mercoledì,Aprile 23 2025

In pensione un anestetista dell’ospedale di Tropea, l’allarme di + Europa: «Prestazioni a rischio, Asp immobile»

La presidente Forelli punta il dito: «Perché non si fronteggia per tempo la situazione? Viviamo in una terra dove tutte le inefficienze sono possibili»

In pensione un anestetista dell’ospedale di Tropea, l’allarme di + Europa: «Prestazioni a rischio, Asp immobile»

«Da mesi si sa, e come non saperlo visto che è stato pubblicato sull’albo pretorio dell’Asp di Vibo Valentia, che a metà aprile sarebbe andato in pensione uno dei due medici anestesisti dell’Ospedale di Tropea. Anestesista la cui presenza ha garantito fino ad oggi gli interventi di Chirurgia urologica, chirurgia proctologica e interventi di Chirurgia ambulatoriale. È legittimo chiedersi come cittadini: perché una notizia che si conosce da tempo ci lascia in questo clima di incertezza, a pochi giorni dalla scadenza, e non si sono presi gli opportuni provvedimenti?». È quanto si chiede Caterina Forelli in rappresentanza del sodalizio + Europa Vibo.

Interventi a rischio

«Perché – si domanda ancora la presidente Forelli – chi è responsabile (ci sarà ogni tanto un “responsabile”) non ritiene di dover fronteggiare per tempo la situazione, considerato che ancora una volta verrà negato il diritto alla cura per migliaia di cittadine e cittadini del vibonese, che ancora sperano che le cose possano cambiare? Perché, malgrado vari commissariamenti, e a tutt’oggi chi governa la sanità vibonese è una terna commissariale, sembra che tutto sia pervaso da una sorta di impunità? Rimaniamo ancora una volta basiti, senza risposte da chi ha il dovere di darle, ma soprattutto senza neanche quel filo di speranza che serve, serve a noi cittadini per continuare a vivere in una terra dove tutte le inefficienze sono possibili, dove una buona notizia diventa “notizia” per i giornali».

Eppure, prosegue nella sua analisi l’esponente di + Europa «se fosse per la maggior parte del personale sanitario la nostra sarebbe una “buona sanità”, perché la disponibilità, l’accoglienza, le risposte in molti casi ci sono. Certo, sono quelle fatte di una quotidianità che non ha bisogno di scelte calate dall’alto. Uno dei commissari, durante un’intervista, ha puntualizzato una verità scomoda, “perché se è vero che cambia la classe politica, i commissari, e chi viene di volta in volta nominato” è pur vero che l’apparato amministrativo e burocratico non cambia, rimane sempre lo stesso. E allora ci chiediamo: quale speranza? La speranza che prima o poi vadano in pensione, e chi arrivi sia più competente e volenteroso? Non sarebbe invece il caso di fare scelte coraggiose? Perché se una classe dirigente non funziona, continua a mantenere il proprio posto posto? Quando anche il presidente della Regione Roberto Occhiuto parla di cambiamento necessario, cosa pensa di cambiare?».

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L’appello ai sindaci

La presidente Forelli scandisce: «Anche dai sindaci, autorità sanitaria massima nel comune che amministrano, arriva una flebile voce, di tanto in tanto. Togliersi la fascia, alzare la voce per tutti quei cittadini che rappresentano, e che sono lasciati soli, queste sarebbero scelte coraggiose. Coloro che ricoprono incarichi dirigenziali, che hanno la responsabilità di assicurare e garantire le i Livelli Essenziali delle Prestazioni devono trovare almeno il coraggio di dire pubblicamente a tutti i cittadini che si rivolgono all’Ospedale di Tropea, che tra qualche giorno non troveranno più numerose prestazioni». Ovvero interventi di chirurgia urologica, ambulatoriale e anche proctologica.

Amara la considerazione dell’esponente del sodalizio: «Finita la Santa Pasqua e la Pasquetta ci ritroveremo con in meno: due sedute chirurgiche a settimana per urologia, due sedute chirurgiche a settimana per proctologia e una seduta a settimana per chirurgia ambulatoriali, con l’aggravante che le prime due sono le uniche per tutta la Provincia. Dal 21 aprile, a meno di un miracolo, ancora una volta dovremo rivolgerci o ai santi in Paradiso, se qualcuno ne ha tra le conoscenze, o percorrere in lungo ed in largo la nostra bella Calabria, se si è fortunati, altrimenti rivolgersi a parenti e amici trasferiti nel resto d’Italia per lavoro. Perché si sa, siamo un popolo di emigranti, e solo davanti agli immigrati, più disgraziati di noi, possiamo sentirci meno soli».

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