Pd nella bufera, Callipo: «Io fuori dal congresso, basta lotte intestine»
Il sindaco di Pizzo interviene sulla tormentata fase che i democrat attraversano in provincia, dalla candidatura di Insardà «lanciata per dividere e non unire» alle guerre fratricide che «lacerano il partito e allontanano gli elettori».
«Azzerare tutto e ricominciare il confronto in vista del congresso». Il sindaco di Pizzo, Gianluca Callipo, interviene sulle polemiche scaturite dopo la recente riunione convocata dal deputato Brunello Censore e dal segretario provinciale uscente del Pd, Michele Mirabello. Un incontro che è servito a lanciare la candidatura di Enzo Insardà, ma ha ulteriormente allargato la frattura tra maggioranza e minoranza nel partito.
«Soltanto ripartendo daccapo sarebbe possibile ritrovare unità nel Pd vibonese, ma la mtia è più che altro una provocazione, perché sono consapevole del fatto che probabilmente non c’è alcuna intenzione di mettere in atto una strategia inclusiva – continua Callipo -. È un peccato, perché Insardà poteva essere un nome sul quale convergere tutti nel segno di una ritrovata coesione, ma il metodo doveva essere profondamente diverso. Purtroppo, invece, la sua candidatura è stata lanciata per dividere non per unire. Per quanto mi riguarda, quindi, non ho alcuna intenzione di partecipare all’ennesima guerra fratricida parteggiando per l’uno o per l’altro, così ho deciso di tenermi fuori dalla campagna elettorale congressuale».
Una constatazione amara quella di Callipo, dirigente nazionale del Pd e da poco eletto alla guida di Anci Giovani: «Questa non è la politica che mi entusiasma – sottolinea -. Spesso tra gli addetti ai lavori si dice che è così che funziona, che bisogna prendere atto che contano le tessere, le appartenenze. Ma non sono mai riuscito ad appassionarmi a queste strategie di potere, anzi considero deprimente sprecare tutte queste energie per questioni che ai cittadini non importano assolutamente. I nostri elettori, ma anche la base formata da tanti militanti che si impegnano quotidianamente per la crescita del partito, sono stanchi di queste interminabili lotte intestine e vorrebbero un Pd capace di concentrarsi principalmente sulla soluzione dei tanti problemi che ancora affliggono il nostro territorio, dalla disoccupazione all’inquinamento, dalla nuova emigrazione dei giovani alla mancanza di servizi».
È il caso, ad esempio, della paventata chiusura della Prefettura, vicenda che Callipo considera emblematica per evidenziare i limiti del Pd vibonese. «Su una questione di questo tipo, cruciale per la nostra provincia, mi sarei aspettato che la classe dirigente del partito chiamasse tutti a raccolta – spiega – chiedendo unità e determinazione affinché fosse possibile esprimere, tutti insieme, un’opposizione compatta contro la decisione di chiudere la Prefettura. Invece non c’è stata una presa di coscienza politica del problema, che ancora una volta è stato affrontato con semplici iniziative di facciata, come nel caso della recente manifestazione di protesta a Vibo Valentia, la solita passerella che non serve a niente salvo a poter dire “io c’ero”».
Insomma, per il primo cittadino di Pizzo, già candidato a suo tempo alle primarie calabresi in competizione con Oliverio, al Pd vibonese manca maturità politica.
«Affrontare il congresso esclusivamente come una prova muscolare, senza mettere avanti a tutto le idee ed i programmi – ribadisce – significa rispolverare tutto il vecchio armamentario dei circoli e delle tessere negate, come infatti pare che sia accaduto. Ma il Paese è cambiato, i cittadini sono cambiati. Lo dimostra l’avanzata sempre più decisa dei movimenti populisti che stanno riuscendo a intercettare le aspettative e le speranze degli italiani. E sta succedendo anche in Calabria, senza che il Pd ne prenda piena coscienza. Da queste parti, infatti, perdiamo intere stagioni a celebrare pseudo-congressi per dimostrare chi è il più forte, ma per fare ciò indeboliamo il partito. È il Pd che deve essere forte, è il Pd che deve recuperare dignità e credibilità. I nomi sono importanti, ma senza un partito autorevole si rischia di essere soltanto i signori di un castello di carte».