L’Affrontata a Vibo Valentia: «È la rappresentazione della Resurrezione, non evento teatrale» – Video
Il significato della rappresentazione religiosa raccontato dai membri dell’Arciconfraternita del Rosario: «È un momento di giubilo comunitario, di grande commozione per tutta la città»
Guai a parlare di “corsa tra statue”. L’Affruntata «anche per i giovani è il momento topico della città. È una produzione culturale, non una rappresentazione teatrale». Vibo Valentia si appresta a rivivere uno dei riti pasquali più sentiti e suggestivi e c’è fermento tra i membri dell’Arciconfraternita del Rosario: «In passato era un momento didattico, era il modo per dare una rappresentazione visiva della Resurrezione a chi non sapeva leggere le Sacre scritture. Più semplicemente la produzione culturale delle fasce subalterne. Non solo. È un momento di giubilo comunitario, di commozione», tengono a precisare attraverso le parole di Francesco Colelli, intervenuto nel format “Prima della notizia”. Un rito che si ripete da generazioni, fermato solo in epoca di pandemia ma pronto a rivivere in tutta la sua forza: «Per noi la questione folclore non esiste, è sentimento, è un atto di fede, testimonianza dell’amore per la propria terra», tiene a precisare il priore Giuseppe Mirabello.
La partecipazione è tradizionalmente massiccia e coinvolge tutte le fasce d’età. L’Affruntata è attesissima dagli anziani ma anche dai bambini e gli stessi giovani si sentono parte integrante di un appuntamento senza tempo con la fede: «Io mi occupo insieme ad altri confratelli della statua del Risorto – commenta un portatino dell’Arciconfraternita del Rosario – l’emozione è davvero tanta e già da giorni attendiamo con trepidazione il giorno di Pasqua».
Cos’è l’Affrontata
L’Affrontata, nota anche come Cunfrunta, Cunfruntata, Cumprunta, Ncrinata o Svelata è un rito religioso praticato in diverse zone della Calabria, soprattutto nelle province di Vibo Valentia e Reggio Calabria. Si celebra la domenica di Pasqua oppure il lunedì dell’angelo o martedì dopo la Pasqua.
L’incontro della Madonna con Gesù Risorto
Le tre statue coinvolte (Madonna, Risorto e San Giovanni), all’inizio della rappresentazione, seguono percorsi diversi. San Giovanni con un andamento crescente inizia il percorso rituale facendo da spola tra l’Addolorata e il Risorto. Il messaggero della Resurrezione corre avanti e indietro tra la folla e con non poca fatica riesce a favorire l’incontro tra madre e figlio.
Secondo la tradizione, la Madonna stenta a credere per ben due volte alla Resurrezione di Gesù. Solo al terzo annuncio si convince e decisa segue San Giovanni. Entrambi corrono verso l’incontro con Cristo risorto. Quando le statue raggiungono il medesimo punto, il velo del lutto viene tolto dall’effigie della Madonna. La non riuscita della “svelata” in tempi antichi veniva interpretata come cattivo segno per la comunità. L’Affrontata tuttavia non è solo un evento di religiosità popolare. Era ed è un contenitore di simboli e messaggi per comunicare la salvezza di Cristo, andando oltre la parola.
Riti pasquali e retaggi storici
Fuori dal coro l’intervento nei giorni scorsi di monsignor Nolè, alla guida della Diocesi di Cosenza-Bisignano, che nell’ambito del format Prima della notizia, ha parlato del ritorno dei riti pasquali in epoca post pandemia: «In questo periodo – ha affermato – la Chiesa ha trasformato il modo di vivere la fede. Una pausa – aggiunge – ci ha fatto meditare, ci ha resi più attenti e essenziali rispetto alle processioni viste come retaggi storici». Un passaggio ha riguardato la religiosità popolare che «dovrebbe essere un momento di fede, se non c’è più attenzione religiosa diventa manifestazione di sfarzo e questo non appartiene alla cultura della Chiesa». Severa la posizione di monsignor Nolè: «Non dobbiamo avere nostalgia della massa, ma dell’autenticità» ha ribadito prendendo come esempi alcune tradizioni popolari. I balletti dei santi? «E’ un prendere in giro la religiosità». Le Affrontate «sono folclore e non fede, la fede è qualcosa di più profondo e vero. Non voglio essere severo, ma vero».