Comune di Cosenza, Daffinà proposto alla guida del collegio dei revisori
Il sindaco Mario Occhiuto ha indicato il professionista vibonese quale esperto di fiducia cui affidare l’incarico, ma il Consiglio si spacca
di Salvatore Bruno
A volte ritornano. Ed il nome di Tonino Daffinà, nelle ultime settimane, nel bene e nel male compare spesso nelle cronache politiche.
59 anni, candidato non eletto alle regionali dello scorso 26 gennaio nella lista di Forza Italia, è stato condannato dalla Corte dei Conti a risarcire oltre 500mila euro all’Aterp di Vibo Valentia della quale è stato commissario. Adesso il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, vorrebbe che il consiglio comunale gli affidasse l’incarico di presidente del collegio dei revisori dei conti. Il punto è iscritto all’ordine del giorno dell’assise convocata per domani, 20 aprile. [Continua]
Il Decreto Legislativo 138 del 2011, aveva introdotto il sorteggio integrale della triade di revisori contabili, da effettuarsi a cura della Prefettura tra i professionisti iscritti in un apposito elenco disciplinato da un regolamento approvato dal Viminale. Nel dicembre scorso, qualche manina lesta, ha inserito nel decreto fiscale una norma che reintroduce la discrezionalità dell’organo politico per la nomina del presidente del collegio dei revisori.
In sostanza, nei comuni con più di 15mila abitanti, il civico consesso può decidere di affidarsi ai tre esperti estratti a sorte oppure di sostituire il terzo estratto con un professionista di propria fiducia cui assegnare le funzioni di presidente. Nel caso di Cosenza, l’Ufficio Territoriale di Governo ha tirato fuori dall’urna i nomi di Giuseppe Caruso, Filomena Gialdino e Vincenzo Pecora.
Secondo quanto si è appreso, anche su pressione del fratello Roberto, il sindaco Mario Occhiuto avrebbe chiesto ai componenti della sua maggioranza di esercitare il potere sostitutivo previsto dalla nuova norma e di nominare Tonino Daffinà, con funzioni di presidente, al posto del terzo estratto Vincenzo Pecora. Ma questa delibera specifica prevede la necessità del voto favorevole della metà più uno dei consiglieri, quindi di 17 membri, a prescindere dal numero dei partecipanti alla seduta.
Alla vigilia del consesso questa quota sembra davvero irraggiungibile, anche alla luce delle manifestazioni delle dichiarazioni espresse da diversi elementi eletti in liste a sostegno del sindaco. In particolare Giuseppe D’Ippolito, Annalisa Apicella, Gisberto Spadafora, Davide Bruno, Francesco Spadafora e Sergio Del Giudice, in una nota congiunta, esprimono nel merito una posizione sostanzialmente allineata a quella dei gruppi di minoranza: «Riteniamo – scrivono nel comunicato – proprio per le vicissitudini conclusesi con la dichiarazione di dissesto, per meglio garantire la terzietà e l’indipendenza dell’organo di controllo contabile dell’ente, che si debba rinunciare ad esercitare qualsiasi potere discrezionale».
Ma anche altri elementi della maggioranza ritengono più opportuno mantenere la completa terzietà ed autonomia dell’organismo dei revisori. Tra l’altro, per un comune in dissesto, guidato da un sindaco e con alcuni assessori condannati per danno erariale dalla Corte dei Conti, avere alla presidenza del proprio organo di controllo un’altra figura incorsa in sanzioni da parte della magistratura contabile, sarebbe davvero il colmo.