Dal maxi-focolaio ai “contagi zero”, il modello del carcere di Vibo – Video
Il risultato spiegato dal commissario dell’area sanitaria Antonio Loprete Morabito: ha funzionato la campagna vaccinale e la collaborazione tra Asp, personale medico e penitenziario e detenuti
«Eravamo partiti, appena qualche settimana fa, con circa 90 casi di infezione da Covid 19, sabato scorso siamo arrivati a contagi zero». Funziona la rigida applicazione dei protocolli, la campagna vaccinale tempestiva e massiva, la sinergia tra Azienda sanitaria e personale, sia medico-infermieristico che di polizia penitenziaria. Ha aiutato, anche, la collaborazione degli stessi detenuti. Se non è un record, poco ci manca. «Diciamo che è un risultato importante», spiega il commissario straordinario dell’area sanitaria del carcere di Vibo Valentia Antonio Loprete Morabito. «È la dimostrazione che se c’è la giusta convergenza di intenti ed il dispiego delle forze necessarie – aggiunge il commissario – è possibile dare riscontro alla domanda di salute anche nel sistema penitenziario e quello calabrese, purtroppo, registra ancora diverse falle». [Continua in basso]
Non una mera critica al sistema, ma la costruttiva disamina di una situazione grave perché – come noto – in penitenziari non più alle prese con il sovraffollamento dei detenuti, ma comunque in perenne carenza di personale, il contenimento della diffusione del virus rappresentava una sfida improba. Vibo Valentia, in questo contesto, rappresenta un modello positivo. «Grazie al management dell’Asp – spiega il dottor Morabito – il personale infermieristico è stato potenziato. Un nuovo caposala, che ha svolto un lavoro davvero egregio, ha saputo affrontare al meglio la situazione. È approdato personale con esperienza nel settore dell’urgenza e dell’emergenza. Questo il punto di partenza. Ora, all’interno della popolazione penitenziaria, abbiamo avuto la somministrazione della terza dose per la quasi totalità. Ciò ha permesso – aggiunge – di contenere la gravità della sintomatologia. Anzi, posso dire che i contagiati, quando la campagna vaccinale è entrata nel vivo, sono stati quasi tutti asintomatici. Posti tempestivamente in isolamento e riammessi alla socialità al primo tampone negativo, abbiamo contenuto il contagio fino ad azzerarlo». Ovviamente questo «non è un traguardo ma una tappa. L’attenzione resta alta – chiosa Morabito – perché la sfida al virus non è finita ed il nostro dovere resta quello di assicurare ai detenuti la migliore sanità possibile»