Da Nicotera a Vibo per chiedere una postazione 118 e guardia medica H24 -Video
La protesta davanti agli uffici dell’Asp è rientrata solo dopo le rassicurazioni dei vertici aziendali che affronteranno la questione in un nuovo incontro
Davanti all’Azienda sanitaria di Vibo Valentia, è andata in scena questa mattina la protesta di un nutrito gruppo di cittadini di Nicotera che armati di slogan e fischietti hanno raggiunto la sede di via Dante Alighieri per rivendicare il diritto alla salute e denunciare la scarsa copertura sanitaria del territorio dove risiedono. Una delegazione di manifestanti ha chiesto e ottenuto un incontro con i vertici dell’Asp ai quali è stato consegnato un documento che racchiude tutte le richieste del comitato dei cittadini: dalla riattivazione della postazione del 118 alla guardia medica h24, perché «Nicotera – si legge a caratteri cubitali in uno dei tanti cartelloni – non vuole morire».
«Nicotera non vuole morire»
L’assenza di un’ambulanza non fa dormire sonni tranquilli ai cittadini della popolosa cittadina del Vibonese. «Una ventina di giorni fa – dice un anziano nicoterese – una signora ha atteso l’arrivo dei soccorsi per ore. Quando i sanitari sono giunti sul posto, per la donna non c’era più nulla da fare. «Forse – aggiunge un’altra manifestante – quella povera signora sarebbe morta lo stesso, ma a noi resta il dubbio che si sarebbe potuta salvare se i soccorsi fossero stati più tempestivi». E non è solo l’assenza di una postazione del 118 a preoccupare. «La guardia medica funziona h12, noi vorremmo un presidio sanitario h24 – spiega una cittadina – non possiamo scegliere a che ora ammalarci».
Le rassicurazioni dell’Asp
Il sit-in pacifico, presidiato dalle forze dell’ordine, è terminato in tarda mattinata, dopo le rassicurazioni dei vertici dell’Asp vibonese che hanno deciso di affrontare la questione in un nuovo incontro che si svolgerà i primi giorni di ottobre. «Speriamo di avere ottenuto qualcosa con l’iniziativa di oggi, altrimenti – conclude una manifestante – torneremo a protestare fino a quando non otterremo il rispetto dei nostri diritti»