Dal Cancello rosso a Portosalvo, le vie dei romani ancora valide dopo 21 secoli
La strada che promette un rapido collegamento tra Vibo città e la Marina ricalca l’antico tracciato che collegava via Popilia con il porto di Hipponion-Vibona
Unire la città di Vibo alle Marine per mezzo di un percorso breve e veloce è stato da sempre un progetto rimasto lettera morta, come se ci si trovasse di fronte ad un’opera di alta ingegneria al cui confronto anche il Ponte sullo Stretto diventava l’attraversamento di un fiumiciattolo. Per ovviare alle insormontabili difficoltà tecniche e costruttive di un’opera del genere si era persino pensato ad una funivia, che sarebbe stata certamente una soluzione impagabile dal punto di vista panoramico ma che avrebbe lasciato irrisolti i nodi connessi al traffico veicolare. Non rimaneva, quindi, che continuare ad utilizzare la vecchia “strada carrabile” costruita dai Borbone nel ‘700 con tutti i disagi connessi al suo tracciato non proprio lineare e ai dislivelli altimetrici. Sembra, però, che l’antico sogno di raggiungere la costa in pochi minuti stia per realizzarsi grazie al progetto portato avanti dal Consorzio di bonifica vibonese e finanziato dall’assessorato all’Agricoltura della Regione Calabria.
Chapeau per un’intuizione che finora era “sfuggita” ai sempre distratti politici vibonesi. L’idea maturata dal Consorzio di bonifica, da giudicare positivamente, in realtà non fa altro che “scoprire” quanto già esisteva da oltre duemila anni. Si tratta, molto verosimilmente, della strada di collegamento, di epoca romana, che univa la via Popilia (la Salerno-Reggio Calabria dell’epoca) che attraversava anche Valentia, all’antico porto di Hipponion-Vibona. Il sistema viario romano prevedeva, infatti, accanto alla via Popilia che andava da Capua a Reggio, anche due vie costiere: la via Costiera Jonica e la via Costiera Tirrenica sulla quale si affacciavano gli approdi marittimi.
«Viam feci ab Regio ad Capuam… ad Valentiam CLXXX meilia» si legge in un’epigrafe in lingua latina incisa su una lastra di marmo. Gli studiosi ritengono che a dare il nome alla Capua-Rhegium sia stato Publio Popilio Lenate, console nel 132 a.C., ma nel 1952, in contrada Vaccarizzo di Sant’Onofrio, venne rinvenuto un cippo riportante l’iscrizione «CCLX-Annius Titi filius- praetor», cioè 260 (miglia da Capua)-Annio, figlio di Tito, pretore. L’iscrizione portò a pensare che fosse stato Annio e non Popilio a costruire e a dare il nome alla strada. L’ipotesi più probabile potrebbe essere che i lavori furono iniziati da Popilio e portati a termine da Annio.
La strada che dal Cancello Rosso arriva a Portosalvo non è, tuttavia, l’unico tracciato che univa la città alla costa, in quanto ne esiste (o esisteva) un altro che, partendo da contrada Silica, sbocca nei pressi dell’ex stabilimento Cemensud.
Comunque sia, ci sono voluti 2100 anni per “scoprire” quanto già esisteva grazie ai Romani. Sembrerebbe il classico uovo di Colombo; in realtà, se l’opera programmata verrà portata a termine in maniera efficace e se il progetto potrà essere, in futuro, ampliato per adeguarlo alle esigenze di una viabilità ordinaria, il territorio vibonese avrà a disposizione un’arteria di fondamentale importanza.