Nicotera, Buccafusca: «Il nostro ospedale spogliato negli anni, nel Vibonese figli e figliastri»
La consigliera comunale di MoviVento contro la decisione dell'Asp di realizzare una Centrale operativa territoriale: «L'annunciata e promessa Casa di comunità ha preso altri lidi, siamo delusi e rammaricati»
«Leggendo la delibera dell’Asp di Vibo Valentia, la numero 635 del 4 maggio scorso, viene spontaneo pensare ai corsi e ricorsi storici. Mi riferisco alla storia molto triste dell’ospedale di Nicotera, che ha subìto una vergognosa spogliazione che serviva a vestire altri altari. Oggi, dopo più di trent’anni la storia si ripete. Basta leggere la delibera di cui sopra, per vedere che l’annunciata e promessa Casa di Comunità destinata a Nicotera ha preso altri lidi e al suo posto avremo una Centrale Operativa Territoriale». Così in una nota il consigliere comunale di Nicotera Maria Adele Buccafusca, a nome di tutto il gruppo di opposizione MoviVento, commenta le ultime decisioni dei vertici sanitari circa le strutture sanitarie presenti in provincia. In particolare, grazie alle risorse del Pnrr, verrà finanziata la realizzazione di una Centrale operativa territoriale a Nicotera e dell’ospedale di comunità a Tropea. [Continua in basso]
«Così senza tante spiegazioni – prosegue Buccafusca -, la dirigenza sanitaria provinciale, ha escluso il nostro Comune dalle 57 Case della Comunità previste dalla Regione Calabria, inserendo al suo posto una Centrale Operativa Territoriale. Sappiamo che la differenza degli interventi tra la Casa della Comunità e la Centrale Operativa Territoriale, sono di sostanza e non di forma. La prima è concepita come un presidio per erogare cure direttamente sul territorio e al suo interno sono previsti medici specialisti, tra cui un pediatra, infermieri professionali e un punto prelievo, nonché strumentazione polispecialistica per la presa in carico di tutti i pazienti. Il costo da sostenere per ciascuna è pari ad un milione e mezzo. Diversamente le Centrali Operative mirano a potenziare l’assistenza domiciliare attraverso la presa in carico della popolazione superiore ai 65 anni d’età e affetta da patologie croniche».
Buccafusca quindi si chiede: «Il resto della popolazione cosa potrà fare? Dovrà necessariamente spostarsi, anche in caso di emergenza? Comunque – aggiunge – sappiamo che la funzione della Centrale si limiterà a mettere in contatto il sistema di emergenza/urgenza e l’ospedale coordinando i servizi domiciliari. In tutta la Calabria ne sono previsti 19 per una spesa di 170 mila euro ciascuna. E la differenza esponenziale degli investimenti economici, anche qui, sono di sostanza e non forma». [Continua in basso]
L’esponente di MoviVento prosegue: «Esprimiamo tutto il nostro rammarico nel constatare che ancora una volta, il nostro territorio – che d’estate raggiunge i 20 mila abitanti e i cui servizi sanitari rimasti funzionanti, accolgono anche i comuni limitrofi, da Joppolo, Limbadi, a Rombialo – è stato ignorato, nonostante nel tempo si siano verificate pacifiche mobilitazioni e colloqui intercorsi tra delegazioni di cittadini e dirigenza sanitaria provinciale. Esprimiamo tutta la nostra delusione che ancora una volta penalizza la nostra comunità che non può e non deve arrendersi a fronte di decisioni miopi e strabiche. Possibile che non si vuole tenere conto delle esigenze di un intero territorio, che da sempre chiede il diritto alla salute e il rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza Sanitaria, come prevede la legge e la Costituzione? Le autorità preposte intervengano – è la conclusione – perché il Vibonese non può essere diviso, ancora dopo trent’anni, in figli e figliastri. Così come non è possibile una guerra tra poveri. Noi non ci stiamo».
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