lunedì,Marzo 3 2025

Uno studio diretto dal prof vibonese Rosano a Londra rivela l’importanza di una diagnosi tempestiva per lo scompenso cardiaco

Riconoscere subito i sintomi e avviare una terapia immediata significa non solo ridurre ospedalizzazioni e mortalità, ma anche contenere i costi sanitari. Ecco lo studio del gruppo capeggiato dal cardiologo calabrese

Uno studio diretto dal prof vibonese Rosano a Londra rivela l’importanza di una diagnosi tempestiva per lo scompenso cardiaco
Il prof Giuseppe Rosano

Uno studio del St George’s Hospital di Londra del gruppo del professore di origini vibonesi Giuseppe Rosano ha rivelato l’urgente necessità di identificazione e trattamento precoci nei pazienti con sospetto scompenso cardiaco. Lo studio condotto, denominato Revolution Hf, ha fatto emergere dati allarmanti riguardo i pazienti ambulatoriali con sospetto scompenso cardiaco, evidenziando l’urgente necessità di una diagnosi tempestiva e di un trattamento immediato per questa condizione potenzialmente letale. La ricerca, che ha coinvolto due grandi regioni sanitarie, ha esaminato pazienti ambulatoriali che si sono presentati per la prima volta con segni o sintomi di scompenso cardiaco tra il 2015 e il 2020, e che presentavano livelli elevati di NT-proBNP (>300 ng/L), un biomarcatore utilizzato per la diagnosi di questa patologia.

I risultati sono preoccupanti: nei pazienti con sospetto scompenso cardiaco, il tasso di mortalità per tutte le cause è risultato significativamente più elevato rispetto ai soggetti di controllo (11,7 contro 6,5 eventi per 100 persone-anno). Ancora più allarmante è il tasso di ospedalizzazione per scompenso cardiaco, che è risultato essere quasi sei volte superiore nei pazienti con sospetto scompenso rispetto ai controlli (12,5 contro 2,2 eventi per 100 persone-anno).

Lo studio ha rivelato che il rischio più elevato di eventi avversi si concentra nelle prime settimane dopo la presentazione iniziale dei sintomi, sottolineando l’importanza cruciale di una valutazione e di un intervento immediati. È significativo notare che, nonostante questi rischi elevati, solo il 29% dei pazienti con sospetto scompenso cardiaco ha ricevuto una diagnosi formale entro un anno.

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I costi sanitari per questi pazienti sono risultati sostanzialmente più elevati rispetto ai controlli, principalmente a causa delle complicanze legate allo scompenso cardiaco e alla malattia renale cronica.

Questi risultati, spiegano i ricercatori, sottolineano con forza la necessità di: una maggiore consapevolezza dei segni e sintomi dello scompenso cardiaco negli ambienti di cura primaria; un utilizzo più sistematico dei test dei peptidi natriuretici nei pazienti con sintomi sospetti; percorsi diagnostici e terapeutici accelerati per i pazienti con peptidi natriuretici elevati; una più rapida implementazione delle terapie mediche basate sulle linee guida.

In definitiva, quel che emerge dallo studio diretto dal prof vibonese è che l’identificazione e il trattamento precoci dello scompenso cardiaco non sono solo essenziali per migliorare la sopravvivenza e ridurre le ospedalizzazioni, ma rappresentano anche una strategia efficace per contenere i costi sanitari complessivi.

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