Uno studio diretto dal prof vibonese Rosano a Londra rivela l’importanza di una diagnosi tempestiva per lo scompenso cardiaco
Riconoscere subito i sintomi e avviare una terapia immediata significa non solo ridurre ospedalizzazioni e mortalità, ma anche contenere i costi sanitari. Ecco lo studio del gruppo capeggiato dal cardiologo calabrese
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Uno studio del St George’s Hospital di Londra del gruppo del professore di origini vibonesi Giuseppe Rosano ha rivelato l’urgente necessità di identificazione e trattamento precoci nei pazienti con sospetto scompenso cardiaco. Lo studio condotto, denominato Revolution Hf, ha fatto emergere dati allarmanti riguardo i pazienti ambulatoriali con sospetto scompenso cardiaco, evidenziando l’urgente necessità di una diagnosi tempestiva e di un trattamento immediato per questa condizione potenzialmente letale. La ricerca, che ha coinvolto due grandi regioni sanitarie, ha esaminato pazienti ambulatoriali che si sono presentati per la prima volta con segni o sintomi di scompenso cardiaco tra il 2015 e il 2020, e che presentavano livelli elevati di NT-proBNP (>300 ng/L), un biomarcatore utilizzato per la diagnosi di questa patologia.
I risultati sono preoccupanti: nei pazienti con sospetto scompenso cardiaco, il tasso di mortalità per tutte le cause è risultato significativamente più elevato rispetto ai soggetti di controllo (11,7 contro 6,5 eventi per 100 persone-anno). Ancora più allarmante è il tasso di ospedalizzazione per scompenso cardiaco, che è risultato essere quasi sei volte superiore nei pazienti con sospetto scompenso rispetto ai controlli (12,5 contro 2,2 eventi per 100 persone-anno).
Lo studio ha rivelato che il rischio più elevato di eventi avversi si concentra nelle prime settimane dopo la presentazione iniziale dei sintomi, sottolineando l’importanza cruciale di una valutazione e di un intervento immediati. È significativo notare che, nonostante questi rischi elevati, solo il 29% dei pazienti con sospetto scompenso cardiaco ha ricevuto una diagnosi formale entro un anno.
I costi sanitari per questi pazienti sono risultati sostanzialmente più elevati rispetto ai controlli, principalmente a causa delle complicanze legate allo scompenso cardiaco e alla malattia renale cronica.
Questi risultati, spiegano i ricercatori, sottolineano con forza la necessità di: una maggiore consapevolezza dei segni e sintomi dello scompenso cardiaco negli ambienti di cura primaria; un utilizzo più sistematico dei test dei peptidi natriuretici nei pazienti con sintomi sospetti; percorsi diagnostici e terapeutici accelerati per i pazienti con peptidi natriuretici elevati; una più rapida implementazione delle terapie mediche basate sulle linee guida.
In definitiva, quel che emerge dallo studio diretto dal prof vibonese è che l’identificazione e il trattamento precoci dello scompenso cardiaco non sono solo essenziali per migliorare la sopravvivenza e ridurre le ospedalizzazioni, ma rappresentano anche una strategia efficace per contenere i costi sanitari complessivi.