Chiusura Sinodo, il vescovo: «Non sempre nelle parrocchie si respira fratellanza»
Nel corso della cerimonia nella cattedrale di Mileto, monsignor Renzo ha invitato tutti a sentirci sulla stessa barca per dar vita a una nuova stagione di rinascita
Quattro anni di lavori. La partecipazione attiva di decine di delegati provenienti da tutte le parrocchie del territorio. Il primo evento del genere da quando la diocesi ha assunto la denominazione Mileto-Nicotera-Tropea. Il tutto al fine di rinnovarsi e di riuscire ad affrontare al meglio le sfide che la Chiesa si ritrova oggi innanzi, rispetto ad una società in continua evoluzione. Questi gli ingredienti del Sinodo diocesano aperto dal vescovo Luigi Renzo il 25 ottobre 2017 e nelle scorse ore portato a conclusione. La chiusura del cammino sinodale era inizialmente prevista per la stessa giornata del 2020. Poi, a causa delle pandemia da Covid-19, tutto è slittato al giugno del 2021. La cerimonia conclusiva si è svolta nella basilica cattedrale di Mileto. Nella sua omelia, monsignor Renzo ha sottolineato che nei lavori sinodali zonali e assembleari di questi anni «è stato spesso lamentato che lo stile delle nostre parrocchie non sempre è di accoglienza e di inclusione di tutti: parliamo di comunità, ma non vi si respira la comunione e la fraternità, determinando qualche volta ghetti circoscritti, fratture e divisioni che non sono assolutamente conciliabili con l’immagine della Chiesa “casa e scuola di comunione”, su cui ci siamo confrontati nei nostri dibattiti». Da qui la necessità di entrare in uno stile sinodale che richiede «di coltivare e di dispiegare attitudini spirituali: l’ascolto, il dialogo, l’empatia, la condivisione, la libertà interiore e la libertà di parola, l’umiltà, la ricerca della verità e soprattutto la fede e la fiducia in Dio, l’ancoraggio nella preghiera e nell’Eucaristia». [Continua in basso]
Ma è possibile realizzare questo modello, che consenta di passare «da una Chiesa fatta di tradizioni statiche e intoccabili, ad una Chiesa “in uscita”, in cui pastori e fedeli laici, grazie ad un dialogo vivo e costante e ad una condivisione fiduciale, camminano insieme nell’ascolto reciproco e nell’ascolto comune dello Spirito, verso la stessa meta?» Per il presule sì, ma solo se si avrà il coraggio «di sentirci “tutti sulla stessa barca”, pronti a prendere il largo confidando nella presenza sulla barca del Signore stesso, anche se può dare a volte l’impressione di dormire, lasciando noi da soli ad affrontare i marosi della vita e della storia. Davanti alle sfide del mondo di oggi ed alle problematiche del nostro territorio vibonese in particolare – ha proseguito – come i discepoli nella tempesta, a volte ci capita di sentirci anche noi perduti (delusioni, fallimenti, la gente che non ci capisce e chiede solo servizi, nessuna o poca collaborazione, ecc.): ci viene da scoraggiarci e di voler rinunciare a tutto. Anche a noi viene da gridare: “Signore, non t’importa che siamo perduti?”. Fratelli carissimi, è proprio in quei momenti che dobbiamo farci coraggio ricordandoci che Gesù è con noi nella stessa barca, che poi è la sua barca: noi siamo nella stessa barca con Lui e con Lui dentro continuiamo a remare».
L’omelia di monsignor Renzo si è conclusa con l’auspicio che «le nostre comunità possano riscoprire una nuova stagione di rinascita e di rinnovamento spirituale per poter dare risposte coerenti e convincenti alle attese ed alle speranze della collettività tutta intera». Al termine della funzione il vescovo ha consegnato ai “pastori delle anime” il libro del Sinodo “Una Chiesa lieta di testimoniare il Vangelo”, in cui sono state raccolte le 131 proposizioni approvate nel corso delle 3 assemblee. Il fine ultimo è di farlo conoscere ai fedeli della diocesi, «affinché possano attingervi sapienza dottrinale e linee pastorali sinergiche e condivise, in perseverante corrispondenza ai doni dello Spirito Santo».