Farmacia territoriale di Vibo nel caos, la nuova dirigente non accetta l’intervista: ecco le domande che avremmo voluto farle
Ciò che sono costretti a subire ogni giorno i pazienti vibonesi lo abbiamo documentato con le nostre telecamere: file interminabili al freddo e nessuna certezza di ricevere le medicine a cui si ha diritto. Ma dalla responsabile del servizio nessuna risposta
La farmacia territoriale vibonese è come un girone dantesco. Lo abbiamo scritto ieri presentando il reportage video del nostro Tonino Raco. I pazienti sono dannati costretti a subire un contrappasso che non meritano. E come le anime in pena che descrive Dante, percorrono sempre lo stesso sentiero di dolore, che si reitera settimana dopo settimana, trascinando la loro sofferenza come un fardello sempre più gravoso. Ciò che sta succedendo da mesi a Vibo, nell’apparente immobilismo di Asp e Regione, è qualcosa di indegno per un Paese europeo. Indegno per una Calabria che continua a sperare invano che le cose cambino ma non vede mai la luce fuori dal tunnel.
Ci siamo messi in fila con i pazienti che stringevano in mano una fotocopia del piano terapeutico che dà loro diritto a farmaci costosi e difficili da trovare, spesso per malattie ormai croniche. Ci siamo messi in fila con loro dalle prime ore del mattino, quando ancora il freddo dell’alba deve essere stemperato dal timido sole di dicembre, quando c’è. Tutti con i cappucci delle giacche a vento e dei piumini tirati su a coprire teste e pensieri cupi, tutti consapevoli che bisognerà percorrere il solito ultimo miglio per arrivare, due o tre ore dopo, allo sportello che eroga diritti in scatola con tanto di bugiardino ripiegato su effetti collaterali e modalità di somministrazione. In coda tantissimi anziani, senza un bagno, senza una sedia sulla quale aspettare. Tutti con un numerino in mano sperando che almeno non piova e che il farmaco che cercano sia disponibile. Perché su questo, quando si mettono in fila, non c’è alcuna certezza.
Una calca impastata con colpi di tosse e rabbia, rassegnazione e attesa. Prima si poteva contattare la farmacia territoriale e prenotare le medicine via email. Oggi questa banale routine non funziona più, sebbene il sito dell’Asp di Vibo ti illuda ancora che, come si dice, “basta un semplice clic”. Telefonare? Figuriamoci. Lasciate ogni speranza voi che ci provate. E dunque non resta che mettersi in fila e calcare le orme della perduta gente.
Prima di dare alle stampe ciò che avevamo documentato, abbiamo contattato il nuovo dirigente della farmacia territoriale, il direttore Simona Angela Mirarchi, offrendole la possibilità di spiegarci cosa stia succedendo e quali siano i motivi che impediscono all’Asp di risolvere in fretta il problema. In fin dei conti sembra facile: si prenota via email o telefonicamente e poi si va a ritirare il farmaco quando te lo dicono. Una cosa che nel 2024 quasi 2025 dovrebbe essere più che fattibile. Ma a quanto pare non deve essere così semplice. Mirarchi ha rifiutato l’intervista. Anzi, è sbottata: «Lasciateci lavorare! Mi sono insediata da meno di un mese e con la Commissione abbiamo una serie di interventi in programma. Parleranno i fatti e se volete esserci d’aiuto riducete questa pressione su una struttura che come ben sapete paga una cattiva gestione decennale». Abbiamo insistito, ma non ha più risposto. Se ne deduce che il problema è la stampa che fa pressione, che chiede risposte a domande che non riesce neppure a porre in maniera esaustiva.
Mirarchi è lì da poco, pochissimo. Nessuno vuole metterla sul banco degli imputati. Ma resta un dirigente pubblico, pagato dai contribuenti, che gestisce un servizio al quale i cittadini non riescono ad accedere senza prima scontare disagi insostenibili. E vogliono sapere perchè. Le colpe non sono sue, ma lo saranno presto se non darà risposte, se tratta la stampa come una zanzara fastidiosa che disturba il manovratore.
Le domande che le volevamo fare erano basiche, quasi banali. Le riproponiamo qui nella speranza che ascolti e dia un riscontro: cosa ha trovato quando si è insediata? Perché il servizio di prenotazione via email non funziona più? Perché nessuno risponde al telefono? Perché la farmacia territoriale è ubicata in locali inidonei che costringono i pazienti a file insopportabili all’addiaccio? Cosa state facendo per cambiare le cose? La situazione quando si normalizzerà?
Non sono domande speculative, sono solo domande. Chiedere è lecito, rispondere è cortesia. Una cortesia che, a quanto pare, il nuovo dirigente della farmacia territoriale non ha ritenuto di doverci riservare. E va bene pure così, ci siamo abituati. Ma se per assurdo (ma davvero per assurdo) in quella bolgia di dannati che si affolla ogni giorno in via Protettì, a Vibo, ci fosse, chessò, il presidente della Regione o chi per lui a cercare il farmaco che gli serve, forse non ci sarebbe neppure il tempo di farle le domande, che tutto si sarebbe risolto alla velocità della luce. Di questo, purtroppo, siamo certi.