1908, il sisma che sconvolse Reggio e Messina
Un evento che potrebbe ripetersi? Impossibile prevederlo ma necessario predisporre adeguati piani di protezione civile.
Il 29 dicembre 1908 gli addetti all’Osservatorio geofisico di Firenze annotarono: “Stamane alle 5.21, negli strumenti dell’osservatorio, è incominciata un’impressionante, straordinaria registrazione. Le ampiezze sono state così grandi che non sono entrate nei cilindri: misurano oltre 50 centimetri…”.
L’Osservatorio aveva registrato uno dei più tremendi terremoti della storia. Gli specialisti, con la strumentazione dell’epoca, cercarono di analizzare e interpretare che cosa era successo ma, ovviamente, non potevano immaginare i danni provocati da un sisma di quella intensità.
Da Messina la torpediniera “Spica” riuscì ad aprirsi un varco tra i rottami del porto raggiungendo nel primo pomeriggio Marina di Nicotera da dove riuscì a trasmettere un dispaccio telegrafico con il quale veniva data notizia della catastrofe. Era ancora l’alba, quel lunedì 29 dicembre, quando, con gli abitanti in gran parte immersi nel sonno, un terremoto che raggiunse il decimo grado della scala Mercalli, accompagnato da maremoto, sconvolse le coste calabresi e siciliane provocando devastazioni difficilmente immaginabili.
La città di Messina, con il crollo di circa il 90% dei suoi edifici, fu praticamente rasa al suolo. Gravissimi i danni riportati da Reggio Calabria e da molti altri centri abitati non solo della provincia. Anche nel distretto di Monteleone si registrarono lutti e distruzione: Caria, Soriano, Parghelia, Ricadi, Nicotera, Piscopio, Triparni, Monteleone, Dasà. Crollarono diversi edifici, molti dei quali erano stati già danneggiati dal terremoto del 1905. Nello Stretto, ai danni provocati dalle scosse sismiche e dagli incendi, si aggiunsero quelli cagionati dal mare. Improvvisamente le acque si ritirarono e, dopo pochi minuti, almeno tre grandi ondate aggiunsero,al già tragico bilancio,altra distruzione e morte. Onde gigantesche, alte oltre dieci metri, raggiunsero il litorale spazzando quanto esisteva. Gravissimo fu il bilancio delle vittime: Messina, che all’epoca contava 130.000 abitanti, ne perse 80mila; Reggio circa 15mila su una popolazione di 45mila abitanti.
Terremoti nel 1683, 1783, 1894, 1905, 1908: un flagello che, con ricorrenza funesta, scandì la storia della nostra regione. Lo sviluppo della società calabrese è risultato fortemente condizionato da questi eventi catastrofici. In particolare, i terremoti del 1905-1908 rappresentarono fattori di trasformazione della società, provocando una fuga radicale ,dalla propria terra, di ingenti schiere di emigranti. Iniziò in quegli anni la grave perdita di forze sane e lavoratrici che, come un’emorragia, avrebbe indebolito in maniera irreparabile il suo corpo e compromesso, insieme ad altre sventure non dovute alla natura ma all’uomo, ogni prospettiva di crescita sociale ed economica.
Qualche recente studio ha ipotizzato, prendendo come riferimento lo spazio temporale di circa un secolo che separa i terremoti più catastrofici, il possibile ripetersi di un forte sisma nei prossimi trenta anni nell’area dello Stretto. Il geologo Mario Tozzi ha affermato: «Il terremoto del 1908 non è stato solo il più violento che abbia colpito l’Italia, ma addirittura il più forte nel Mediterraneo negli ultimi secoli. Gli esperti sanno che in quel punto ci sarà certamente un nuovo, fortissimo terremoto nel futuro. Tutto sta a comprendere quando, cosa che non è ancora oggi possibile prevedere».
Ma se è impossibile prevedere, è però possibile mettere in atto tutti gli accorgimenti necessari a limitare gli effetti devastanti provocati da un terremoto, incominciando dalla predisposizione di un adeguato piano di protezione civile per finire all’adozione di misure antisismiche nella costruzione degli edifici. Nel territorio vibonese, come siamo messi?