Ricadi: dal commissario alle “faide” politiche all’ombra della Finanza
Si è insediata Manuela Romanò scelta dalla Prefettura di Vibo per gestire l’ente locale. Dalla lista “civetta” ai contrasti politici, cronistoria di una vicenda tragicomica che potrebbe avere diversi risvolti giudiziari
Si è insediato al Comune di Ricadi, il commissario prefettizio Manuela Romanò nominato dalla Prefettura di Vibo Valentia dopo le dimissioni di sette consiglieri comunali che hanno posto fine all’esperienza amministrativa del sindaco, Giulia Russo, eletta primo cittadino nelle elezioni del giugno 2016. Il commissario avrà il compito di gestire provvisoriamente l’ente con i poteri del Consiglio comunale, della giunta e dello stesso sindaco, in sostituzione degli organi cessati dalla carica.
A rassegnare le dimissioni sono stati i consiglieri comunali: Mario Rizzo, Albino Mollo, Antonino Caracciolo, Michele Artesi, Antonio Galizia, Giuseppa Forelli e Rosella Fiamingo. [Continua dopo la pubblicità]
L’elezione del sindaco Giulia Russo grazie alla “lista civetta”. L’avvocato Giulia Russo nel giugno 2016 aveva ottenuto 2.039 voti (il 93,57% dei voti) contro i 140 (pari al 6,42%) di Michele Artesi. La Russo, quindi, era diventata sindaco solo grazie alla lista “civetta” che candidava a sindaco Michele Artesi (già delegato nel 2011 della lista dell’allora sindaco Pino Giuliano la cui amministrazione è stata sciolta per infiltrazioni mafiose nel 2014). Senza la presenza di tale “lista civetta” non sarebbe stato infatti raggiunto il quorum per rendere valido il turno elettorale.
Una lista, quella di Michele Artesi, messa in piedi all’epoca dagli stessi sostenitori di Giulia Russo, tanto che fra le sue fila erano stati candidati pure alcuni strettissimi congiunti (peraltro neanche residenti a Ricadi) di alcune pedine fondamentali della Struttura speciale dell’allora consigliere regionale Michele Mirabello, all’epoca anche segretario provinciale del Pd vibonese (gente che aveva totalizzato la “bellezza” di un solo voto a testa).
Consiglieri loro malgrado. A rendere la vicenda di Ricadi tragicomica, qualche semplice dato. Fra i sette consiglieri comunali che rassegnando le dimissioni hanno posto fine all’esperienza del sindaco Giulia Russo, c’è per esempio Giuseppina Forelli che nel 2016 aveva ottenuto solo 13 voti e Rosella Fiamingo che aveva fatto anche meglio (o peggio che dir si voglia) con la “bellezza” di un solo voto. Ma c’è di più. Le due consigliere (ex, ormai) non sono neanche residenti nel territorio comunale di Ricadi: Giuseppina Forelli risiede infatti a Tropea, Rosella Fiamingo a Rombiolo. Nella lista di Michele Artesi (che si era fermata a 9 candidati su 12, mentre quella di Giulia Russo aveva 10 candidati su 12) non mancavano poi candidati residenti a Spilinga e Limbadi. Fra i consiglieri dimissionari (sempre della lista guidata da Michele Artesi) 23 voti aveva ottenuto Antonio Galizia, mentre gli altri dimissionari erano stati eletti con la lista “Ricadi bene comune” guidata da Giulia Russo ovvero: Mario Rizzo (223 voti), Albino Mollo (276 voti) e Antonino Caracciolo (105 voti).
Il “caso” Ricadi e l’antimafia. Le elezioni comunali di Ricadi, per la composizione delle liste, e soprattutto per i delegati di lista ed altre scelte discutibili, erano subito finite all’attenzione della Commissione parlamentare antimafia, presieduta all’epoca da Rosy Bindi, che aveva convocato ed ascoltato a Roma in pubblica seduta la neoeletta sindaco Giulia Russo. Non era infatti sfuggito a nessuno (ed in primis a chi scrive) che i due delegati della lista dell’ex sindaco Pino Giuliano (la cui amministrazione è stata sciolta nel 2014 per infiltrazioni mafiose) erano uno (Michele Artesi) candidato a sindaco a capo della “lista civetta”, l’altro (Ignazio Pontoriero, già segretario cittadino del Pd di Ricadi) anche il delegato della lista risultata poi vittoriosa (quella di Giulia Russo).
Mirabello e il ricorso al Tar insieme all’ex sindaco Giuliano. Non era poi sfuggito un altro dato di fatto: Michele Mirabello, eletto nelle amministrative del maggio 2011 consigliere comunale di Ricadi in uno schieramento contrapposto a quello dell’allora sindaco Pino Giuliano, dopo un cambio di maggioranza in Consiglio aveva finito per sostenere proprio l’amministrazione Giuliano sino alla fine dei suoi giorni, sottoscrivendo anche il ricorso al Tar al fine di ripristinare l’amministrazione Giuliano sciolta per infiltrazioni mafiose (scioglimento confermato anche dal Consiglio di Stato, oltre al fatto che in sede civile i giudici hanno anche dichiarato incandidabile Pino Giuliano).
I danni al territorio ed il momento scelto per le dimissioni. E’ innegabile che le dimissioni dei sette consiglieri comunali arrivano in un momento delicatissimo dovuto all’emergenza coronavirus in tutto il Paese e con una stagione turistica alle porte dove a gestire spiagge, distanze, concessioni, regolamenti per evitare assembramenti e tanto altro ancora, dovrà essere ora il commissario prefettizio che, ci si augura, conosca il territorio di Ricadi e almeno le vie che portano al mare. Da qualunque lato la si voglia guardare, la decisione dei sette consiglieri comunali rischia di creare anche danni economici al territorio e arriva nel momento più inopportuno.
Le lotte politiche nella Ricadi del “tutti contro tutti”. Ricadi si conferma, in ogni caso, un Comune quasi impossibile da amministrare e dove si litiga su tutto ed anche sulle cose più banali e dove spesso lo scontro politico passa persino da bacheche virtuali sui social network con onnipresenti “leoni da tastiera” pronti a pontificare a destra ed a manca dicendo tutto ed il contrario di tutto. Restano irrisolti, invece, i problemi di sempre: viabilità che aspetta da anni un ripristino adeguato e degno di uno dei Comuni più importanti per presenze turistiche in Calabria, parcheggi a mare con percentuali di strisce blu fuori dalla norma, tariffe esagerate per le soste (2 euro all’ora a Grotticelle ed a Baia di Riaci), occupazioni illegittime del suolo demaniale, erosione costiera, acqua pulita nei rubinetti di casa (ne sanno qualcosa gli abitanti di Santa Domenica). Tutto nero a Ricadi? Non proprio. Al sindaco, Giulia Russo, va comunque riconosciuto di essere stata sempre presente in Comune e di aver preso in questi anni anche decisioni scomode come quella di difendere gli interessi dell’ente locale dinanzi al Tar contro potenti operatori turistici della zona e prepotenti di varia natura che negli anni si sono appropriati illegittimamente di spazi pubblici, terreni, strade e spiagge.
La Finanza al Comune. Il commissariamento del Comune arriva nel momento in cui la Guardia di Finanza proprio nella giornata di ieri ha passato al “setaccio” diversi uffici comunali alla ricerca di pratiche, determine e delibere. Nel “mirino” l’appalto della spazzatura, le concessioni demaniali, il pagamento di alcuni tributi locali ed altro ancora. Dal fronte giudiziario, dunque, potrebbero arrivare le novità più interessanti per fare luce su diversi aspetti dell’attività dell’ente locale. E su tale fronte non è affatto escluso che siano proprio il sindaco e la sua giunta comunale, a questo punto, a dare una mano agli investigatori per accendere i “riflettori” su diversi interessi che possono aver contribuito a portare alla fine dell’esperienza amministrativa (al di là delle vendette politiche).
Gli scenari politici. Mentre tace al momento l’ex consigliere regionale, Michele Mirabello, che del sindaco Giulia Russo era stato il principale “sponsor” politico, e passati anche i tempi di comune vicinanza ai vari Matteo Renzi, Mario Oliverio e compagnia, l’impressione è che la vicenda di Ricadi possa aprire l’ennesima “faida politica” all’interno del Partito democratico su base provinciale. Che si tratti solo di politica saranno le indagini della Guardia di finanza a stabilirlo. Di certo, non è un mistero che negli equilibri politici di Ricadi e dintorni hanno sempre giocato un ruolo fondamentale gli interessi di un gruppo di operatori turistici, non da ultimo individuati anche dal decreto di scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune datato 2014 ma quanto mai attuale. Dall’altra parte della “barricata” politica – quella che guarda al centrodestra, per intenderci – , del resto, sbaglierebbe di grosso chi intravede già una vittoria elettorale in tasca a Ricadi, magari rapportandosi a sponsor politici che hanno conquistato Comuni vicini come Nicotera e Tropea. Perché Ricadi non è Tropea e non è neppure Nicotera, ma soprattutto perché se si guarda oltre gli slogan della propaganda politica e dei facili venditori di fumo o degli improbabili “Principati” – proprio su diversi centri della costa vibonese è aperto un fronte giudiziario ed investigativo (basta leggere l’inchiesta “Costa Pulita” per capire tante cose) lungo quanto un’autostrada e che potrebbe presto travolgere e cambiare molti degli attuali – ed apparentemente consolidati – assetti politici.
Non resta, dunque, che attendere, lo sviluppo degli eventi. Di certo, per quanti nel maggio del 2016 si sono spellati le mani nell’applaudire agli insulti sguaiati vomitati contro “giornalai” (così definiti in un pubblico comizio a Santa Domenica di Ricadi “immortalato” con tanto di video) – che avevano osato sollevare determinate questioni – siamo ora ai titoli di coda. Per altri, che sperano in “resurrezioni” politiche dell’ultima ora, il tempo darà loro ogni risposta.