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Sanità, Claudio Cricenti: «Calabresi non tutelati». Il “caso” Vibo e l’invito alla politica a fare presto

Il responsabile provinciale del Codacons sollecita la creazione in Calabria della Neuropsichiatria infantile: «Basta ai viaggi della speranza, basta sentirsi persone sfortunate, genitori che non possono dare ai propri figli le medesime possibilità di riabilitazione»

Sanità, Claudio Cricenti: «Calabresi non tutelati». Il “caso” Vibo e l’invito alla politica a fare presto
L'ospedale "Jazzolino"
Claudio Cricenti (Codacons)

«La Neuropsichiatria infantile in Calabria che fine ha fatto? Dai neonati alle famiglie, dalle malattie genetiche ai disturbi, la Calabria fino ad ora ha scelto di non tutelare i propri cittadini. Bambini che appena nati potrebbero ricevere una diagnosi genetica ed iniziare una cura precoce. Intere famiglie che a pochi giorni da una nascita non sarebbero più costrette a lasciare la propria terra, il lavoro, magari un figlio e separarsi per portare un neonato in una struttura specialistica extra regionale. Ma così oggi non è». Claudio Cricenti, responsabile provinciale di Vibo Valentia del Codacons è un autentico fiume in piena. I nodi della sanità per «l’ennesima volta» finiscono nel mirino del Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori. L’interessato, quindi, invita a dire «basta agli infiniti viaggi e non narrabili difficoltà per ogni day hospital di controllo da eseguirsi fuori regione. Sconfiggiamo il timore di vedere stare male il proprio piccolo con l’incubo dell’ennesimo, per giunta non agevole, trasferimento in elisoccorso. Al bando lo sgomento, il senso di abbandono che bambini e famiglie provano quando – tornati in Calabria – dovrebbero avviare il percorso di riabilitazione territoriale e la rete di controlli». [Continua in basso]

Il cambiamento inizi dalla Neuropsichiatria infantile

In Calabria, dunque, a parere di Claudio Cricenti, per realizzare tutto ciò «bisognerebbe iniziare creando – si badi siamo l’unica regione d’Italia – un reparto ospedaliero di Neuropsichiatria infantile, quel reparto che il Ministero ha certificato al Codacons manca. Non è più tollerabile – tuona il responsabile del Codacons – che dinanzi ad un dato oggettivo, quale quello della migrazione sanitaria specie per patologie legate all’età dello sviluppo, la Calabria ancora discuta sul se, come e quando assicurare ad un numero, per giunta mai censito in maniera piena ed esauriente,  importantissimo e grave di pazienti che necessitano della Npi. Basta ai viaggi della speranza, basta sentirsi persone sfortunate, genitori che non possono dare ai propri figli le medesime possibilità di riabilitazione di un bimbo che sol perché vive a Pisa ha a disposizione i servizi della Stella Maris».

«Discriminazione sanitaria che diventa anche lavorativa, sociale»

Detto questo, sempre il responsabile provinciale del Codacons non manca di ricordare che «in Calabria abbiamo eccellenze professionali, molte ce le stiamo facendo scappare proprio nel campo della Neuropsichiatria infantile, ma per il Codacons è giunta l’ora di dire basta, o meglio, dare un presente a famiglie e bambini calabresi che non è giusto vivano e subiscano una discriminazione sanitaria gravissima. Discriminazione sanitaria – viene fatto notare – che diventa anche lavorativa, sociale ed intima. Chi è costretto a migrare per un banale controllo di routine e poi tornato in Calabria sa che non riceverà alcun tipo di assistenza è un cittadino discriminato. Parimenti i medici ed il personale sanitario che in Calabria sono validissimi ed altamente specializzati ma che si trovano costretti ad operare senza strutture, senza personale e senza strumenti». [Continua in basso]

Il “caso” Vibo e l’invito alla politica a fare «scelte immediate»

Il responsabile provinciale del Codacons non dimentica, poi, la sanità pubblica vibonese. In particolare, Claudio Cricenti sottolinea che «se parliamo di Vibo Valentia dobbiamo ricordare che all’ospedale “Jazzolino” vi è una Pediatria altamente qualificata ma che da anni con il suo dirigente si batte proprio per assicurare quelle figure (un neuropsichiatra infantile e/o un neurologo pediatrico) e quegli strumenti necessari per assicurare all’intera provincia e non solo servizi che oggi non vi sono. Da Vibo Valentia non bisogna andare a Roma per un elettroencefalogramma, piuttosto che per un ordinario controllo dei valori dei farmaci nel sangue. Oggi esiste la telemedicina, ma ancor di più esiste il diritto alla salute che non deve subire pregiudizi dalla discriminazione territoriale».

Da qui, quindi, l’invito finale alla politica e agli amministratori ad assumere «immediate e non formalistiche scelte. Ciò che serve per iniziare è una Unità operativa complessa di neuropsichiatria infantile e che sia ospedaliera e che consenta poi alla rete territoriale, tutta da strutturare e formare soprattutto in termini di riabilitazione, di assicurare quei programmi di controllo, monitoraggio e riabilitazione essenziali affinché alla fase di diagnosi e valutazione specialistica si associno i vantaggi della fase di presa in carico effettiva del paziente. Oggi il paziente (anzi il piccolo paziente) calabrese non è preso in carico dal sistema regionale ma affidato alle famiglie che pur di aiutarlo si indebitano, si sfasciano e si sentono sempre più discriminate rispetto a chi vive lo stesso dramma in un contesto regionale assolutamente ben diverso. La Regione  – questa la conclusione di Claudio Cricenti – deve fornire una risposta con i fatti, anzi con gli atti per far cessare una gravissima discriminazione che di fatto crea in danno dei pazienti e delle famiglie calabresi».

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