anche quando è stato deposto dalla croce. In questo periodo ho parlato con tante mamme che hanno vissuto la stessa sorte di Maria. Un sorte tremenda, una morte che ti spacca il cuore. Però quel cuore è spaccato similmente a quello di Cristo, trafitto sulla croce. Non perfetto ma spaccato dall’amore. Attraverso il Vangelo Gesù ci dice: “Sì quel cuore è ferito dalle difficoltà, malattie e sofferenze, ma non ti lamentare perché come il mio è spaccato. Lascia che questa ferita sia il luogo dove io ti amo. Lascia che io trasformi in vita nuova la vecchia. E allora ecco cosa siamo venuti al fare. Corriamo ai piedi di Maria, sapendo di poter contare sul rifugio che una mamma offre sempre, incondizionatamente, per portarci a Cristo».
Monsignor Nostro, a seguire, ha poi rivolto un caloroso abbraccio alle mamme presenti e nel mondo, «che oggi celebriamo insieme a Maria. A voi dico grazie – ha affermato – per il lavoro che fate e per aver contribuito a crescere i vostri figli nella vita adulta, nella vita vera e in Cristo». Poi, ritornando alla giornata del buon pastore, ha voluto dire il suo grazie «sentito e commosso» ai tanti sacerdoti che l’hanno «aiutato in maniera significativa e unica nel rinnovamento di questa diocesi. Per la fiducia che hanno riposto in me e per la preghiera che offrono continuamente al Padre per me. Io – ha sottolineato, rivolgendosi ai presenti – voglio che siate coscienti che tutti i 130 sacerdoti di questa diocesi non solo mi vogliono bene, ma vogliono bene a voi, alla Chiesa e a Dio. Questa diocesi, non è un mistero per nessuno, è una delle più ricche di vocazioni, Benedetta dal Signore con doni evidenti, a volte nascosti ma non per questo meno importanti. Incredibili e difficili persino da credere. In queste terra vedo un amore assolutamente eccezionale, unico e bellissimo. Il mio cuore sta crescendo tanto grazie ai doni che voi mi fate». Prima di terminare la sua omelia, monsignor Nostro ha voluto accanto a sé i seminaristi presenti. «Li ringrazio e li affido alle vostre preghiere – ha concluso – non è facile riuscire ad ascoltare la vera voce di Dio e a discernere quando il mondo ti offre tante altre alternative. Li ringrazio per il coraggio del loro sì, però vi invito anche a pregare per i tanti ragazzi che sono chiamati da Dio a fare della loro vita un capolavoro, nel matrimonio o nella vita consacrata maschile o femminile. A pregare per questa terra meravigliosa visitata da Dio, dalla sua grazia in maniera speciale e unica».
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