venerdì,Ottobre 18 2024

Tropea, contro l’ospedale di comunità l’ex direttore sanitario Mazzitelli e Piserà

Entrambi invocano la Conferenza dei sindaci per un atto aziendale «illegale e contro il Programma operativo sanitario regionale 2022/25»

Tropea, contro l’ospedale di comunità l’ex direttore sanitario Mazzitelli e Piserà
L'ospedale di Tropea

«La sanità vibonese va in malora e i sindaci del comprensorio cosa fanno? Quali sono le iniziative tese a porre un argine al progressivo decadimento dei livelli assistenziali intraprese dalle forze politiche, sociali e dagli operatori sanitari?» Questi sono alcuni dei quesiti che sollevano l’ex direttore sanitario del presidio ospedaliero di Tropea Tino Mazzitelli assieme al consigliere di minoranza del Comune di Tropea Antonio Piserà, a dare man forte all’appello di mobilitazione generale che da più parti si sta nuovamente lanciando. L’ospedale di Tropea, da presidio sanitario di primo livello, «viene penalizzato e depotenziato a ospedale di comunità attraverso la creazione di un dipartimento funzionale interaziendale oncologico, area medica. Il che è inficiato da illegalità in quanto un tale ridimensionamento può essere legalmente possibile se inserito in una struttura dismessa o da dismettere». [Continua in basso]

Antonio Piserà (Noi con Salvini)
Antonio Piserà

«Al punto in cui siamo non è più procrastinabile la convocazione della Conferenza dei sindaci per determinare obiettivi chiari da tradursi in risultati visibili e concreti. Forse – ricordano – è poco noto che i sindaci sono il punto centrale per l’organizzazione sanitaria aziendale, sia nella fase di progettazione che in quella di organizzazione dei servizi. La Conferenza, di fatto contribuisce a definire le linee di indirizzo per l’impostazione programmatica dell’Asp. È ancora possibile fermare l’opera di demolizione sanitaria. Per questo è necessaria una mobilitazione dei sindaci, delle forze politiche, sociali, del volontariato e dei cittadini alfine di far sentire la loro voce e il proprio sdegno contro provvedimenti indegni che puniscono un’intera comunità». L’atto in questione, per Mazzitelli e Piserà «è da respingere in toto. Presenta reali incongruenze rispetto a quanto previsto dal Programma operativo sanitario regionale 2022/25 e va nella direzione opposta, cancellando i servizi sanitari che dagli anni ’80 in avanti erano stati garantiti nel nome del servizio sanitario nazionale basato sull’universalità delle prestazioni a favore dei cittadini».

L’ex direttore sanitario Tino Mazzitelli

«Nel momento in cui importanti avvenimenti come la stesura dell’atto aziendale in questione, redatto senza il minimo coinvolgimento delle istituzioni locali, vengono a caratterizzare la politica sanitaria vibonese, da parte di tutte le forze istituzionali della provincia si registra un silenzio assordante che non giova certo alla sanità e ai cittadini utenti e che denota un’apatia e un’indolenza che di fronte ad eventi così importanti è sicuramente indice di scarsa responsabilità». Per Mazzitelli e Piserà, questo comportamento fa il paio con il passato, «quando i sindaci hanno preferito defilarsi e abdicare ai compiti istituzionali, contribuendo al progressivo degrado della sanità».

Quanto sta accadendo «per metodo e merito non si configura come un obiettivo teso a incrementare l’assistenza sanitaria e quindi la tutela della salute qualitativamente appropriata dei cittadini. La quasi segretazione del provvedimento ed il mutismo attorno ad esso sono di fatto procedimenti illiberali e contrari ad ogni criterio di trasparenza, principio basilare di democrazia. Assistiamo al triste epilogo di un iter spedito al collasso totale della sanità nel corso di un riordino della rete ospedaliera che, sotto la copertura di necessari tagli agli sprechi, consuma scelte scellerate mascherate da promesse di paventato rigore e sopprime i pochi servizi territoriali ancora esistenti», escludendo «la logica degli Ospedali Riuniti che, vista la variegata rete ospedaliera presente sul territorio meriterebbe una più attenta riflessione. Inoltre – aggiungono – contrae i Distretti sanitari, declassandoli a strutture semplici senza fornire valide alternative alla medicina del territorio».

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