La Calabria dei peracottari che brucia tempo, soldi e speranze
Doveva arrivare Selvaggia Lucarelli a metterci di fronte alla nostra inconsistenza, sbatterci in faccia il nostro pressappochismo e cerchiobottismo, il nostro modo di lavorare approssimativo, pagando il doppio se non il triplo per risultati onestamente di pessimo gusto.
di Roberto Maria Naso Naccari Carlizzi
Succede quando in una regione allo sbando fatto di cordate clientelari, dove nel cambio della guardia ci si scambia oltre ai voti anche i portaborse, dove si pagano fior di consulenze pur avendo professionisti tra il proprio personale, dove lo scandalo sui fondi ai partiti, nonostante lo “sbrigognamento” degli anni passati non ha evitato il reiterarsi di azioni truffaldine e cialtronesche pescate con implacabile puntualità dalla Corte dei Conti, dove i lavori vengono assegnati per amicizia e parentela e non per competenza, altrimenti non si spiega un pessimo, l’ennesimo, risultato come quello della pubblicità sulla rivista di bordo di Ryanair.
Ma non è l’unico caso, in passato abbiamo visto i Bronzi di Riace animarsi in bulli, o visto un Rino Gattuso battersi il petto dicendo di metterci il cuore, ma mi sa che siamo stati noi cittadini calabresi ad averci rimesso la faccia. Una regione, quella calabrese in fondo a ogni classifica, dove non si sa fare un “emerito”, non si sa fare impresa, turismo, “rete”, dove non si sa amministrare la sanità se non a colpi di tagli, dove si mettono manager che incidono poco o niente sul rientro ed il risanamento dei buchi, dove con decine di strutture sanitarie disponibili, si preferiscono stipulare contratti di affitto da 80 mila euro e passa all’anno, quando se proprio non si vogliono sfruttare i locali già disponibili, si potrebbero con quelle cifre acquisire aree e costruire tanti di quelle strutture da dare risposta più che soddisfacente anche in presenza di un raddoppiamento della popolazione.
Siamo la regione che vota sempre gli stessi cialtroni analfabeti interessati solo a poggiare il proprio fondo schiena sul comodo velluto di Palazzo Campanella a Reggio Calabria; interessati a curare i propri clientes, ad appropriarsi del titolo di onorevole che non gli compete né costituzionalmente né per statuto regionale. Siamo la regione che ama riempirsi la bocca di paroloni spacciando ciò che non è per un dato di fatto; dove si taroccano i numeri degli arrivi turistici; dove si programmano gli investimenti nel turismo secondo i bacini elettorali ed i vari ras locali; dove strutture ospedaliere vengono insignite del titolo di struttura d’eccellenza, quando per avere simili attribuzioni c’è una trafila ed un lavoro di studi, pubblicazioni scientifiche e ricerche da far sbiancare anche lo stesso Veronesi; dove combattiamo la mafia a parole, ma poi se ci serve il favore dell’amico del cugino, ci rivolgiamo a lui colla compassata ma sempiterna e ben accetta soppressata magari avvolta da banconote.
Un popolo di servi e pusillanimi, di rancorosi ed invidiosi, dove il successo imprenditoriale di qualcuno viene sempre tacciato di essere in odore di mafia, dove ti invidiano il risultato finale del Bmw in leasing ma non le lacrime ed il sudore che sta dietro, un popolo che ha fama di saper accogliere ma che oltre il marciapiede sotto casa non sa pulire, anzi, spazza la mondezza davanti alla porta del vicino. Una regione che non sa mediare con l’Alitalia e le altre compagnie aeree, dove un volo nazionale da e per Lamezia Terme ti costa il doppio se non il triplo rispetto ad un volo per Alicante, Barcellona o Lanzarote, e allora come caspita si fa a promuovere il turismo se solo il volo assorbe il 70% del budget di una famiglia che vorrebbe venire in Calabria per trovare ulteriori “offerte” in loco fuori mercato? A Gran Canaria una settimana con volo incluso la trovi a 175 euro, in Calabria con 175 euro non ti paghi manco il volo, il soggiorno manco a parlarne!
Una regione alle prese con un’autostrada mai terminata se non dalle chiacchiere del presidente del governo di turno, stavolta è stato Renzi, attendiamo l’altro racconta frottole di turno. Una regione dotata di scarso e disorganizzato trasporto pubblico locale, dove le università faticano a mantenere standard decenti nonostante contesti economici asfittici ed assenti.
Un popolo salvato dal sacrificio e l’abnegazione dei tanti infermieri e medici che lavorano ai limiti del sopportabile, dove giudici si portano le risme di carta e si pagano la benzina, dove poliziotti e carabinieri si autotassano per cambiare una gomma all’auto di servizio, dove professori ed insegnanti per una mangiata di fave lottano contro l’arrogante assenza di genitori che pensano a fare gli amici dei propri figli scambiandosi minigonne e faccine su whatsapp e a riempirli di beni superflui.
Naturalmente ritornando al polverone alzato dall’affascinante blogger Lucarelli, è stata annunziata dal nostro Marione Oliviero, l’ennesima supercommissione atta a scoprire i colpevoli ed i responsabili della perecottarata, ma tanto si sa come vanno a finire queste cose in Italia ed in Calabria specialmente, non paga mai nessuno, vuoi perché tutto finisce nel dimenticatoio, vuoi perché vada in prescrizione, vuoi perché non interessa proprio a nessuno, sappiamo che sarà già l’ennesima supercazzola di mascettiana memoria.
Parassiti e vagabondi, arroganti e presuntuosi, furbetti e cialtroni, ecco quello che siamo, molti si indigneranno leggendo queste parole, ma finché non avremo preso coscienza dei nostri limiti e di quanto siamo caduti in basso, ci vorrà sempre una Selvaggia Lucarelli a doverci togliere il prosciutto, anzi la suppressata dagli occhi e ciò non garantirebbe purtroppo, nessun cambio di rotta o presa di coscienza, sperando sempre che la soppressata non sia al contempo adulterata.