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Sclerosi multipla, l’esperienza del Centro dello Jazzolino di Vibo sbarca a Barcellona

Al Master Forum hanno partecipato oltre duecento neurologi tra i più grandi esperti mondiali della malattia, tra cui Francesco De Giudice, medico dell’ospedale del capoluogo

Sclerosi multipla, l’esperienza del Centro dello Jazzolino di Vibo sbarca a Barcellona
Il neurologo Francesco Del Giudice

Il 18 e 19 marzo scorsi a Barcellona, in Spagna, si è tenuto un prestigioso congresso internazionale sulla sclerosi multipla. In particolare, si è discusso sull’efficacia e sulla sicurezza di un farmaco, la  cladribina, che è in grado di modificare il decorso di questa grave e disabilitante patologia neurologica. Al Master Forum hanno partecipato oltre 200 neurologi tra i più grandi esperti mondiali di sclerosi multipla e per la Neurologia dell’ospedale “Jazzolino” di Vibo Valentia era presente il dottore Francesco Del Giudice: «Per me è stato un piacere e un onore confrontarmi con i colleghi provenienti da tutti i continenti. In particolare, oltre alla sessione plenaria sono risultati molto interessanti e costruttivi i workshop di lavoro che hanno permesso lo scambio di idee e di opinioni dando, altresì, la possibilità di presentare l’esperienza di Vibo Valentia con il nostro Centro sclerosi multipla che oggi cura  circa duecento pazienti, di cui almeno dieci sono trattati con cladribina. Vale a dire – spiega il neurologo – un analogo della desossiadenosina, che ha mostrato una riduzione pressoché totale del numero di ricadute con un’assenza di progressione della disabilità causata dalla malattia».

Francesco Del Giudice fa sapere, inoltre, di sentirsi orgoglioso per il «lavoro che in questi ultimi anni si sta facendo a Vibo con l’introduzione di tutte le terapie di seconda linea ormai da circa quattro anni. Questo ha permesso e permette a Vibo Valentia di collocarsi in maniera paritaria rispetto a tutti i più grandi centri di sclerosi multipla del mondo. Ancora una volta – chiude il medico – si sottolinea come per la cura di questa patologia non sia necessario effettuare il “viaggio della speranza”».

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