Vibo, riqualificazione di Piazza Municipio: ragioni e motivi delle scelte progettuali – Foto
La valorizzazione del preesistente, l’identità degli spazi, il materiale usato, la scelta degli alberi, l’utilizzo dell’acqua e la vocazione pedonale della piazza. Tutti i passaggi di un progetto che vuole dare una nuova identità all’agorà più grande del capoluogo
«La proposta per la riqualificazione di piazza Martiri d’Ungheria (meglio nota come piazza Municipio, ndr) ragiona sui diversi temi che investono il progetto dello spazio urbano. Attraverso un nuovo disegno si conferisce al luogo una nuova identità, in grado di esaltare le caratteristiche architettoniche e storiche del suo intorno, e si pongono le basi per la costruzione di un luogo singolare nella città di Vibo Valentia. Uno spazio progettato in modo da dare maggiore forza agli interventi già realizzati (corso Vittorio Emanuele III), e un forte impulso per i futuri progetti di riqualificazione. Dal punto di vista urbano, la piazza rappresenta un’occasione di progetto unica, non essendo riscontrabili, all’interno di Vibo Valentia, spazi pubblici centrali con tali caratteristiche formali e dimensionali. Inoltre, la sua posizione di cerniera tra un asse storico strutturato e il suo prolungamento di recente formazione, la configura come elemento di cucitura tra ambito consolidato e da riqualificare e come porta del nucleo storico centrale». [Continua in basso]
Lo scrive il giovane architetto Raffaele Sarubbo, il professionista di origini calabresi, ma che da anni vive e lavora a Lisbona, in Portogallo, nella relazione illustrativa del progetto di riqualificazione urbana di piazza Municipio. Idea che si è aggiudicata il concorso di progettazione bandito nel 2021 dal Comune di Vibo Valentia al fine di cambiare volto proprio all’agorà più importante del capoluogo. Per farlo l’amministrazione ha a disposizione un milione di euro di fondi.
Il Comune e la “Garibaldi” base e regole del disegno progettuale
Il progetto della nuova piazza Martiri di Ungheria rintraccia nelle geometrie dei prospetti del Municipio e dell’istituto “Garibaldi – Buccarelli” il suo modulo elementare. La matrice così composta – è scritto nel documento – «diventa base e regola del disegno dello spazio pubblico; definisce le aperture e le relazioni visuali; garantisce la continuità spaziale dell’intervento; ed infine, detta la diversificazione degli spazi senza compromettere l’unitarietà globale. In tal modo la piazza si organizza di forma chiara e schematica nel suo funzionamento ed utilizzo». [Continua in basso]
Valorizzare il preesistente obiettivo prioritario del progetto
«Favorire il soggiorno e l’utilizzo della nuova piazza, valorizzando la lettura e le relazioni tra le preesistenze, è obiettivo prioritario del nuovo disegno». L’architetto spiega, infatti, che «appoggiandosi alla matrice generatrice, il disegno ottenuto riesce a definire ambiti spaziali precisi in relazione agli edifici e agli altri spazi urbani esistenti. Si genera un primo spazio centrale di forma rettangolare, fulcro della vita sociale della piazza, che distingue con chiarezza la zona di circolazione viaria da quella ad uso pedonale. Ne deriva uno spazio baricentrico intorno al quale si disegnano gli altri micro-paesaggi. Ciò accade sia ai limiti della parte centrale, marcati con la realizzazione di lunghe sedute, che creano delle zone di sosta e segnano il prolungamento di corso Vittorio Emanuele III verso ovest e sia nei limiti dei giardini e dei percorsi lineari, che vengono sempre segnati da elementi caratterizzanti».
Ogni spazio avrà una identità propria
Ogni spazio progettato presenta «un’atmosfera e una qualità propria: nella pineta del Liceo artistico con l’elemento d’acqua circolare ed il canale; nel parcheggio dell’istituto “Garibaldi – Buccarelli” con una lunga seduta. Questa – spiega il professionista – accompagnando il nuovo viale, Viale dei Tigli, disegna una nuova connessione urbana tra via Santa Maria dell’Imperio, corso Vittorio Emanuele III e Piazza Martiri d’Ungheria; nei due giardini sul lato nord della scuola, Giardini dei mandorli, con l’inserimento di sedute e con filari di alberi disposti in modo da costruire una continuità visiva e geometrica con la parte centrale della piazza; nella zona antistante l’ingresso all’Istituto tecnico e in quella corrispondente all’imbocco del corso Vittorio Emanuele III, con un cambio di pavimentazione e con due singolari elementi di drenaggio centrale». [Continua in basso]
La materia come elemento unificatore
L’omogeneità d’insieme, delle differenti aree funzionali, viene garantita dall’impiego del medesimo materiale per tutta la pavimentazione. La pietra lavica «dà uniformità allo spazio rendendolo preferenzialmente pedonale, mantiene la coerenza e le caratteristiche dell’immagine della città, contribuendo alla creazione del paesaggio urbano, e permette di integrare senza conflitto le parti pavimentate che devono essere mantenute secondo le indicazioni del bando. L’area centrale – si legge nella relazione – è pavimentata con cubetti di basalto definendo la zona di soggiorno principale della piazza. Le zone pedonali e di circolazione carrabile secondarie (strade a velocità moderata) sono pavimentate con lastre in pietra di dimensione variabile. In alcune zone è previsto il mantenimento delle pavimentazioni esistenti al fine di contenere i costi di realizzazione all’interno del quadro economico definito dal bando».
Circuito idraulico chiuso e riciclo: economia delle risorse
Il tracciato idraulico proposto funziona in simbiosi con il disegno della piazza, garantendo parte della sua sostenibilità ambientale ed economica. Gli elementi che manifestano la presenza dell’acqua – è scritto sempre nella relazione – «funzionano attraverso un circuito chiuso che permette il suo ricircolo senza che sia necessario un ulteriore apporto idrico esterno. Questo sistema è inoltre connesso con il sistema di raccolta e deposito delle acque piovane. Da qui una parte verrà destinata ai nebulizzatori e allo specchio d’acqua e l’altra utilizzata per il sistema di irrigazione. Si propone un tipo di irrigazione a zampillo per gli alberi che avranno una necessità idrica solo nei primi due anni dopo la piantumazione, tempo nel quale il loro apparato radicale sarà in grado di captare autonomamente l’acqua dal suolo».
Ridurre le auto promuovendo la vocazione pedonale della piazza
L’intervento realizzato dal giovane architetto calabrese propone, inoltre, una riorganizzazione del sistema di transito carrabile con «l’obiettivo di rafforzare la vocazione pedonale della piazza, caratterizzandola come porta del nucleo storico in continuità con l’asse pedonale di corso Vittorio Emanuele III. L’organizzazione del sistema di parcheggi e di accessibilità, come il profilo delle aree carrabili, è pensato in modo da ridurre al minimo l’impatto della circolazione». In particolare, si propone che venga limitata la percorrenza carrabile nell’area adiacente il Municipio, su via Dante Alighieri (zona antistante la scuola) e su via Enrico Fermi, concentrando il flusso veicolare su via Benedetto Croce. La gerarchia viaria è ottenuta attraverso il disegno e l’utilizzo del materiale che presenta differente stereotomia a seconda del flusso che si vuole attribuire alle diverse aree. Si è deciso, inoltre, di ridurre la larghezza della carreggiata a favore di un’ampia area pedonale in continuità con il corso Vittorio Emanuele III. Inoltre, «nell’area adiacente al Municipio, lo spazio – annota Raffaele Sarubbo – è pensato in modo da poter essere facilmente convertibile in area pedonale temporanea o permanente, configurazione auspicabile in una futura pianificazione urbana».
Manutenzione e sostenibilità ambientale. La scelta del frassino, del tiglio e del mandorlo
Nel progetto, l’introduzione di alberi «è finalizzata a creare zone d’ombra in grado di ospitare flussi di persone e di favorire momenti di permanenza più statici. L’introduzione della vegetazione nel nuovo spazio pubblico – si legge nel testo della relazione del progetto – mira alla creazione di un nuovo ecosistema urbano. Piazza Martiri d’Ungheria può essere l’inizio di un eco-corridoio in continuità con corso Vittorio Emanuele III che mette in combinazione vari elementi: vegetazione, acqua, zone d’ombra, flussi di persone». In questa prospettiva, la specie utilizzata, la dimensione e il tipo di vegetazione sono state scelte prendendo «in considerazione l’identità e il carattere del sito, la possibilità di utilizzo della piazza in funzione dell’evoluzione della crescita di tronco e fogliame e la possibilità di estensione di questo ecosistema».
Ci si è orientati, quindi, verso alberi adeguati all’ambiente in oggetto e con una necessità ridotta di manutenzione e di apporto idrico rispetto ad altre specie. Il frassino comune e tiglio sono entrambi specie autoctone, caducifoglie, di alto fusto e a crescita rapida. Queste specie – spiega l’architetto calabrese – «permettono di avere nei mesi estivi vaste aree di ombra e aree più luminose e solari nei mesi invernali. Inoltre, il frassino, grazie al suo fusto allungato e alla sua chioma relativamente permeabile, permette di mantenere una relazione visuale con il limite costruito della piazza, non interferendo con la lettura globale dello spazio urbano. Per i giardini della scuola si è optato per l’utilizzo del mandorlo. L’albero presenta una bassa necessità idrica e un’elevata capacità di adattamento e con la sua altezza più contenuta rende i due giardini simmetrici più intimi e riservati».
Materiali durevoli e bassa economia di gestione
Il progetto, infine, opta per l’uso «di pavimentazioni ed elementi di arredo robusti, di facile manutenzione. Gli elementi inseriti garantiscono un metodo di gestione poco costoso ed efficiente in termini di risorse economiche. La loro durabilità soddisfa un obiettivo ecologico oltre che economico: limita gli acquisti per la loro sostituzione ed evita lunghe fasi di riparazione che interromperebbero l’utilizzo della piazza da parte degli utenti. Il ciclo dell’acqua presente è pensato nel rispetto della sostenibilità ambientale. L’acqua – scrive in chiusura il professionista – che, attraverso un circuito chiuso collegato alla fonte circolare, emerge, contribuisce alla creazione di un microclima in grado di innalzare il comfort ambientale degli utenti che vi soggiorneranno».
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