Covid, il calvario di Alex: «Ora voglio tornare alla vita di prima» – Video
Cresciuto a San Costantino Calabro, a fine 2020 si è trasferito per lavoro in Bulgaria dove ha contratto il virus. Mesi di ospedale, i pesanti strascichi e il ritorno a Vibo per la riabilitazione: «Ce la farò»
di Saverio Caracciolo
Alexandru Clipa è un giovane di 23 anni, nato a Radauti, in Romania. All’età di dieci anni si trasferisce con la madre in Italia, a San Costantino Calabro. Dopo la maturità in informatica e telecomunicazioni, conseguita all’Istituto tecnico industriale Enrico Fermi di Vibo Valentia, si trasferisce a Sofia, in Bulgaria, dove riceve una proposta di lavoro come specialista nelle risorse umane per una multinazionale. Dopo pochi mesi, però, contrae il Covid-19. Il virus che spaventa il mondo non gli consente di terminare i sei mesi di prova, facendogli perdere la grande occasione di mettersi in gioco e far vedere le proprie capacità. [Continua in basso]
È il 26 dicembre del 2020 quando Alexandru telefona alla madre dicendole che avrebbe chiamato l’ambulanza perché le condizioni di salute stanno peggiorando. Viene subito ricoverato all’ospedale militare di Sofia per via delle gravi difficoltà respiratorie, ma la situazione si aggrava ulteriormente e viene trasferito d’urgenza in Rianimazione. La madre Mihaela, che nel frattempo si trova a San Costantino Calabro, riceve una telefonata dall’Ambasciata rumena in Bulgaria: Alexandru è in condizioni disperate. In preda al panico, prende il primo volo disponibile e raggiunge il figlio, ma, una volta giunta in ospedale, deve fare i conti con i rigidi protocolli medici: per 58 giorni non può vedere Alexandru, sia per le restrizioni causate dal virus, sia per scelta dei medici che la mettono in guardia: non reggerebbe psicologicamente alla vista del figlio in quelle condizioni. Covid e cure, infatti, gli provocano reazioni terribili: dalla caduta dei capelli a un’infezione ai polmoni, oltre a pancreatite, ascite e serie complicazioni cardiache. Alex non è neppure in grado di deglutire, i medici sono costretti a praticargli una tracheotomia. L’unica nota positiva sono le condizioni cerebrali, per fortuna immutate.
Quotidianamente Mihaela va in ospedale e, costretta ad attendere fuori, non può far altro che rivolgersi a Dio affinché salvi suo figlio. Passano giorni, settimane. Le giornate di Mihaela sono tutte scandite da preghiere e speranza, fino al 22 febbraio quando Alexandru viene finalmente trasferito dalla Rianimazione al reparto di Chirurgia toracica. I due finalmente possono vedersi. [Continua in basso]
Le condizioni del ragazzo migliorano lentamente e il 20 marzo, finalmente, viene dimesso dall’ospedale: è fuori pericolo. La malattia, però, ha lasciato strascichi pesanti: Alex è come un neonato, non riesce a camminare né a nutrirsi autonomamente, è completamente paralizzato.
I due decidono comunque di rientrare in Calabria. Qui il giovane viene ricoverato per la riabilitazione nella clinica “Villa dei Gerani” di Vibo Valentia e il 21 maggio scorso, a distanza di un anno dall’inizio del calvario, Alexandru esce dalla clinica, non ancora del tutto riabilitato, ma sulle proprie gambe.
E oggi, pur essendo ancora provato dalle conseguenze di questo maledetto virus, mostra ottimismo e grande forza d’animo: «Vorrei riprendermi – dice – per tornare a lavorare, viaggiare e fare tutto quello che facevo prima. Ci vorrà un po’ di pazienza, ma ce la farò».