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Ucraina, l’analisi di Furci: «Per avere la pace serve riaffermare la verità storica»

Lo storico vibonese offre un suo contributo per la comprensione di quanto sta avvenendo alle porte d'Europa e ricorda l'articolo della Costituzione con cui l'Italia ripudia la guerra

Ucraina, l’analisi di Furci: «Per avere la pace serve riaffermare la verità storica»

«Si assiste in modo ossessivo a un fiume di parole che, mistificando la realtà storica, omettono volutamente di dire in che modo si è realizzata l’evoluzione degli equilibri geo-politici in Europa nell’ultimo mezzo secolo». Questo l’incipit di una argomentata analisi con cui lo storico vibonese Michele Furci fornisce il proprio contributo per la comprensione dei drammatici avvenimenti che, per la prima volta dalla fine del secondo conflitto mondiale, hanno come teatro il continente europeo. [Continua in basso]

«È sicuramente indubbio – osserva Furci – che la guerra in Ucraina è un crimine. Ma per tentare di capire quanto sta avvenendo bisogna ricordare un minimo di storia. Per queste ragioni bisogna partire quantomeno dal famoso vertice che la Nato tenne a Bucarest nel 2008. In quell’occasione, infatti, dopo che la Jugoslavia era stata frantumata e la Croazia e l’Albania erano stati inseriti nella Nato, nonostante Francia e Germania fossero contrari, la superpotenza di oltreoceano affermò che l’Ucraina e la Georgia dovessero entrare nella Nato. Putin, invitato per i colloqui bilaterali Nato-Russia, si oppose con forza agli Stati Uniti; protestò energicamente, in particolare, perché la Nato aveva schierato missili in Polonia e nella Repubblica Ceca. Si oppose alla paventata adesione alla Nato per come, d’altronde, nel 1962 gli Usa si erano opposti all’installazione delle basi missilistiche che l’Urss di Krusciov voleva piazzare a Cuba».

«Per non parlare, poi – prosegue Furci -, della retorica con cui, ipocritamente, si vorrebbe far passare l’esistenza di un’Europa politica che tale in realtà non può essere senza l’esistenza di una sua forza militare autonoma, inattuabile, perché, se così fosse, l’Europa non potrebbe sottostare, come avviene adesso, alla volontà negoziale in politica estera e militare di un organismo come la Nato. La nascita dell’Europa dei Popoli, di cui parlavano i padri fondatori, avrebbe dovuto necessariamente archiviare, dopo la firma del Trattato di Maastricht, parallelamente alla fine del Patto di Varsavia, anche l’Alleanza Atlantica. Questo è l’antefatto in cui vanno inquadrati i fatti di questi giorni e senza risolvere queste contraddizioni non si potrà ottenere una vera pace. La questione di oggi va ricondotta a quanto avvenne nel 2014, quando il presidente ucraino legittimo fu eliminato con un colpo di Stato favorito proprio dagli Stati occidentali guidati dagli americani e si creò un nuovo regime imposto militarmente. La Russia, prima ancora di innescare l’escalation, ha tentato la via diplomatica chiedendo la sottoscrizione di un trattato con il quale venisse escluso l’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Non è creando un grande stato di paura tra tutti i popoli europei, a reti unificate, che si può creare la pace: essa si ottiene con la verità . È così complicato – rimarca Furci – affermare con voce autorevole che i destini dei popoli europei devono essere decisi dai cittadini degli stessi Stati europei e non da coloro che, dal continente americano, pensano di poter continuare a fare la propria politica utilizzando il suolo altrui? Perché mai, dunque, l’Europa rimane in silenzio su questo possibile trattato, lasciando di fatto che decida per tutti il grande alleato Usa e non invece con la mediazione dell’Onu? La guerra non si ferma con le chiacchiere, bensì con la sospensione del conflitto e la sottoscrizione di un trattato di pace!». [Continua in basso]

E, in conclusione del suo intervento, Furci sottolinea come l’articolo 11 della nostra Costituzione reciti che «”L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; […] promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. Al di fuori di questo perimetro ogni altra azione rischia di fomentare soltanto altra guerra! Per ottenere la pace non si può prescindere dalla verità storica».

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