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Farmacie pronte allo “sciopero del Cup”, Battistini (Asp): «Non mi faccio ricattare, se continuano così i soldi non li vedono»

Intervista al commissario dell’Azienda sanitaria vibonese che risponde allo stato di agitazione dei 79 esercizi presenti sul territorio che da mesi non ricevono i rimborsi per le medicine erogate: «Quando sono arrivato c'erano 20mila ricette non caricate». E spiega: «Clima pesante in attesa delle decisioni sullo scioglimento»

Farmacie pronte allo “sciopero del Cup”, Battistini (Asp): «Non mi faccio ricattare, se continuano così i soldi non li vedono»

«Io ricatti non ne subisco da nessuno. Se vogliono andare allo scontro frontale commettono un errore, perché allora io mi fermo per attendere gli esiti dell’indagine della commissione di accesso agli atti. Così i soldi li vedranno tra qualche anno. Intanto, però, sappiano che eravamo già pronti a liquidare il mese di maggio».

Il generale Antonio Battistini, commissario dell’Asp di Vibo Valentia, sulla quale pende la prospettiva di uno scioglimento per infiltrazioni mafiose, non ha nessuna intenzione di farsi intimidire dalla clamorosa iniziativa di Federfarma, che ha annunciato l’adesione di tutte le 79 farmacie della provincia vibonese allo “sciopero del Cup”: dal 9 settembre i farmacisti non svolgeranno più il servizio di prenotazione delle visite specialistiche per conto dell’Asp

Un disagio notevole per gli utenti, soprattutto i più anziani. Il motivo dell’agitazione sindacale – hanno spiegato il presidente e il segretario di Ferderfama – «è la grave situazione debitoria che pesa sull’Azienda sanitaria provinciale», che da mesi non rimborsa i medicinali erogati dal sistema sanitario pubblico sulla base delle ricette.

L’intervista

Generale, come è stato possibile arrivare a questo punto?
«Quando sono arrivato qui, nel giugno del 2023, ho trovato una situazione disastrosa, con circa 20mila ricette non caricate nel sistema e la farmacia territoriale ridotta ai minimi termini. In più, a luglio di quell’anno, il dirigente si è dimesso. Niente ricette, niente rimborsi. Sono stati fatti sforzi enormi per rimettere tutto in carreggiata. Abbiamo incaricato due ditte esterne affinché caricassero nei database le ricette e tra qualche giorno, a settembre, verrà espletato il concorso per assegnare il posto di direttore della farmacia territoriale. Insomma, non stiamo con le mani in mano».

Sì, ma i farmacisti hanno ragione, non li pagate…
«Io non dico che le loro istanze siano infondate, ma il metodo non è quello giusto».

Non l’hanno mai contattata, non hanno cercato un confronto diretto?
«No. Loro scrivono al prefetto, il prefetto scrive a me e io rispondo per iscritto al prefetto. Sappiano però che se si tratta di scrivere sono bravo…».

Resta il fatto che l’Asp non rimborsa i medicinali erogati dalle farmacie…
«L’ultimo pagamento risale ad aprile scorso. Sono tre mesi non trent’anni. E proprio in queste ore abbiamo avviato le procedure per liquidare il mese di maggio. In una situazione come quella in cui versa l’Asp di Vibo mi sembra un ritardo comprensibile».

Che situazione?
«Di certo all’Asp in questo momento non si vive un clima tranquillo. Gli uffici sono come sospesi, in attesa, perché il futuro è incerto e non si sa cosa accadrà».

Allude alla commissione d’accesso agli atti per infiltrazioni mafiose e al possibile scioglimento?
«Sì, certo. È comprensibile che l’apparato burocratico viva questo disagio. Ma non io. Io vado avanti. Ma se i farmacisti vogliono lo scontro diretto, la prova di forza, sbagliano, perché allora mi fermo anch’io e tanti saluti».

Tre mesi senza pagamenti sono sempre tre mesi…
«Ma mica l’Asp è la loro unica fonte di reddito. Ripeto: stiamo pagando. Con difficoltà e grandi sforzi, ma stiamo pagando. Non capisco questo atteggiamento conflittuale».

Cosa dovrebbero fare allora?
«Dovrebbero confrontarsi con me, chiamarmi, chiedere un incontro. Non nego la legittimità delle loro istanze e insieme potremmo esplorare le possibili soluzioni, come gli anticipi di cassa. Ma se vogliono lo scontro frontale, mi fermo e attendo le decisioni delle autorità superiori. Poi i soldi non so quando li vedranno».

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