Coronavirus: Serra San Bruno e Fabrizia non più “zone rosse”
Una nuova ordinanza della Regione Calabria ritiene i due centri del Vibonese non più aree ad alto rischio contagio. Ma per gli spostamenti poco cambia
I comuni di Oriolo, San Lucido, Torano Castello (Cosenza) e Melito Porto Salvo (Reggio Calabria) restano “zona rossa” fino al 3 maggio, mentre da lunedì 27 aprile non sono più “zona rossa” i comuni di Montebello Jonico (Reggio Calabria), Cutro (Crotone), Rogliano, Bocchigliero (Cosenza), Chiaravalle Centrale (Catanzaro), Serra San Bruno e Fabrizia, nel Vibonese. Lo prevede un’ordinanza, la 34esima dall’inizio dell’emergenza coronavirus, adottata oggi dal presidente della Regione, Jole Santelli.
Nell’ordinanza si specifica che «nei comuni di Oriolo e Melito Porto Salvo continuano a manifestarsi incrementi nel tasso dei soggetti positivi per mille abitanti, dalla data di proroga delle disposizioni, che destano preoccupazione e, pertanto, appare opportuno il perseguimento puntuale delle misure specifiche applicabili in questi territori. Deve essere rafforzata, a cura del Dipartimento di Prevenzione, l’attività di monitoraggio e la valutazione circa l’eventuale trasferimento di individui positivi al Covid-19, dall’isolamento domiciliare ad altra idonea struttura, al fine di consentire la gestione dei casi problematici, consolidare il rallentamento dell’epidemia e determinarne l’inversione di tendenza». Per questo il presidente della Regione ha disposto che per Oriolo e Melito Porto Salvo «sono prorogate a tutto il 3 maggio le misure già fissate» da precedenti ordinanze regionali.
Per quanto riguarda Torano Castello e San Lucido – spiega il provvedimento di Santelli – «restano efficaci le disposizioni» previste da altre ordinanze la cui efficacia era già fissata fino a tutto il 3 maggio. Serra San Bruno e Fabrizia, dunque, smettono di essere considerate “zone rosse” dalla Regione Calabria, ma ai fini pratici cambia davvero poco in quanto ben prima dell’ordinanza della Santelli, gli spostamenti da un comune ad un altro sono stati vietati in tutta Italia dal Governo nazionale (se non per motivi di lavoro, salute e stati di necessità) ben prima dell’ordinanza della Regione Calabria. Divieto ad oggi ancora in vigore.