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A Santa Domenica di Ricadi si parla di diritto alla salute e dello stato dei consultori familiari

Nel corso dell'assemblea, che ha visto la partecipazione dei rappresentanti di Fronte Comunista, si è anche discusso della situazione all'ospedale di Tropea

A Santa Domenica di Ricadi si parla di diritto alla salute e dello stato dei consultori familiari
L’ospedale di Tropea

Assemblea pubblica a Santa Domenica di Ricadi organizzata dal comitato cittadino di Calabria sociale. Tema dell’incontro il depauperamento dell’ospedale di Tropea. L’argomento ha richiamato cittadini da diverse province. Presenti le attiviste di Cittadinanza Attiva di Vibo Valentia, i sindacalisti di Usb sanità di Catanzaro, i militanti del comitato per la riapertura dell’ospedale di Oppido Mamertina. Si è anche discusso dei consultori familiari. «Quello del consultorio familiare, come sappiamo – si legge nel comunicato stampa a firma di Fronte Comunista Calabria – è un istituto frutto delle lotte politiche degli anni Settanta, che condussero per la prima volta ad un’accettabile applicazione pratica delle norme Costituzionali. Il consultorio, per le sue caratteristiche di prossimità e di interdisciplinarità, può prendere in carico la salute delle donne e delle coppie ed occuparsi del loro benessere in maniera inclusiva e a 360 gradi».

«La situazione nella provincia di Vibo Valentia, per quanto riguarda i consultori familiari, risulta molto deficitaria e il problema principale è proprio il mancato turnover del personale, che rende impossibile garantire tutti i servizi che sarebbero competenza di un consultorio. Proprio su Tropea, ad esempio, la nostra inchiesta rivela come, nonostante i locali del consultorio (al piano terra del nosocomio cittadino) siano idonei e presentino, anzi, l’unico colposcopio nei consultori della provincia (a Vibo Valentia e a Serra San Bruno non c’è), l’ostetrica e l’assistente sociale si trovano a lavorare da sole, non c’è più una psicologa, la ginecologa è presente a lavorare solo come specialista e non tutti i giorni ma solo il mercoledì e il giovedì, e alle sue visite vi si accede quindi solo con prenotazione. Se un elemento del personale si assenta l’intero servizio è bloccato. Lo staff è già prossimo alla pensione e, come dichiarano delle utenti del consultorio stesso e anche parte del personale». A parere di Fronte Comunista, «la situazione è ancora più drammatica nel consultorio di Serra San Bruno, nel quale si trova a lavorare soltanto un’ostetrica e, per questo, si effettuano solo le seguenti prestazioni: corsi di preparazione al parto, assistenza al puerperio, promozione dell’allattamento al seno e Pap test».
Nel corso del dibattito si è anche discusso di piano di rientro sanitario e della fuga dei professionisti dal settore pubblico verso il privato che «rendono impossibile – sostengono – un vero funzionamento dei consultori familiari soprattutto nelle zone periferiche della provincia e della regione. L’interruzione volontaria di gravidanza, la possibilità di fare ecografie e di avere sostegno psicologico sono sempre più riservate, nel nostro territorio, a chi dispone dei mezzi economici e dei contatti sociali necessari a garantirsi una visita in uno studio privato o in un’altra regione. Anche per questo, risulta evidente – concludono – che l’unica classe sociale che può realisticamente lottare per il pieno ripristino della funzionalità di questi enti è quella composta da lavoratori e altri ceti popolari».

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