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Fusione Comuni del Vibonese, Fiumara (che riduce gli enti a 14) chiede la Pianificazione territoriale

L’ingegnere vibonese ritorna sulla proposta lanciata dall’associazione “Progetto Valentia” di unire 13 enti con il Comune capoluogo. E spiega: «Gli scenari che si prospettano vanno analizzati e studiati a fondo, facendo tesoro e seguendo le metodologie dettate da specialisti che hanno fatto scuola»

Fusione Comuni del Vibonese, Fiumara (che riduce gli enti a 14) chiede la Pianificazione territoriale
Ampia veduta di Vibo Valentia
Palazzo Luigi Razza, sede del Comune

Confessa di intervenire nuovamente sulla faccenda «al semplice fine di alimentare il dibattito in atto sulla fusione dei Comuni del Vibonese con elementi più appropriati», che possano stimolare anche «l’intervento dell’Ordine degli architetti-pianificatori di Vibo», a cui diversi mesi fa aveva anche proposto di organizzare assieme un convegno sul tema. A parlare oggi è Amerigo Fiumara, ingegnere con un passato da militante nella sinistra vibonese, il quale ritorna sulla proposta lanciata tempo fa dall’associazione “Progetto Valentia”, presieduta da Nicola Cortese: vale a dire unire tredici enti locali del Vibonese (Pizzo; Mileto; Maierato; Jonadi; San Gregorio d’Ippona; Sant’Onofrio; San Costantino Calabro; Filandari; Briatico; Filogaso; Stefanaconi; Cessaniti; Francicacon il Comune capoluogo di Vibo Valentia per realizzare un grande ente territoriale, «per mettere in atto – secondo gli ideatori del progetto di fusione –un virtuoso processo di sviluppo socio-economico».  

Amerigo Fiumara, dunque, era già intervenuto, a suo tempo, non mancando di sollevare dubbi e perplessità circa la reale possibilità di successo dell’idea di unione tra enti così come impostata dal sodalizio, in quanto  – aveva spiegato l’ingegnere – «la fusione dei Comuni non è una mera sommatoria di abitanti». Sempre l’ingegnere, poi, mise sul tavolo del dibattito la sua controproposta per il comprensorio vibonese che, a suo dire, «potrebbe divenire un riferimento nazionale qualora passasse da 50 a soli 14 Comuni», poiché in questo modo viene rispettata «l’omogeneità territoriale e si evita la polarizzazione su Vibo Valentia. Sarebbe rispettata una diversificazione demografica territorialmente compatibile». [Continua in basso]

La necessità di ricorrere alla Pianificazione territoriale

Amerigo Fiumara ricorda che, ad oggi, esistono «due scenari posti sul tavolo: uno che prevede la fusione di soli 14 Comuni su 50, per realizzare una conurbazione di circa 80.000 abitanti, disinteressandosi di quanto possa avvenire nelle altre 36 realtà urbane, ed un altro, proposto da me, che guarda invece all’intero territorio e che prefigura la fusione di comuni attorno a quelli di maggiore dimensione, riducendoli a soli 14 enti. Ma quando discutiamo di territorio, popolazione ed economia – puntualizza il professionista vibonese – entriamo nella sfera della Pianificazione territoriale: disciplina che risponde a criteri rigorosi. Difatti, è un percorso che mira a realizzare una sorta di equilibrio, oggi chiamata sostenibilità, tra il territorio interessato, la popolazione che vi risiede e l’economia generata. Gli scenari che si prospettano, ivi compreso quello attuale (50 Comuni per 150mila abitanti sul piccolo territorio vibonese con una economia bloccata), vanno analizzati e studiati a fondo, facendo tesoro e seguendo le metodologie dettate da specialisti della pianificazione territoriale che hanno fatto scuola».      

Territorio inteso come area vasta

Se il territorio è poi un’area vasta, Lametino-Vibonese-Piana di Gioia Tauro, «la pianificazione territoriale è strategica» e il percorso è più impegnativo: «Si parte – sottolinea sempre l’interessato – dalla elaborazione di un questionario da distribuire a tutta la popolazione organizzata nelle varie forme associative, per coglierne le attese, per arrivare alla valutazione degli scenari possibili e definire il “migliore” in quanto meno impattante. La Vas, valutazione ambientale strategica, fatta con rigore, con standard predefiniti degli indicatori, con un iter procedurale ripercorribile, fa emergere poi tutti i conflitti che si possono generare nei vari scenari prospettati e ci dice qual è quello che li elimina o li rende minimi.  Nessuna valutazione potrà mai essere fatta con semplici supposizioni o vaghe affermazioni», rimarca con forza l’ingegnere, facendo riferimento evidentemente alla proposta messa in piedi dall’associazione “Progetto Valentia”. Quindi, ricorda che  «i conflitti dello scenario attuale sono sotto gli occhi di tutti e l’esempio più evidente sono i  cinque centri commerciali realizzati  che hanno letteralmente affossato il commercio al dettaglio con le conseguenze che sappiamo. Ma quali conflitti potranno sorgere e quali essere sedati dai nuovi scenari che abbiamo prospettato? Solo il percorso della Pianificazione territoriale – viene annotato – può illuminarci e darci elementi utili per indirizzare cittadini ed istituzioni sulla giusta via da percorrere nell’interesse generale». [Continua in basso]                                                                             

L’appello alle istituzioni

Per Amerigo fiumara, infine, è quanto mai necessario che i rappresentanti istituzionali del territorio provinciale si organizzino «per attivare almeno un dibattito e cominciare ad attrezzarsi, con studi alla mano, prima che sia troppo tardi. Ci si potrà sedere al tavolo con i territori limitrofi per una strategia comune, solo dopo avere una chiara visione del proprio.   Quanti nella società civile hanno a cuore una svolta innovativa, oserei dire rivoluzionaria, sono chiamati ad un impegno sinergico, ciascuno – conclude il professionista – con le proprie competenze, che si concretizzi in azioni tangibili».

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