domenica,Settembre 8 2024

Monsignor Renzo ricorda la “sua” Mileto nel giorno del terremoto del 1783

Il vescovo emerito della diocesi ha ricordato i tragici momenti nella messa presieduta a Paola presso il Santuario di San Francesco. Duro monito a chi irride il rito del battesimo

Monsignor Renzo ricorda la “sua” Mileto nel giorno del terremoto del 1783

Monsignor Luigi Renzo non dimentica la “sua” Mileto. Un legame che va oltre i 14 anni vissuti da vescovo di questa diocesi e i motivi che lo hanno portato alle dimissioni anticipate dall’incarico. Dal luglio scorso presule emerito della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, monsignor Renzo non perde occasione di far riferimento al territorio che ha guidato dal punto di vista religioso. In ultimo nelle scorse ore, in occasione della messa presieduta presso il Santuario di Paola per ringraziare il Signore e San Francesco per la protezione sulla popolazione nel terremoto del 1783, «che colpì mortalmente soprattutto la Calabria centro-meridionale. Mileto, dove sono stato vescovo fino a qualche mese fa – ha ricordato – venne completamente rasa al suolo, tanto che si dovette ricostruirla ex novo in un sito diverso più lontano dal primo, quello dove sorge attualmente. In quella diocesi il convento di San Francesco a Soreto, presso Dinami, per esempio, andò completamente distrutto, malgrado le sue forme murarie colossali. [Continua in basso]

Ruderi Mileto antica

Ancora oggi fanno impressione quei resti così massicci eppure maciullati dal terremoto. Questo sta a dire la violenza di quel terremoto che è stata avvertita comunque in quasi tutta la Calabria. Ecco perché stasera rinnoviamo questa bella tradizione di memoria storica che ci consente di ringraziare il Signore per quello che è avvenuto e per chiedere di essere preservati da ogni calamità fisica e morale». Nell’occasione il vescovo emerito ha posto l’attenzione anche ad altre forme di movimenti tellurici in corso ai tempi nostri, nello specifico «alla pandemia del coronavirus, che come un tremendo terremoto infinito sta mietendo vittime senza fine», e alla suddetta “religiosità liquida”, «quel modo di vivere, cioè, l’appartenenza religiosa senza né arte, né parte; una religione senza identità, senza vitalità e quasi dalle radici inaridite. Basta vedere come oggi, in quello che facciamo, ci comportiamo come se Dio non esistesse; non esistono i comandamenti, ma ognuno si fa le sue regole; tutti ci prendiamo la libertà di consentirci qualsiasi cosa indipendentemente dagli altri».

A tal proposito monsignor Renzo ha preso ad esempio quello che è avvenuto nei giorni scorsi a Sanremo, «dove in nome di una presunta libertà di espressione e delle ragioni dello spettacolo» Achille Lauro, per farsi notare, «purtroppo nell’indifferenza generale, non so se sia stato applaudito, si è permesso di irridere pubblicamente sul palco il rito del Battesimo, sacramento basilare della nostra fede, su cui si fonda la nostra identità cristiana e la nostra appartenenza a Cristo e alla Chiesa. Anche se non si è credenti – si è chiesto in conclusione – è giusto ridicolizzare la religione degli altri? E non parlo solo della religione cristiana. E’ una grave offesa a tutti noi credenti, che non possiamo assistere passivamente a tutto ciò che passa per la testa di chiunque; ed è offesa grave al Signore e a Gesù che del sacramento del Battesimo ci ha fatto dono per essere salvati e diventare figli di Dio».

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