Nuovo ospedale di Vibo, terminata l’ennesima riunione in Prefettura
La Provincia nomina il rup per i lavori di messa in sicurezza del fosso Calzone. Da rivedere il quadro di sostenibilità finanziaria dell’opera attesa da oltre venti anni
Ennesima riunione in Prefettura a Vibo Valentia nel tentativo di sbloccare i lavori di costruzione del nuovo ospedale. Struttura per la quale si discute dal lontano 2003 e che – come dimostrato dalle perizie volute all’epoca dalla Procura di Vibo Valentia (leggasi pm Giuseppe Lombardo, oggi procuratore aggiunto di Reggio, autore insieme al luogotenente Nazzareno Lopreiato dell’operazione “Ricatto” nel 2005 – dovrebbe sorgere su un terreno a rischio idrogeologico. «La nomina da parte della Provincia di Vibo del responsabile unico del procedimento per i lavori sul fosso Calzone è, finalmente, uno sviluppo positivo in questa vicenda che sarà oggetto di una nuova riunione in Prefettura il 10 gennaio. Continueremo a vigilare come Governo – ha affermato il sottosegretario Dalila Nesci – sulle attività che le varie istituzioni devono portare avanti per dotare la città di Vibo Valentia e le zone limitrofe di una struttura ospedaliera di eccellenza». Presenti alla riunione, oltre al prefetto Roberta Lulli ed al sottosegretario Dalila Nesci, anche il presidente della giunta della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, i consiglieri regionali Raffaele Mammoliti, Michele Comito, Francesco De Nisi e Antonio Lo Schiavo, il presidente della Provincia Salvatore Solano, il sindaco di Vibo Maria Limardo, il procuratore di Vibo Camillo Falvo ed i vertici provinciali delle forze dell’ordine. Si parte, dunque, con le opere accessorie sul fosso Calzone, senza le quali di ospedale sul terreno scelto non se ne vedrà mai l’ombra. Si punta poi a coinvolgere anche le Ferrovie italiane per alcune opere ritenute necessarie, mentre è tutta da rivedere (o quasi) la valutazione di sostenibilità finanziaria ed economica dell’opera.
L’area per la costruzione del nuovo ospedale rimane quindi quella di contrada Cocari, la stessa che le relazioni contenute nell’inchiesta “Ricatto” della Procura di Vibo definivano come a grave rischio idrogeologico. La politica ha però ritenuto di continuare a pensare l’opera nella medesima area che, per essere messa a norma, richiede nuovo denaro pubblico e nuove opere di messa in sicurezza sul fosso Calzone per le quali la Provincia ha ora nominato il rup. E i cittadini intanto aspettano ancora la posa della “nuova” prima pietra.