Jazzolino, la Rodolico continua a denunciare le problematiche del Pronto soccorso
La dottoressa si chiede e osserva: «Perchè non imporre ordini di servizio facendo girare a turnazione i medici dei reparti iniziando da coloro che hanno già lavorato al Pronto soccorso? Decisione drastica e poco politica?»
«E così l’opinione pubblica sa che i problemi del personale nel Pronto soccorso sono stati risolti, basta scrivere sul giornale che il management ha reclutato cinque medici e tutti siamo felici e contenti. Ma è questa la verità? Assolutamente no». Sono le parole di Marianna Rodolico, storica dottoressa del Pronto soccorso di Vibo Valentia, in passato anche oggetto di aggressioni, sempre attenta alle vicende sanitarie che attengono soprattutto al presidio di primo soccorso dell’ospedale Jazzolino.
La dirigente, in un post pubblico affidato ai social, torna a parlare della carenza di medici evidenziando come la situazione non sia di certo cambiata con l’arrivo di cinque specialisti che hanno «accettato, alla “misera” cifra di 100 euro lordi l’ora, di dare il loro “contributo”, o meglio, “una mano”, per lo “smaltimento” del lavoro in Pronto soccorso. Meno male – ha proseguito – che le cose sulla regolamentazione del pagamento sono state chiarite, altrimenti, come si era prospettato all’inizio, per quella “modica cifra”, avremmo avuto una folla enorme di volontari, appartenenti alla classe medica, pensionati e non, che si erano fatti avanti per aiutare i pochi superstiti degli ultimi periodi. Il tutto si commenta da sé».
La Rodolico, inoltre, chiarisce come: «Quei cinque medici che hanno dato la disponibilità, reclutati nell’ambito degli specialisti strutturati, andranno a coprire massimo due-tre turni al mese di 6 ore, quantità irrisoria in relazione alla carenza», aggiungendo che «questi professionisti non hanno molta dimestichezza con le problematiche del reparto e con la tipologia di lavoro, cosa che rallenterebbe ancor di più il tempo utile alle visite, caricando sul collega “indigeno”, ahimè, il doppio del lavoro». [Continua in basso]
Con la schiettezza che la contraddistingue, Marianna Rodolico ha quindi “tuonato”: «Mi chiedo perchè questo “sciupio” di denaro. Perché svendere la professionalità? Per quale motivo questa disparità di trattamento remunerativo, che oltraggia la dignità di ognuno, deve essere considerata la priorità risolutiva in una carenza di organico? Se siamo in emergenza, – ha precisato – agiamo in emergenza, direttori e ballerini. E allora perché non imporre ordini di servizio facendo girare a turnazione i medici dei reparti iniziando da coloro che hanno già lavorato al Pronto soccorso? Forse perché non si ha il coraggio di prendere una decisione drastica e poco politica? Perché non trasformare il Pronto soccorso di Serra San Bruno e di Tropea a solo diurno (h 12) e la notte lasciare la guardia medica, considerando che in tali sedi il numero degli accessi notturni è scarso e, spesso, peraltro, i pazienti dirottati a Vibo»?
Quindi l’affondo della dottoressa: «Bene, è più facile promettere denaro effimero che risparmiare, creando malcontenti e ritorsioni da cui il tornaconto non potrebbe che essere negativo». La dottoressa, infine, evidenzia la necessità di «ricominciare dalle origini, dal concetto di bene comune, di società civile e unita, di benessere sociale e sanitario distribuito a tappeto; ma è un discorso lungo, molto lungo che ci fa tornare indietro, quando ancora esisteva il rispetto tra uomini e l’amore per il prossimo e in particolare per il malato. In questa nostra realtà non si vogliono fare le cose che porterebbero ad uno stato di benessere e chi ci rimette in tutto questo sono il povero, il malato, il lavoratore silenzioso e cosciente. Perciò svegliamoci da questo sopore crudele e uniamoci nella difesa dei nostri diritti».
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