martedì,Dicembre 3 2024

La notte della Befana in Calabria e la leggenda degli animali che parlano

Un’antica credenza popolare regionale vuole che, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, agli animali sia concesso il dono della parola per esprimere giudizi sul comportamento dei loro padroni

La notte della Befana in Calabria e la leggenda degli animali che parlano

Un’antica credenza popolare calabrese vuole che, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, agli animali sia concesso il dono della parola per esprimere giudizi sul comportamento dei loro padroni. Dopo “la strage di San Silvestro”, che ha visto la Calabria maglia nera per animali morti a causa dei botti di Capodanno, forse i loro giudizi sarebbero alquanto severi. Secondo un’antica credenza popolare calabrese, la notte dell’Epifania è considerata una notte magica, in cui possono accadere cose straordinarie, anche che gli animali possano parlare e, naturalmente, esprimere giudizi sui loro padroni. Secondo un detto popolare “A’ notti d’a Befana, dintra a stalla, parra  u ciucciu, u bovi e a cavalla” ( Nella notte della Befana, dentro la stalla, parla l’asino, il bue e la cavalla). [Continua in basso]

Una leggenda narra, infatti, che un contadino che non nutriva bene le sue bestie, lasciandole spesso affamate, durante la notte dell’Epifania, di nascosto, si mise ad ascoltare i loro discorsi. Origliare queste conversazioni era ritenuto pericoloso, in quanto attraverso le parole degli animali prendevano voce anche le profezie degli spiriti dei defunti, che era meglio non conoscere. Gli anziani del paese lo avevano avvisato: «A notti d’a Befana l’animali parranu e, si non stetteru boni, jistimanu».

 Gli animali, riuniti, si trovarono concordi sul fatto che il loro malvagio padrone il giorno dopo sarebbe stato «un uomo morto sopra e sotto il carro». Il contadino non capì il senso della frase e, il giorno dopo, come sempre, si mise alla guida del suo carro. Ma i buoi che lo trainavano, infuriati per essere stati lasciati senza cibo, imbizzarritisi, capovolsero il carro che finì addosso al contadino schiacciandolo. Con lo stesso carro venne poi trasportato al cimitero. La profezia emessa dagli animali  «un uomo morto sotto e sopra il carro» si era quindi avverata. Facendo tesoro dell’ammonimento contenuto in questa credenza popolare, sembra che in Calabria, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, i contadini siano soliti dare agli animali doppia razione di foraggio, sia a quelli da stalla, che a quelli da cortile e a quelli domestici. Non solo, ma per scongiurare del tutto ogni nefasta eventualità, agli animali si danno tredici tipi diversi di cibo, come le tredici pietanze che, per buon augurio, si è soliti consumare durante il cenone della vigilia di Natale.  La leggenda calabrese ci ricorda che trattare male gli animali, a prescindere dalle nefaste profezie e dalle maledizioni verso i padroni, è un segno di mancanza di umanità. [Continua in basso]

Sarebbe veramente interessante, a pochi giorni dalla strage di cani e gatti consumatasi nella notte di San Silvestro, in special modo in Calabria (400 cani e gatti morti, secondo i dati diffusi dall’ Aida), a causa di petardi ed altro materiale esplosivo, poter ascoltare i giudizi e  le considerazioni degli animali. Certamente sarebbero poco lusinghiere, se non proprio infarcite di maledizioni, nei riguardi degli uomini che ancora stentano a considerare un segno di civiltà quello di astenersi dall’abitudine di festeggiare l’arrivo del nuovo anno con comportamenti che arrecano molti danni ai nostri amici a quattro zampe.

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