Emergenza Covid, medici in trincea a Vibo «Contro il virus a mani nude»
La denuncia del presidente dell'Ordine Antonino Maglia: «Strutture inadeguate a fronteggiare la situazione e medici lasciati senza presidi sanitari che diventano fonte di potenziale contagio»
È assai preoccupato. Oggi più di ieri. «La situazione – ammette il presidente dell’ordine dei medici vibonesi Antonino Maglia – è allarmante». Non tanto per il numero dei contagi, ma per l‘inadeguatezza della strutture sanitarie a fronteggiare l’emergenza. Se fino a pochi giorni fa lo stesso medico giudicava esagerata la classificazione della zona rossa, oggi la pensa diversamente. «È chiaro che non abbiamo strutture sanitarie all’altezza. Mancano posti in terapia intensiva. Mancano i centri Covid e soprattutto – dice – mancano i presidi sanitari da fornire ai medici che senza protezioni adeguate si ammalano e diventano a loro volta untori».
La seconda ondata di contagi non ha infatti risparmiato gli operatori sanitari. Sono una cinquantina i medici affetti da Covid-19. Il motivo è presto detto: «Lavoriamo in trincea, in prima linea. Noi prendiamo il Covid perché visitiamo i pazienti». Lo stesso medico ricorda le recenti dichiarazioni del medico di famiglia di Polia, risultato positivo per esser andato nelle campagne a visitare i pazienti. «Noi – ricorda Maglia – operiamo con scienza e coscienza e con le poche armi che abbiamo, perché i presidi non ci vengono dati». Ma chi doveva fornirli? «L’Asp, naturalmente, o la protezione civile. Noi come ordine di medici abbiamo distribuito mascherine, ma è solo una goccia nell’oceano».
E sui vaccini antinfluenzali, la cui richiesta è aumentata in modo esponenziale, il medico invita la popolazione a non confondere l’influenza stagionale con il Covid: «Sebbene abbiano sintomatologie simili, sono due virus che camminano su due binari differenti». L’invito è dunque quello di evitare la corsa al farmaco antivirale, altrimenti le dosi non basteranno per tutti. «Diamo precedenza ai soggetti fragili, agli ultrasessantenni e a coloro che hanno patologie». E poi aggiunge: «C’è tempo fino a dicembre per la somministrazione del vaccino». Non c’è fretta dunque, anche perché le dosi sono finite e l’ambulatorio del Dipartimento di Prevenzione dell’Aspha deciso di affidare il servizio ai medici di famiglia. Ma non tutti hanno aderito. A tal proposito Antonino Maglia si rivolge direttamente ai vertici dell’Asp: «Attendiamo indicazioni su come ottemperare per quei pazienti dei medici che non effettuano i vaccini».