La storia di “Chicco”, in fuga dalla guerra e accolto da un intero reparto dello Jazzolino -Video
Il piccolo ucraino di soli tre mesi è arrivato disidratato all'ospedale di Vibo Valentia e da alcuni giorni è stato temporaneamente "adottato" dal primario e dalle mamme infermiere
E’ stato ribattezzato “Chicco”, il piccolo degente ucraino, di soli tre mesi, giunto qualche giorno fa nel reparto di Pediatria dello Jazzolino di Vibo Valentia. Al suo arrivo in ospedale era disidratato. Ad accorgersi che il piccolo non stava bene è stata la presidente della croce rossa di Vibo Valentia Caterina Muggeri, che ha subito allertato i sanitari. La mamma del neonato, fuggita dagli orrori della guerra, si è dovuta separare dalla sua creatura perché positiva al Covid. Ad occuparsi del neonato, ora, c’è un intero ospedale: le infermiere e le Oss si organizzano per fargli da mamma. Lo coccolano come in una grande famiglia. «Purtroppo – dice il primario Salvatore Braghò – a causa del Covid abbiamo dovuto separare mamma e figlio. Ma ora il piccolo sta bene – conferma – e appena anche la mamma si rimetterà, i due potranno riabbracciarsi». [Continua sotto]
Il medico racconta come un’altra mamma e i suoi due figli piccoli siano risultati positivi al Covid, «ma dal momento che presentavano i sintomi di un’altra malattia infettiva importante, è stato deciso di trasferirli con un’ ambulanza all’ospedale Giovanni XXIII di Bari». Esempi di gestione integrata tra Pediatri di diverse regioni che sottolineano l’importanza di effettuare screening approfonditi su tutti i minorenni che arrivano dall’Ucraina: «Secondo i dati Unicef sono almeno 7 milioni i bambini fuggiti dalla guerra».
Alla luce di ciò il primario ha sollecitato un tavolo tecnico in prefettura insieme ai responsabili dell’Asp di Vibo Valentia e della Croce rossa. «L’obiettivo – spiega il medico – è quello di attivare un protocollo che possa affrontare l’emergenza e faccia da filtro per garantire l’assistenza territoriale». Braghò evidenzia come nel Vibonese siano in atto due emergenze, quella relativa al Covid e adesso anche quella umanitaria, legata al conflitto in atto nel paese dell’Est. «Il sistema sanitario è stato già messo a dura prova dal virus». Lo stesso ricorda che «l’Ucraina è afflitta dalla tubercolosi. Ecco perché si rende necessario fare screening approfonditi e verificare che ogni bambino che arriva in Italia abbia la copertura vaccinale non solo per il Covid, ma che sia in regola con il calendario vaccinale come previsto per tutti i bambini residenti in Italia».