Il fascista buono
Cinque poveri cristi di Forza Nuova durante il "Gay-Pride" di sabato a Tropea hanno manifestato il loro disappunto. Striscione a parte, i camerati sono sembrati tristi, quasi teneri, mentre tutto intorno c'era festa.
Quattro, forse cinque persone. Armati di illegittimi ideali, che in un contesto felice e colorato appaiono pure ridicoli. Ma è la libertà di espressione, bellezza. Loro non parlano e non dicono niente, muti come pesci rossi in una boule dimenticata in un camioncino nel giorno della fiera del paese. Ci avviciniamo e domandiamo al rossiccio sovrappeso cosa significasse il senso “Si alla cipolla. No al finocchio”. Zero risposte e imbarazzo totale. Si avvicina una signora, in cerca al nostro pari di una spiegazione oltre la facile ironia doppiosensista. “Ma con chi ce l’avete di preciso?” Spallucce. Poi la risposta: “C’è scritto là!”. “Ahhhh, ma quindi è una protesta contro la natura, una discriminazione tra ortaggi, sulla supremazia della razza biologica e territoriale della cipolla rossa contro l’invasione del finocchio. Una guerra tra vegani?”
Ride senza motivo il fascista buono. E ancora non parla, mentre gira su se stesso in cerca di supporto dai camerati più distanti e con in mano lo striscione della vergogna esposto dalla balconata di Tropea da dove sotto sta passando il corteo della libertà. Arriva il capoccia, uno che a guardarlo bene ti esprime subito un attimo di tenerezza. Sembra un padre di famiglia, forse lo è. Infatti la difesa è totalmente prona al tradizionalismo cristiano di stampo islamico. Padre alfa, madre beta, figlio coi soldatini e figlia con le bambole. Tutto il resto è silenzio. Silenzio e striscioni ridicoli. La ragazza che li accompagna è anch’ella espressione massima di un grande “bo”. Pantaloni militari, anfibi, polo e cappelletto griffati “Fn”. Anch’ella guarda e non favella. Tenerezza.
Pochi passi più in là c’è il delirio, la musica, i colori, la felicità. Signore anziane dai balconi che salutano, ali di persone ai lati del corteo che applaudono. C’è pura una sposa eterosessuale in piazza Ercole che si unisce idealmente. I gay e le lesbiche gli cantano in coro: “Grazie a voi adesso ci sposiamo pure noi”. E’ tutto troppo bello, inusuale a certe latitudini. C’era chi si aspettava disgusto e disapprovazione. C’era chi si aspettava proteste e sdegno. In un qualche commento di mesi fa alcuni membri di “Fn” scrivevano turgidi ed impettiti che a Tropea, loro, ci sarebbero stati e “attenzione”. E sabato li abbiamo visti. Hanno fatto paura per davvero. Muti come pesci rossi in una boule dimenticata in un camioncino nel giorno della festa del paese.
Il ritratto della tristezza.