Covid, in Italia i contagi frenano ma non in Calabria: curva in crescita
I dati settimanali rilevati nei bollettini mostrano un aumento di quasi il 25% mentre nel resto del Paese i contagi crollano. Sotto osservazione gli alti numeri del Reggino e le tante morti rispetto alle precedenti ondate
di Francesco Rende
Casi in calo, misure che si allentano, nuove norme sulladidattica a distanza e le quarantene nelle scuole. È stata definita la settimana delle riaperture, ma c’è qualcosa che in Calabria non va. La regione continua a registrare dati percentuali altalenanti, che la pongono in contrapposizione rispetto al resto d’Italia: se infatti nelle altre regioni e province i casi crollano, in Calabria hanno ripreso a camminare da due settimane a questa parte. [Continua in basso]
Covid Calabria, casi in crescita e dati in controtendenza
Analizzando infatti i numeri diffusi dai bollettini giornalieri, si scopre che quella della Calabria è purtroppo un’anomalia che continua a destare preoccupazione. Se nel resto d’Italia si continuano a registrare cali per diverse settimane consecutive, la Calabria invece si è prima stabilizzata e poi adesso ha iniziato nuovamente a crescere, con una progressione che non si vedeva dalla fase di sofferenza tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021.
È ancora presto per capire se questi numeri continueranno a crescere in questi giorni: a livello nazionale assistiamo ad un importante calo dei contagi, dovuto anche al minor numero dei tamponi e probabilmente alle nuove disposizioni legislative su quarantene, tamponi e verifiche per i contatti dei positivi. Se in possesso della terza dose, infatti, in caso di contatto con positivo non è più necessario effettuare un periodo di quarantena ma basta mantenere per 10 giorni le mascherine Ffp2, quindi di conseguenza i tamponi per poter rientrare al lavoro o per scongiurare la positività e quindi la quarantena sono calati (a fronte di un consumo decisamente più alto dei tamponi fai da te casalinghi), ma resta sempre molto alto il rapporto tra positivi e tamponi effettuati, in Calabria quasi mai sotto la doppia cifra. [Continua in basso]
Covid Calabria, anche il Cnr rileva aumento dell’incidenza
A queste analisi si aggiunge l’allarme del matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘M. Picone’, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). «Nelle ultime due settimane – spiega – l’incidenza nelle regioni del Sud, Puglia esclusa, non diminuisce in modo significativo, e in alcuni casi è in aumento, seppur contenuto. Gli alti valori attuali dell’incidenza – prosegue l’esperto – suggeriscono, al di là della fine dell’obbligo della mascherina all’aperto, di continuare a usarla in tutte le condizioni a rischio, indipendentemente dall’essere al chiuso o all’aperto». Per Sebastiani è inoltre «da sottolineare che, circa dopo le due settimane canoniche dall’obbligo della mascherina all’aperto introdotto a ridosso di Natale in concomitanza con l’inizio della pausa delle attività scolastiche, il 6 gennaio è stato raggiunto a livello nazionale il picco della percentuale dei positivi ai test molecolari».
Covid Calabria, i dati alti di Reggio Calabria e l’allarme della Uil
Resta da capire, inoltre, perché vi è un numero decisamente maggiore di casi provenienti da una provincia piuttosto che un’altra. È il caso di Reggio Calabria, che dall’inizio di questa quarta ondata registra un numero di casi spesso doppio rispetto alle altre province: se da un lato la maggiore popolazione spiega le differenze con province più piccole, come Crotone e Vibo Valentia, resta un’altissima differenza anche con la provincia di Cosenza, che in questa quarta ondata registra numeri risibili rispetto a Reggio. Tempo fa l’Asp bruzia parlò di difficoltà gestionali nel caricamento delle piattaforme e per questo della mancata registrazione, ma i numeri dicono che c’è ovviamente dell’altro. Nel bollettino di oggi 8 febbraio, infatti, Reggio Calabria registra 1312 positivi, mentre Cosenza ne dichiara 94 e Catanzaro 254. [Continua in basso]
A questo si aggiunge l’allarme lanciato nei giorni scorsi dalla Uil di Reggio Calabria, che ha tuonato sulla maggiore mortalità del Gom rispetto ad altri nosocomi calabresi allegando foto e video che raccontano di pazienti in corsia con ossigeno e caschi di respirazione. Sul punto ha replicato lo stesso ospedale, parlando di numeri falsati e dati in linea con quelli nazionali. Molti interrogativi, quindi, che restano aperti: se da un lato si inizia a ragionare dell’abbandono delle mascherine, una regione fragile dal punto di vista sanitario come la Calabria continua a registrare tassi in crescita. Urge ragionare su questi numeri e cercare di trarne una lettura che possa permettere anche alla nostra regione di uscire dal buio tunnel della pandemia.
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