Sanità vibonese nel caos dopo il mancato rinnovo di infermieri e oss: «Valzer di trasferimenti e in un reparto stop ai ricoveri»
Operatori sanitari spostati da un ospedale all'altro e difficoltà a coprire tutti i turni, la denuncia del sindacato Nursing Up che avverte: «Ci stiamo muovendo in ogni sede, anche giudiziaria, per difendere i diritti di lavoratori e pazienti»
«Al peggio non c’è mai fine». Inizia così la denuncia del sindacato Nursing Up sui disagi che la sanità vibonese si sta ritrovando a vivere dopo il mancato rinnovo dei contratti di oltre venti tra infermieri e oss. Trasferimenti da un reparto all’altro, o addirittura da un ospedale all’altro a decine di chilometri di distanza, per gli operatori sanitari rimasti in servizio e in un caso addirittura il blocco dei ricoveri a causa della mancanza di personale.
«Precari? Hanno tamponato carenze d’organico e garantito assistenza»
Degli oltre quaranta operatori sanitari in scadenza al 31 dicembre scorso, solo 4 oss e 13 infermieri hanno ottenuto una proroga di due mesi. Tutti gli altri sono rimasti a casa, un «amaro regalo di fine anno» dice il sindacato che quasi rifiuta per questi lavoratori l’etichetta di “precari”: reclutati in pandemia e in servizio alcuni da oltre tre anni, «si sono guadagnati sul campo un ruolo rilevante all’interno delle unità operative e dei servizi dell’Asp, avendo tamponato carenze ataviche di organico e avendo contribuito con la loro professionalità ed esperienza a garantire l’erogazione dei servizi sanitari essenziali alla popolazione della provincia di Vibo Valentia. Gli stessi lavoratori precari, da circa due anni oramai, erano in attesa della procedura di stabilizzazione in quanto in possesso dei requisiti di legge che consistono in 18 mesi di anzianità di servizio di cui 6 espletati nel periodo della pandemia Covid-19. I nostri ex “eroi”, ad oggi, hanno superato ampiamente il requisito dei 18 mesi, avendone raggiunti più di 36. Ed ecco che la nostra Asp – denuncia Nursing Up – è riuscita ancora una volta a distinguersi in peggio anche dalle altre aziende sanitarie della regione Calabria. Infatti è rimasta l’unica a non aver completato le procedure di stabilizzazione di tutti i precari Covid». Anzi, non solo i precari vibonesi sono stati stabilizzati, «l’Asp li ha mandati a casa avendo superato il limite massimo consentito dalla legge per i contratti a tempo determinato, cioè 36 mesi».
Sullo sfondo, la vicenda degli esuberi che tanto ha fatto discutere in questi giorni e che il sindacato definisce «fantomatica e surreale». «L’esubero è stato decretato dal Dipartimento Salute della Regione Calabria in seguito ai dati (errati) trasmessi dall’Asp di Vibo Valentia. Ovviamente si tratta di un madornale errore, in quanto anche un passante che si trovasse ad attraversare i corridoi degli Ospedali della nostra provincia si accorgerebbe dell’assurdità di tale affermazione, in quanto i reparti risultano costantemente in grande sofferenza per la cronica carenza di infermieri e oss».
Trasferimenti e stop ai ricoveri
Ora a pagare le conseguenze di tutta questa situazione – oltre 20 infermieri e oss “licenziati” e altrettanti prorogati ma solo per altri due mesi – è la già disastrata sanità vibonese. «Chi si occupa di gestire il personale dell’Asp, dovendo sopperire ai gravi disagi causati dal mancato rinnovo dei precari, disagi che certificano in pratica l’assenza di esuberi, ha pensato bene di lanciarsi in un valzer di trasferimenti da un reparto all’altro, degli incolpevoli lavoratori superstiti. Infermieri e oss si sono visti trattare come pedine su una scacchiera e non come persone e professionisti». Nei giorni scorsi era stato anche il movimento politico “Serra al centro” a sollevare il problema del trasferimento di alcuni operatori sanitari dall’ospedale montano, paventando un impoverimento di quest’ultimo.
Prosegue il sindacato: «Tale attività definita “mobilità interna”, normata da leggi dello Stato, da contratti nazionali e da regolamenti che ovviamente sono stati calpestati e violati più volte, può essere attivata solo dopo un’attenta valutazione e previa valida motivazione. Addirittura si è proceduto a trasferire a più di 30 km di distanza dalla propria sede di lavoro, dipendenti che godono dei benefici di legge riservati ai familiari di soggetti affetti da disabilità gravi (Legge 104/92) allontanandoli dal domicilio delle persone che devono assistere per legge. Una madre di tre figli minori e separata dal proprio coniuge il quale risiede lontano dai minori, si è vista allontanare dal luogo di residenza dei propri figli. Un infermiere è stato interessato addirittura da cinque procedure di trasferimento in un anno; fattispecie che potrebbe configurare il reato di mobbing».
Tutti episodi che sono stati posti all’attenzione dello studio legale del sindacato Nursing Up per i provvedimenti del caso. «È superfluo sottolineare – si aggiunge – che tali trasferimenti non hanno fatto altro che causare disagi e ulteriori carenze di organico nelle unità operative da cui i lavoratori sono stati allontanati, scatenando la reazione e l’ira di primari e coordinatori che si sono trovati dall’oggi al domani con i turni scoperti e per giunta senza una motivazione valida e senza essere stati consultati preventivamente. A tal proposito, ci è stata segnalata la chiusura ai ricoveri in un reparto di Medicina Generale dell’Asp, proprio per l’assenza di personale di supporto assistenziale. Insomma, una storia infinita di inefficienza gestionale e di mancanza di programmazione».
Il Nursing Up, sindacato maggiormente rappresentativo a livello nazionale e primo sindacato nell’Asp di Vibo, fa quindi sapere che si sta muovendo in ogni sede, anche giudiziaria, per tutelare i diritti dei propri associati e, di concerto con tutte le altre sigle sindacali, per «difendere i diritti di tutti gli altri lavoratori e dei cittadini-utenti che stanno subendo i disagi causati da una gestione scellerata del personale sanitario e sociosanitario».