L’anno che verrà: Primavera Calabra
La convinzione è questa: date alla gente di questi luoghi un’alternativa credibile e non vi deluderà. Chi ha a cuore la propria terra non sgarra. Aspettando il nuovo 2016. Aspettando la primavera calabra.
La magistratura faccia il suo lavoro. Duramente, senza sconti. E non v’è dubbio sia così. Un 2015 di arresti e confische, di sigilli e aggressioni patrimoniali, di smantellamenti e 41bis. La ‘ndrangheta è anche questo e anche questo si merita. Anche questo, appunto. Perché la ‘ndrangheta è soprattutto altro.
La ‘ndrangheta è quella cosa, come dice qualcuno, che “c’è ma non si vede”. Prendi le ragazze del calcio a 5 di Locri: è assodato, non c’è ‘ndrangheta così come vorrebbero far credere i grandi giornali del nord. O meglio, non c’è un disegno criminale di tale livello. D’altra parte, però, non si può certo negare che quella brutta storia sia figlia di un ambiente malato, che vive lo “sgarro” (sottile o esplicito, non importa) con la paura di non dover continuare ad andare avanti. E come dovrebbe essere chiamata per dare una connotazione precisa una simile oscura vicenda? Burla? Scherzetto? Bravata? No, andrebbe chiamata invidia. Invidia di stampo mafiosa. Che è forse più pericolosa della ‘ndrangheta stessa. L’invidia di stampo mafiosa si alimenta a secondo di un meccanismo particolare: si muove nel nome e per conto di un fantasma. Disturba, ostacola, infastidisce. Nel silenzio e nel buio, negli affetti e nei giorni più cari. Ti chiama per nome. Se tale gesto fosse stato fatto in un’altra città del mondo avrebbe certamente avuto un altro peso. Ma a Locri, a Rosarno, a Vibo Valentia e a Cutro no. Qui il peso è specifico. E non sai mai chi ci può essere dietro una lettera minatoria lasciata sul parabrezza della macchina.
Ecco, la magistratura faccia il suo lavoro. Duramente, senza sconti.
Ma in Calabria c’è bisogno di altro. Di sicuro c’è bisogno di più speranza. Non si può delegare tutto ad un’ala dello Stato che per definizione ha il compito di assicurare giustizia. Che necessariamente non sono tranquillità e vivibilità, ma appunto giustizia. Ed è un’altra storia. Si potranno mettere al gabbio un milione di mafiosi e un milione di politici collusi, concentrare chili di inchiostro sui giornali per rendere mediaticamente più importanti le battaglie. Si, va bene anche questo. Ma anche questo, non soprattutto questo.