Asp di Vibo senza voce e senza faccia davanti a un malato oncologico al quale hanno rubato la prenotazione per la visita medica
Cronaca di una giornata passata a sollecitare risposte al commissario straordinario che guida l’Azienda sanitaria dopo il caso del paziente vibonese che dopo un anno e mezzo di attesa si è visto rifiutare l’esame perché la prestazione risultava già erogata
Ci abbiamo provato in tutti i modi, ma niente: il nuovo commissario dell’Asp di Vibo, Vincenzo Piscitelli, non sente, non parla, non vede. Ma soprattutto non comunica. Ci abbiamo provato tutta la giornata di ieri, anzi, ci ha provato la nostra Francesca Giofrè, ma l’Azienda sanitaria provinciale ci ha rimbalzati come un muro di gomma. A Piscitelli – ex prefetto di Reggio Calabria che ha preso il posto del commissario Antonio Battistini dopo lo scioglimento dell’Asp per mafia – volevamo fare una semplice domanda: perché? Perché nel 2024, quasi 2025, un paziente vibonese malato di cancro, costretto suo malgrado a controlli periodici con cadenza trimestrale, si è visto rubare – proprio così, R U B A R E – la prenotazione che aveva regolarmente effettuato per un esame diagnostico?
«Ci dispiace, ma la prestazione medica risulta già erogata, sa com’è, capita. L’avranno data agli amici degli amici», così ha risposto l’operatore del Cup dinanzi alle rimostranze della moglie del diretto interessato. Sai com’è, capita.
Capita che nel 2024, quasi 2025, un servizio pubblico ammetta candidamente che spesso le prenotazioni di visite oncologiche e non solo vengano sottratte al legittimo assegnatario per essere utilizzate da altri.
Un anno e mezzo aveva atteso il nostro sfortunato lettore. Un anno e mezzo durante il quale ha pagato di tasca propria esami e visite private per 600 euro a botta. Poi, quando è arrivato il suo turno nel sistema sanitario pubblico, hanno alzato le spalle. La prenotazione non c’è più, l’hanno usata altri, gli “amici degli amici” ha detto l’operatore del Cup. Capita.
E questo volevamo chiedere a Piscitelli: perché? Com’è possibile? Ma niente. Abbiamo chiamato una prima volta nella mattinata di ieri. La telefonata è durata in tutto 8 minuti e 48 secondi. Per la maggior parte del tempo una musichetta ci ha intrattenuti spingendoci implicitamente ad attaccare, ma non l’abbiamo fatto. Alla fine, dopo la lunga attesa, ha risposto un operatore, al quale la cronista si è correttamente qualificata: «Sono una giornalista de Il Vibonese, vorrei parlare con il commissario straordinario». La risposta beffarda ha spoilerato l’esito: «Sarà difficile…», ha ammesso il tizio del centralino, che comunque ha passato la telefonata al numero interno del commissario, o almeno così ha detto che avrebbe fatto. Un’altra lunga e infruttuosa attesa col telefono che squillava a vuoto, poi la linea è caduta.
Allora abbiamo riprovato in un altro modo, contattando il numero che sul sito dell’Asp viene attribuito all’ufficio comunicazione: anche qui squilli a vuoto e comunicazione, di qualunque tipo, neppure a parlarne.
Non ci siamo arresi, nel pomeriggio abbiamo riprovato e, miracolo, hanno risposto subito, passandoci la segreteria di Piscitelli. La gentile signorina, dopo aver confermato che uno dei commissari (sono tre) era in sede, si è impegnata a informarlo, assicurandoci che, qualora lo avesse ritenuto opportuno, ci avrebbe richiamato. Manco per niente. Non ha chiamato, chiunque fosse dei tre.
Ma le domande restano in piedi, prefetto Piscitelli. Com’è possibile che un paziente vibonese malato di cancro si veda soffiare sotto al naso la prenotazione che si è sudato facendo lunghe file e attendendo un anno e mezzo che venisse il suo turno? Com’è possibile che l’Asp non risponda, non tanto ai giornali, quanto ai cittadini che dovrebbe proteggere e garantire? Com’è possibile che questi episodi, indegni di un paese civile, ancora accadano e nessuno si preoccupi di rassicurare l’opinione pubblica sulla volontà di contrastarli? Cosa farà, commissario Piscitelli, per offrire un riscontro di umanità e di efficienza amministrativa a chi viene spinto inesorabilmente verso la sanità privata, anche se non se lo può permettere?
Nel Piano delle attività per il 2025 che l’Asp di Vibo, con singolare tempestività, ha diffuso nello stesso giorno in cui una serie di associazioni protestavano contro il suo immobilismo, sono indicate le priorità che l’Azienda provinciale intende perseguire nel 2025. Tra queste, spiccano «il contenimento dei tempi di attesa» e «l’applicazione di azioni mirate al recupero di prestazioni prenotate oltre i tempi previsti dal Piano nazionale del Governo delle liste d’attesa (Pngla) attraverso piani operativi predisposti in funzione di fondi stanziati e dedicati». Ecco, bravi, fatelo. Ne avete l’occasione proprio adesso: date una risposta convincente a questo paziente a cui hanno rubato la prenotazione e idealmente rappresenta tutti gli altri nella sua stessa condizione di incertezza e attesa. Perché, diceva un filosofo cinese, ogni lungo viaggio comincia con il primo passo. O rispondendo finalmente al telefono.