lunedì,Dicembre 23 2024

Dissesto idrogeologico a Vibo, Bevilacqua: «Che fine hanno fatto i soldi del post-alluvione?»

Intervento dell’ex senatore sulle tante fragilità del territorio comunale: «Dal “Cancello rosso” a Bivona si attendono ancora gli interventi di messa in sicurezza. Serve azione partecipata tra gli Enti»

Dissesto idrogeologico a Vibo, Bevilacqua: «Che fine hanno fatto i soldi del post-alluvione?»

«Resta un problema irrisolto quello relativo al dissesto idrogeologico del territorio di Vibo Valentia. Dal centro alle periferie, da zona “Cancello rosso” a “Gallizzi”, passando per Triparni – dove la piazza lungo via Roma continua a franare così come la provinciale per Portosalvo – i rischi sono all’ordine del giorno. Stesso scenario in località “Sughero” e nelle frazioni Bivona e Vibo Marina dove bastano poche ore di pioggia per far tornare alla mente l’incubo dell’alluvione del 3 luglio 2006».

A riferirlo in una nota è l’ex senatore Francesco Bevilacqua, oggi componente della direzione del Movimento nazionale per la sovranità, che riaccende i riflettori sulla fragilità del territorio e su «quanto poco sia stato messo in atto per riqualificarlo dopo l’alluvione di 11 anni fa».

«Il Piano di interventi di mitigazione del rischio idraulico – spiega – prevedeva la realizzazione di opere infrastrutturali per la messa in sicurezza, con particolare riferimento al ripristino dell’officiosità idraulica di fossi e corsi d’acqua. Tali interventi ad oggi non completati non sono sufficienti a garantire sicurezza. A complicare la situazione l’effetto incessante delle mareggiate e l’erosione costiera che sta letteralmente cancellando il litorale vibonese. Tutti segni evidenti di un suolo caratterizzato da un’intrinseca fragilità. Si tratta di una situazione emergenziale con conseguenti allagamenti, danneggiamenti ad edifici pubblici e privati, nonché alle infrastrutture viarie ed alla rete dei servizi essenziali».

Il triste ricordo dell’alluvione 2006, aggiunge l’ex senatore Bevilacqua, «sembra non sia servito da insegnamento per nessuno, i morti che quella catastrofe provocò, sembrano dimenticati e se ad oggi non si sono registrate ancora vittime è forse solamente un caso fortuito. A questo punto viene naturale chiedersi come sono state gestite le risorse del post alluvione e perché circa 22 milioni di euro non sono stati utilizzati? Bene ha fatto il prefetto Guido Longo a richiamare la particolare attenzione dei primi cittadini e dell’amministrazione provinciale sulla necessità di disporre le opere idrauliche di pertinenza, relative alla regimentazione dei torrenti e dei fiumi e al convogliamento delle acque meteoriche urbane, ponendo in essere ogni misura utile per prevenire eventuali situazioni di danno alle infrastrutture pubbliche e private, alle abitazioni e per la salvaguardia della pubblica e privata incolumità. Ciò che deve fare una classe dirigente adeguata e competente è intervenire nell’immediatezza».

A parere di Bevilacqua, infine, «serve una conoscenza capillare delle emergenze in modo da programmazione gli interventi in base ad una scala di priorità. Manutenzione ordinaria e straordinaria devono essere realizzate in maniera adeguata attraverso la costruzione di una rete istituzionale che condivida intenti e progetti. Un’azione partecipata che coinvolga Comune, Provincia e Regione per scongiurare ulteriori pericoli».

LEGGI ANCHE:

Triparni, la denuncia di Sinistra Italiana: «Frazione abbandonata al suo destino»

Strade dissestate e perdite d’acqua, Triparni “sempre più abbandonata a se stessa”

VIDEO | A Triparni si riaccende la protesta per il dissesto idrogeologico

top