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Il mercato della politica sui 26 milioni di Baker Hughes a Vibo: una gara a chi ce l’ha più grosso (il merito)

Nel 2023 la multinazionale aveva già annunciato nuovi investimenti a Porto Salvo. Ora non si comprende bene se quello che viene spacciato come un ulteriore impegno dipenda dalla rinuncia a Corigliano Rossano. Stessa domanda che si fanno i sindacati chiedendo di incontrare urgentemente i vertici aziendali

Il mercato della politica sui 26 milioni di Baker Hughes a Vibo: una gara a chi ce l’ha più grosso (il merito)

Le chiacchiere che si sono fatte e che ancora si faranno su Baker Hughes stanno diventando stucchevoli. Secondo quello che riportano le cronache, la multinazionale leader nel settore energetico, che ha rinunciato a investire 60 milioni di euro a Corigliano Rossano a causa dell’ostruzionismo del Comune, ha confermato che comunque continuerà a puntare su Porto Salvo, dove da 60 anni è una realtà il Nuovo Pignone, costola societaria attraverso la quale l’azienda opera in Italia. Sul piatto ci sono ben 26 milioni di euro. Tanti ne sono stati preventivati nel corso di un incontro in Regione tra il presidente Occhiuto e i vertici aziendali.

Esattamente un anno fa, però, nel novembre 2023, nell’annunciare le intenzioni su Corigliano Rossano poi naufragate, Baker Hughes già garantiva contestualmente «un piano di espansione per il sito di Vibo Valentia, attivo dal 1962 con oltre 100 dipendenti». «Il sito – spiegava l’azienda attraverso il suo bollettino periodico – sarà ampiamente rinnovato con nuovi investimenti da realizzarsi entro il 2026 tra nuove opere infrastrutturali, nuovi impianti e macchinari, interventi per l’efficientamento energetico e creazione di un centro di ricerca e sviluppo in ambito tecnologico e digitale».  «I nuovi investimenti su Vibo e Corigliano, una volta a pieno regime – continuava l’organo di informazione interno -, potranno portare alla creazione di oltre 200 nuovi posti di lavoro tra occupazione diretta e indiretta, che potranno aumentare in base ai carichi di lavoro e all’andamento del mercato dei moduli industriali».

Si è sempre detto che il nuovo stabilimento da realizzare nel porto di Corigliano Rossano avrebbe creato almeno 200 posti di lavoro. In realtà in quei 200, secondo quanto affermava la stessa Baker Hughes, dovevano rientrare anche quelli creati a Porto Salvo con la nuova iniezione di capitali. Vabbè, poco importa, anche un solo posto di lavoro in più è grasso che cola da queste parti.

Ciò che invece non quadra è l’entità della decisione relativa all’investimento programmato a Vibo Valentia, che la politica – sia a destra che a sinistra – cerca di accreditarsi come un proprio merito. L’ha fatto Occhiuto, che ha rivendicato il risultato come frutto dei buoni uffici della Regione, grazie ai quali la multinazionale avrebbe deciso un incremento del 50 per cento dell’investimento inizialmente ipotizzato. Ciò vuole dire che se nuovo impegno c’è, si tratta di 13 milioni di euro e non 26, perché 13 sarebbero stati già garantiti. Ma non è stato da meno il sindaco di Vibo Enzo Romeo, che ha glissato sul computo preciso, limitandosi a tirare acqua al mulino della sua amministrazione, rimarcando la sintonia (innegabile) dell’azienda con il territorio vibonese.

Insomma, non si capisce bene se quei 26 milioni Baker Hughes a Vibo li avrebbe investiti lo stesso, a prescindere da quanto successo a Corigliano Rossano. Un’ambiguità che sembra avere un duplice obiettivo politico: calare il carico sul sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, già schiacciato dalla presunta responsabilità della fuga di Baker Hughes, e accrescere i propri meriti a favore di telecamere, visto che 26 milioni fanno senza dubbio più effetto di 13.

Ambiguità che confonde anche i sindacati, come la Fiom Cgil che ha messo il quesito nero su bianco nell’ultima nota diffusa dai vertici nazionali e regionali, chiedendo all’azienda un «incontro urgente per verificare l’effettivo investimento», considerando che a Vibo Marina un «potenziamento era stato già programmato per il 2025». «Ulteriori 26 milioni – afferma la rappresentanza dei metalmeccanici – sarebbero la conferma, aldilà di quello che si dice e si scrive, di come la Calabria per Baker Hughes sia strategica».

Ecco, prima di dare i numeri e sgomitare sui giornali per mostrare chi ce l’ha più grosso, il merito, sarebbe gradita un po’ più di chiarezza. Gioverebbe anche alla credibilità stessa della politica. In caso contrario, sembrerà sempre il solito mercato a chi grida più forte per piazzare la sua mercanzia.

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