Il sindaco Romeo ammette che a Vibo l’acqua non è potabile ma le bollette continuano ad arrivare: l’insostenibile leggerezza della verità
Una nuova crisi idrica si è consumata nel week end, con una grossa perdita individuata e riparata da Sorical solo domenica pomeriggio dopo l’interruzione della fornitura. Intanto dai rubinetti continua a sgorgare una melma rugginosa. Eppure la Calabria ha un tesoro blu che però arricchisce solo le grandi società private
Sei a casa, schiacci l’interruttore e si accende la luce. Assiomatico. Vai in cucina, apri il rubinetto ed esce l’acqua. Dovrebbe essere altrettanto certo. E invece a Vibo Valentia le alternative possibili sono diverse: apri il rubinetto e non esce nulla; apri il rubinetto e sgorga una specie di coca cola maleodorante; apri il rubinetto ed escono solo rumori ambigui, borbottii, gorgoglii, sputazzate rugginose che preludono, forse, all’arrivo di un fiotto più pulito. Ogni volta, da queste parti, uno dei gesti più frequenti e scontati nella quotidianità delle persone, si trasforma in un terno al lotto. Ormai succede da tempo immemorabile. In una terra, la Calabria, che incredibilmente stilla acqua pura da ogni poro del suo territorio, la mancanza del “prezioso liquido”, come si legge negli articoli a corto di sinonimi, è una costante. E non solo nel Vibonese.
Ieri su LaC News24, la testata regionale del gruppo Diemmecom, abbiamo pubblicato un’inchiesta di Luana Costa che fa luce su uno spreco insostenibile: fino a 50 milioni di metri cubi l’anno di acqua contenuta nei laghi silani, invece di irrigare i campi del Catanzarese e del Crotonese, finisce direttamente in mare. Il colosso dell’energia che gestisce gli invasi usa quei bacini circondati da abeti secolari per produrre elettricità, ma le vasche che dovrebbero raccogliere l’acqua, dopo che ha fatto girare le turbine e il fatturato, non sono abbastanza grandi per contenerla tutta, e quindi prosegue la sua corsa inutilizzata verso il Mar Ionio. È solo un esempio, ma fortemente esplicativo di una Calabria incapace di proteggere se stessa.
A Vibo i problemi sono diversi ma altrettanto paradossali. L’acqua c’è, ma – quando arriva – fa schifo. Hai voglia a fare analisi, che puntualmente e beffardamente ne certificano la potabilità. Nemmeno un folle che abbia deciso di vivere ad occhi chiusi berrebbe quella brodaglia capace di macchiare lavandini e bidet. Usarla per cucinare? Non scherziamo. Al massimo la puoi usare per tirare lo sciacquone, che tanto il colore è lo stesso di ciò che saluti. Ma spesso accade che nemmeno questo sia possibile, perché dai rubinetti non esce assolutamente nulla. È successo anche in questo fine settimana, a causa di una grossa perdita che la Sorical è riuscita a trovare e riparare nella giornata di domenica. Se la società regionale che gestisce la rete idrica non avesse raggiunto il risultato oggi le scuole sarebbero state chiuse, bar e ristoranti avrebbero abbassato le serrande, i parrucchieri avrebbero riposto pettini e forbici e via così andando.
Nell’ultimo Consiglio comunale, venerdì scorso, il sindaco Enzo Romeo è stato estremamente sincero: «Ammettiamolo – ha detto – l’acqua a Vibo non è potabile, nonostante le analisi spesso dicano il contrario. Quello che esce dai rubinetti è sotto gli occhi di tutti. Per questo abbiamo accettato di organizzare sulla questione un consiglio aperto alla partecipazione dei cittadini». Un Consiglio che servirà, però, solo a piangerci addosso, a sfogare la frustrazione. Meglio sarebbe stato se Romeo dopo l’apprezzabile moto di sincerità avesse annunciato la contestuale sospensione delle bollette: niente acqua (utilizzabile), niente da pagare. Ma è ovviamente impossibile: i conti salterebbero e il Comune, già tenuto in precario equilibrio dal patto salva città, andrebbe gambe all’aria. Epperò, non è giusto. E come se, andando a fare la spesa, il supermercato pretendesse di venderci e di vedersi pagare latte rancido. Chi sarebbe disposto a farlo?
Nello stesso intervento il primo cittadino ha anche ammesso che una soluzione all’orizzonte non si intravede: «In primavera ci sarà il passaggio della gestione della rete idrica comunale ad Arrical (la nuova agenzia regionale per la gestione delle risorse idriche e per la raccolta dei rifiuti, ndr). L’auspicio è che la nuova società pubblica sia in grado di affrontare un problema che è sempre stato enorme per tutte le Amministrazioni che si sono succedute a Vibo. Mi auguro che siano all’altezza».
Insomma, viviamo di auspici, di speranze, in un’attesa infinita che non evolve mai in soluzioni strutturali. Le condutture sono un colabrodo: vecchie e bucherellate, fragili e incerte. Il problema è chiaro a tutti. La soluzione, invece, è sempre il rattoppo, la pezza, giusto per superare l’ultima crisi in attesa della prossima, mentre ancora si favoleggia e si spende per la realizzazione di ponti che possano unire Calabria e Sicilia.
Romeo ha anche detto di sentirsi sollevato dal fatto che, dal prossimo anno, le responsabilità in materia di rifornimento idrico e rifiuti ricadranno tutte sulla nuova agenzia regionale. Ma se qualche sindaco pensa che questo basterà a dirottare altrove la rabbia dei cittadini si illude. Alla fine sono loro, i primi cittadini e gli amministratori comunali, quelli al fronte. Ed è a loro che, come oggi, chiederemo conto.