Ecografo per la prostata con le offerte Covid, Giuliano: «Cambio la delibera» – Video
Il commissario straordinario dell’Asp di Vibo offre la sua - forzata - ricostruzione dei fatti e scarica sugli uffici: «Una svista non avvisare i donatori». Quindi il ravvedimento: «Lo acquisteremo con i nostri fondi»
Va assumendo toni sempre più grotteschi la vicenda dell’ecografo per le biopsie prostatiche, destinato al reparto di Urologia dell’ospedale di Tropea, e acquistato con i proventi delle donazioni indirizzate all’Asp di Vibo per l’emergenza Covid. Il commissario straordinario dell’Azienda sanitaria provinciale, Giuseppe Giuliano, in un’intervista rilasciata ieri alla collega Cristina Iannuzzi, offre un’inverosimile ricostruzione della procedura e addossa responsabilità e sviste agli uffici, salvo infine dirsi pronto a rivedere la pratica e ad acquistare l’ecografo con fondi propri.
Giuliano parte da una prima ammissione: «Non abbiamo acquistato materiale Covid perché quello ci viene rimborsato in automatico dalla Regione. Dunque non avrebbe avuto senso utilizzare la donazione per acquistare qualcosa che già mi rimborsa la Regione». E qui, dunque, il commissario ammette, implicitamente, di aver disatteso i desiderata dei donatori che nelle causali dei versamenti (effettuati in alcuni casi con atto notarile date le consistenti somme) hanno espressamente indicato “Emergenza Coronavirus”.
Ammontano a ben 182mila euro le donazioni contabilizzate al 25 maggio scorso, benché per ricavare il dato si debba fare affidamento a quanto riportato nelle delibere, mentre nella sezione “Trasparenza” del sito aziendale – dove andrebbero rese note – non siano ancora state rendicontate le donazioni, né quelle al 25 maggio né quelle successive.
Nulla dice Giuliano sulla questione trasparenza. Insiste, davanti ai microfoni della collega, sulla multidisciplinarietà del dispositivo. «Noi abbiamo acquistato un’attrezzatura, che non è stata già pagata né consegnata, che era già inserita nel fabbisogno – asserisce -. I miei primari hanno detto che si tratta di un’attrezzatura che, pur essendo utile per una serie di ragioni anche dopo, attualmente può essere utilizzata anche per le ecografie polmonari e dà gli stessi esiti della Tac. La Tac l’avevamo già comprata, l’ecografo mi avrebbe aumentato l’offerta senza produrre alcun danno, tenendo presente che la Tac già ce l’abbiamo, anzi ne abbiamo quattro a disposizione. Ne possiamo fare tante di tac polmonari. Con l’ecografo avremmo dato uno strumento in più alla provincia, perché è uno strumento che si poteva utilizzare subito perché altamente sanificabile, facilmente lavabile. Questo ci permetteva di fare ecografie polmonari non invasive rispetto alla Tac che invece ha radiazioni».
A smentire questa ricostruzione di Giuliano ci sono le carte. Delibere e documenti, in diversi casi da lui stesso firmati. Si comincia dalla richiesta del primario di Urologia di Tropea Pino Rodolico del 9 luglio scorso. L’apprezzato professionista, oggi a capo del Dipartimento prevenzione e della Task force Covid, sollecita l’acquisto di un ecografo di ultima generazione per “eseguire le biopsie prostatiche con la tecnica della fusion imaging, la nuova tecnica di biopsia prostatica, consigliata dalle linee guida europee, da eseguire nei casi in cui si sospetti un carcinoma della prostata”. Dunque lo strumento, dalla richiesta di Rodolico (poi reiterata con l’aggiunta in oggetto di “Emergenza covid” il 20 luglio), si evince essere destinato esclusivamente alla diagnosi del tumore alla prostata supportando questo tipo di destinazione nella dettagliata relazione tecnica che evidenzia i vantaggi della particolare tecnica propria dell’ecografo. Ed è lo stesso Giuliano a firmare numerosi atti che recano la dicitura “ecografo di fascia alta per le biopsie alla prostata”, senza fare cenno ad altri possibili utilizzi.
Singolare, poi, la risposta sul nodo del rispetto della volontà dei donatori offerta dal commissario. «Se i donatori ritengono che questo non sia un bene utile per il Covid – replica ad espressa domanda -, convertiamo semplicemente la parte relativa al finanziamento, lo paghiamo con i soldi nostri, e loro decidono a cosa destinare le somme». Bene, è già qualcosa. Vigileremo. «Ma non sarebbe stato più corretto avvisare i donatori sulla destinazione della spesa?», incalza la collega. «Nella delibera c’era scritto… poi non l’hanno fatto gli uffici, è stata una svista. Ma non si preoccupi, li richiamerò io uno ad uno e discuterò con loro. Io rifletto assai la sera, e riflettendo ho pensato che la delibera contiene solo lo strumento di finanziamento: io lo inverto e dico che lo compriamo con i soldi nostri. È una cosa banalissima dottoressa».
Dunque è vero che la notte porta consiglio ma, forse, a volte offusca la memoria, perché in tutte le delibere relative all’utilizzo delle donazioni Covid per l’acquisto dell’ecografo non viene dato nessun indirizzo agli uffici di avvisare i donatori. Anzi. Si dà per già acquisito il loro consenso con la formula «nel rispetto della volontà del donante». Rispetto che, come testimoniato dai donatori, non è stato affatto osservato.
La chiusura è da macchietta. «Vuol dire che destineremo queste somme ad altre cose – dice Giuliano -, anche se sul piano Covid abbiamo tutto: 16 ventilatori polmonari – significa 16 posti di terapia intensiva che però non siamo in grado di aprire -, otto letti che si vanno ad aggiungere ai sei già in nostro possesso. Altre cose espressamente destinate al Covid mi pare che non ce ne siano, tolti i dispositivi medici. Ma che compriamo? 130mila euro di mascherine?».
Tutto va bene, “non ci serve niente”. Meglio così. Non ci resta che incrociare le dita e sperare che i fatti non smentiscano il commissario…