«Mia madre di 93 anni in attesa per 8 ore al Pronto soccorso di Vibo e poi ricoverata in barella»
La denuncia di un lettore di Vazzano: «Dalle 16 a mezzanotte prima che la visitassero. Ora è in reparto su una brandina perché non ci sono posti»
Un’attesa lunga ore e ore in Pronto soccorso, la visita a notte fonda che certifica il bisogno di un ricovero, la mancanza di posti letto e la possibilità di rimanere in reparto solo su una barella. È la brutta avventura capitata a una 93enne di Vazzano nell’ospedale di Vibo Valentia. Ad esprimere tutta la sua amarezza e l’indignazione per «un’esperienza che non augurerei a nessuno» è il figlio.
Quello dei Pronto soccorso presi d’assalto e dei reparti saturi, soprattutto nei mesi estivi, è un film già visto in Calabria. Nei giorni scorsi hanno fatto scalpore le immagini delle barelle in fila nei corridoi del Pugliese di Catanzaro e in quanto a sovraffollamento non è da meno il Pronto soccorso dello Jazzolino, con il primario Vincenzo Natale che ai nostri microfoni ha parlato di circa 300 pazienti al giorno. Ma torniamo alla disavventura dell’anziana di Vazzano, affetta da demenza senile e con alle spalle una lunga battaglia contro due tumori.
Ieri pomeriggio, il peggioramento delle condizioni e la decisione – in accordo con il suo medico – di portarla in Pronto soccorso. «Siamo arrivati intorno alle 16, mia madre è stata condotta nella sala del triage dopodiché è rimasta in attesa per ben otto ore, fino a mezzanotte. Trovo inaccettabile – denuncia l’uomo – che un’anziana in condizioni di salute così delicate sia stata costretta a sopportare un’attesa così lunga e snervante, seduta su una sedia».
Arrivata la mezzanotte qualcosa si muove: «Mia madre è stata finalmente portata nel reparto di Neurologia, dove, dopo ulteriori accertamenti, è rimasta in attesa fino a circa le tre di notte. Poco dopo, un medico ci ha comunicato che mia madre avrebbe necessitato di un ricovero, ma che purtroppo non c’erano posti disponibili. Incredibilmente, ci è stato consigliato di firmare le dimissioni e di cercare un’altra struttura per il ricovero. Data l’ora tarda e considerate le gravi condizioni di salute di mia madre, abbiamo deciso di non firmare le dimissioni. Di conseguenza, mia madre è stata infine ricoverata su una barella (dove si trova anche stamattina), un trattamento che ritengo degradante e umiliante».
L’uomo si rivolge quindi all’Asp di Vibo Valentia, chiedendo se «questo tipo di gestione rientri nella normalità». Grande l’amarezza e la delusione per «il modo in cui la situazione è stata gestita». Il figlio della 93enne chiede infine un intervento di chi di dovere per fare in modo che «altri pazienti non subiscano un trattamento simile».