Il sindaco di Serra rilancia la proposta della dottoressa Rodolico: «Il nostro ospedale valida alternativa a quello di Vibo»
Il primo cittadino Alfredo Barillari ha già proposto ai commissari dell'Asp di trasferire medici e pazienti al San Bruno in occasione dello sgombero dello Jazzolino: «Ci sono sale operatorie all'avanguardia, costate centinaia di migliaia di euro e subito chiuse»
Si leva anche da Serra San Bruno il No all’ipotesi di realizzare un ospedale da campo a Vibo Valentia per ospitare le sale operatorie e i tre reparti (Chirurgia, Ortopedia e Oculistica) che dovranno essere smantellati nel giro di un mese perché possano cominciare i lavori di adeguamento sismico dello Jazzolino. Un intervento da 25 milioni di euro, che Vibo perderà se non si inizierà in tempo, ossia entro la fine di febbraio. Solo un’ipotesi al momento, dato che ancora – nonostante il tempo stringa – una decisione ufficiale su dove “spedire” medici e pazienti non è stata presa. E nel valzer delle ipotesi e delle eventualità, s’inseriscono le opinioni e i suggerimenti di politica e di addetti ai lavori. Ieri, con un lungo post sui social, era stata la dottoressa Marianna Rodolico, in servizio al Pronto soccorso di Vibo, a sollevare forti dubbi sulla possibile realizzazione di «tende o container dove ora c’è il circo» per accogliere i malati. Una soluzione che per lei sa di «rivendicazione campanilistica, per non perdere la supremazia di un territorio “capitale”». Da qui, la propensione verso il trasferimento dei reparti a Tropea o Serra.
Un’idea che piace al sindaco della città di San Bruno, il quale con una lettera alla nostra testata sottolinea che «è vero, ci sono strutture ospedaliere che hanno reparti pronti ad accogliere i servizi per i malati». Alfredo Barillari dice di aver letto con attenzione le parole della dottoressa Rodolico: «Innanzitutto, ancora prima che da sindaco di Serra San Bruno, mi preme ringraziare da cittadino l’impegno che la dottoressa e tutti i suoi colleghi, medici cubani compresi, portano avanti quotidianamente per offrire servizi sanitari che, nonostante i loro sforzi e non per loro colpa, nella provincia vibonese sono molto al di sotto dei livelli essenziali degni di una sanità pubblica garantita dalla costituzione. Lo faccio da giovane che ha deciso di ritornare nella sua terra per dare il proprio contributo e da figlio di medici che mi hanno trasmesso l’importanza della dignità del malato, tema che in Italia e soprattutto in Calabria è oggi di primaria attualità».
Barillari poi spiega che l’ospedale di Serra – per il quale ormai da mesi cittadini e movimenti si battono, contro un depotenziamento – è pronto ad accogliere i reparti che a breve dovrebbero restare senza sede a Vibo: «Al San Bruno ci sono sale operatorie all’avanguardia, costate centinaia di migliaia di euro, che poco dopo la loro inaugurazione hanno visto, alcuni anni fa, la chiusura del reparto di Chirurgia. Sono disponibili ad ospitare i servizi che Vibo vedrà sospesi, come ho già avuto modo di riferire ai commissari dell’Asp. Anche il reparto di Medicina Interna, che ha sempre ospitato malati provenienti dal resto della provincia. Oltre ad offrire una soluzione più che dignitosa in confronto ad ospedali da campo, si inizierebbe, così, ad attuare il Dca commissariale di novembre che prevede per il San Bruno, 5 postazioni di Day Surgery, 30 posti letto di medicina interna, un nuovo reparto di Riabilitazione».
Proprio riguardo all’attuazione del decreto del commissario ad acta, domani si terrà un sit-in davanti alla sede dell’Asp di Vibo Valentia: saranno presenti sindaci dell’area montana, cittadini e associazioni, per chiedere ai commissari di dare seguito al Dca in questione. Una manifestazione che, spiega Barillari, «vuole portare a riflettere su tutti i temi aperti di questa martoriata sanità territoriale. I sindaci comprendono bene le esigenze dei loro cittadini e sono attivi ogni giorno nel risolvere i problemi e provare a migliorare le realtà che amministrano: credo che lo abbiamo dimostrato anche nel periodo del Covid quando, a mani nude, sopperivano con tamponi e tracciamenti a tutti i buchi della sanità territoriale; così come ci ribelliamo a qualsiasi tipo di chiusura che riguarda i servizi per i cittadini».
Secondo il sindaco serrese, «è dunque tempo di scelte, per molti versi coraggiose. L’appello che condivido è di farle nell’interesse del malato che può senza problemi raggiungere altre zone del territorio per affrontare il proprio percorso terapeutico. Serra San Bruno – conclude – è pronta a riaprire i reparti chiusi negli anni da una politica miope; così come i serresi sono pronti ad abbracciare, con la loro ospitalità, medici e pazienti che potranno usufruire di servizi in un vero Ospedale anziché in tende da campo di emergenza».